Il 23 marzo 2010, cioè tra 19 giorni, la Corte Costituzionale è chiamata a decidere sulla questione di illegittimità costituzionale delle norme civilistiche che vietano ai gay e alle lesbiche di contrarre matrimonio, qui in Italia.
Questo evento è circondato da uno strano quanto assordante silenzio, dietro il quale covano “grandi manovre” clerico-fascio-leghiste.
D’altro canto, se una sentenza della Corte Europea che ha condannato l’Italia a rimuovere i crocifissi dalle aule pubbliche ha scatenato un putiferio di gran lunga superiore al terremoto dell’Aquila, c’è da chiedersi cosa accadrà se la Corte, malauguratamente, dovesse accogliere l’eccezione di incostituzionalità.
Si vocifera che le truppe Pontificie si stiano ammassando ai confini della propria Colonia, pronte ad invaderla se la Consulta osasse condividere le censure sollevate dal Tribunale lagunare di Venezia. Cataste di legna si stanno ammassando in tutta segretezza in Campo dei Fiori per far cristianamente ardere i giudici comunisti che infestano la Corte Costituzionale (Benedetto 16 ha già depositato la lista degli eretici). Vittorio Feltri sta febbrilmente consultando il Dizionario del perfetto oltraggiatore per coprire di ingiurie gli “ubriaconi” giudici costituzionali che osassero intaccare i dictat di Santa Mamma Chiesa sul matrimonio e sulla sacra famiglia cattolica. Pierferdinando Casini, Silvio Berlusconi ed Umberto Bossi hanno già steso la modifica della Costituzione per ribaltare, con decreto-legge, qualsiasi deprecabile pronuncia che sancisca che “anche gli omosessuali appartengono alla specie umana degli homo sapiens”.
Ma di che stiamo parlando? Quale sarebbe l’evento epocale così tanto temuto da Santa Mamma Chiesa?
Cercherò di essere chiaro e sintetico, narrandovi questo breve “nanetto”.
Immaginate che vi siano tre coppie, legate sentimentalmente, che convivano in tre casette a schiera affiancate: la prima è formata da Mario e Giovanna, due eterosessuali; la seconda da Edoardo e Walfrido, due gay; la terza da Katia e Layla, due lesbiche.
Orbene, a nessuno -salvo che al Filosofo Buttiglione- verrebbe in mente di obiettare che SOLO la coppia eterosessuale abbia il “diritto” di convivere e che, per contro, alle due coppie omosessuali sia “VIETATA” la pari opportunità: non esiste, infatti alcuna norma che giustifichi una discriminazione del genere e, al contrario, l’art. 3 della Costituzione sancisce la pari dignità e la piena eguaglianza dei cittadini senza distinzione di “sesso”, sicché a nulla rileva, dunque, che una persona, per natura, indole o tendenza, sia uomo o donna o omosessuale.
Immaginate ora che dopo circa 8 anni Mario e Giovanna decidano di sposarsi per “regolarizzare” la loro convivenza, volendo così tutelare i propri diritti ereditari e di assistenza reciproca. Essendo di fedi diverse (Mario è islamico e Giovanna è cattolica) si rivolgono all’Ufficiale di Stato civile del Comune di residenza e gli chiedono se questa “diversità” rappresenti un impedimento al matrimonio.
L’Ufficiale di Stato civile li tranquillizza immediatamente dicendo: “Ma per carità!! Lo Stato Italiano non è mica la Chiesa Cattolica, che impedisce i matrimoni tra cittadini di fede diverse! Noi siamo in Italia, e in Italia vige il principio fondamentale dell’eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge, senza distinzioni -tra l’altro- di razza, sesso e, per l’appunto, di religione! L’Italia, poi, a differenza del Vaticano ha sottoscritto la Convenzione per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo e l’art. 12 di tale Trattato consacra come “diritto inviolabile” dell’uomo e della donna quello di “sposarsi e formare una famiglia”: e si tratta di un diritto del “singolo” “individuo” che, in base all’art. 14, “deve essere garantito senza alcuna distinzione, fondata soprattutto sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione etc.”, sicché sarebbe incostituzionale e lesivo del diritto “inviolabile” al matrimonio precludere ad un singolo uomo o ad una singola donna la facoltà di formarsi una famiglia per motivi di discriminazione sessuale, razziale o religiosa.”
Rassicurati da questa risposta, Mario e Giovanna convolano rapidamente a nozze.
Ritornati dal viaggio nuziale, i due novelli sposi incontrano Edoardo, Walfrido, Katia e Layla, di cui sono amici, e raccontano loro di essersi sposati per “regolarizzare” la loro oramai decennale convivenza.
Le due coppie omosessuali, invogliate da questo racconto, decidono anch’esse di sposarsi e, dunque, si presentato davanti allo stesso Ufficiale di Stato civile. Quando questi, però, capisce di trovarsi di fronte a due coppie omosessuali, oppone un garbato ma netto rifiuto alle pubblicazioni.
Al che i quattro omosessuali obiettano: “Perché mai non ci sarebbe consentito sposarci? Ma non è stato lei a riferire ai nostri due amici che “tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali senza distinzione di sesso” e che il “matrimonio è un diritto inviolabile di ciascun uomo e di ciascuna donna e che, dunque, deve essere garantito senza alcuna discriminazione (tra l’altro) di “sesso”? E non è forse discriminatorio privare ciascuno di noi del “diritto inviolabile di matrimonio” per ragioni legate alla nostra “sessualità”? Ma se è vero -come Lei ha solennemente affermato ai nostri amici- che “ciascun uomo e ciascuna donna ha il diritto, a partire dall’età maritale, di sposarsi e di formare una famiglia” -come sancisce l’art. 12 della Convenzione sui diritti dell’uomo- perché mai Lei nega ai qui presenti Edoardo, Walfrido, Katia e Layla questo diritto? Forse gli omosessuali sono esclusi dal genere umano? Ma non è stato forse Lei a dire ai nostri amici che l’art. 14 della Convenzione sancisce che “il godimento dei diritti inviolabili -tra i quali rientra quella al matrimonio- deve essere garantito a qualsiasi essere umano, senza distinzione di religione e di sesso”? E allora, per quale oscuro motivo Edoardo e Walfrido -che si amano e convivono da dieci anni come Mario e Giovanna- e Katia e Layla -che si amano e convivono anch’essi da undici anni- dovrebbero vedersi precluso il diritto di sposarsi e di formare delle famiglie?”
E l’Ufficiale di Stato civile, con prontezza clerico-fascio-leghista, ribatte: “Ma per carità, nessuno vi vuole privare del vostro sacrosanto diritto di matrimonio e di formarvi delle famiglie. Basta soltanto che Edoardo decida di sposarsi con Katia -anziché con Walfrido- e che Laila decida, a sua volta, di sposarsi con Walfrido, anziché con Katia: così il problema è "risolto", io posso fare le pubblicazioni e nessuno di voi potrà mai lamentarsi di essere stato “discriminato”, perché in realtà il “diritto di sposarvi” lo Stato italiano ve lo concede”.
“Ma io non amo Katia”, obietta Edoardo, “ed io non amo Walfrido”, obietta Layla.
“Ma cosa volete, non potete mica avere tutto e pretendere di essere “uguali” alle persone “normali”, voi “omosessuali” di merda!! Ma non lo sapete che la Chiesa sino a due secoli or sono vi bruciava sui roghi e ancora oggi vi considera dei peccatori e dei depravati?? Qui in Italia comanda la Chiesa, non potete mica pretendere di venire a dettare legge proprio voi, che siete dei depravati peccatori!!!
Se volete sposarvi, PENTITEVI, CURATE le vostre DEVIANZE e la vostra DEPRAVAZIONE e, poi, ritornate davanti a me con la “sessualità corretta” e con il partner giusto”.
Questo è quello di cui -in estrema sintesi- si dovranno occupare i giudici “ubriaconi” della Consulta: leggeremo una sentenza presa in nome della Giustizia e dell’Uguaglianza -ancor prima che “In nome del Popolo-bue Italiano”- oppure una sentenza presa “In nome di Santa Mamma Chiesa”?
Luigi Tosti, magistrato rimosso, 4 marzo 2010.
Questo evento è circondato da uno strano quanto assordante silenzio, dietro il quale covano “grandi manovre” clerico-fascio-leghiste.
D’altro canto, se una sentenza della Corte Europea che ha condannato l’Italia a rimuovere i crocifissi dalle aule pubbliche ha scatenato un putiferio di gran lunga superiore al terremoto dell’Aquila, c’è da chiedersi cosa accadrà se la Corte, malauguratamente, dovesse accogliere l’eccezione di incostituzionalità.
Si vocifera che le truppe Pontificie si stiano ammassando ai confini della propria Colonia, pronte ad invaderla se la Consulta osasse condividere le censure sollevate dal Tribunale lagunare di Venezia. Cataste di legna si stanno ammassando in tutta segretezza in Campo dei Fiori per far cristianamente ardere i giudici comunisti che infestano la Corte Costituzionale (Benedetto 16 ha già depositato la lista degli eretici). Vittorio Feltri sta febbrilmente consultando il Dizionario del perfetto oltraggiatore per coprire di ingiurie gli “ubriaconi” giudici costituzionali che osassero intaccare i dictat di Santa Mamma Chiesa sul matrimonio e sulla sacra famiglia cattolica. Pierferdinando Casini, Silvio Berlusconi ed Umberto Bossi hanno già steso la modifica della Costituzione per ribaltare, con decreto-legge, qualsiasi deprecabile pronuncia che sancisca che “anche gli omosessuali appartengono alla specie umana degli homo sapiens”.
Ma di che stiamo parlando? Quale sarebbe l’evento epocale così tanto temuto da Santa Mamma Chiesa?
Cercherò di essere chiaro e sintetico, narrandovi questo breve “nanetto”.
Immaginate che vi siano tre coppie, legate sentimentalmente, che convivano in tre casette a schiera affiancate: la prima è formata da Mario e Giovanna, due eterosessuali; la seconda da Edoardo e Walfrido, due gay; la terza da Katia e Layla, due lesbiche.
Orbene, a nessuno -salvo che al Filosofo Buttiglione- verrebbe in mente di obiettare che SOLO la coppia eterosessuale abbia il “diritto” di convivere e che, per contro, alle due coppie omosessuali sia “VIETATA” la pari opportunità: non esiste, infatti alcuna norma che giustifichi una discriminazione del genere e, al contrario, l’art. 3 della Costituzione sancisce la pari dignità e la piena eguaglianza dei cittadini senza distinzione di “sesso”, sicché a nulla rileva, dunque, che una persona, per natura, indole o tendenza, sia uomo o donna o omosessuale.
Immaginate ora che dopo circa 8 anni Mario e Giovanna decidano di sposarsi per “regolarizzare” la loro convivenza, volendo così tutelare i propri diritti ereditari e di assistenza reciproca. Essendo di fedi diverse (Mario è islamico e Giovanna è cattolica) si rivolgono all’Ufficiale di Stato civile del Comune di residenza e gli chiedono se questa “diversità” rappresenti un impedimento al matrimonio.
L’Ufficiale di Stato civile li tranquillizza immediatamente dicendo: “Ma per carità!! Lo Stato Italiano non è mica la Chiesa Cattolica, che impedisce i matrimoni tra cittadini di fede diverse! Noi siamo in Italia, e in Italia vige il principio fondamentale dell’eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge, senza distinzioni -tra l’altro- di razza, sesso e, per l’appunto, di religione! L’Italia, poi, a differenza del Vaticano ha sottoscritto la Convenzione per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo e l’art. 12 di tale Trattato consacra come “diritto inviolabile” dell’uomo e della donna quello di “sposarsi e formare una famiglia”: e si tratta di un diritto del “singolo” “individuo” che, in base all’art. 14, “deve essere garantito senza alcuna distinzione, fondata soprattutto sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione etc.”, sicché sarebbe incostituzionale e lesivo del diritto “inviolabile” al matrimonio precludere ad un singolo uomo o ad una singola donna la facoltà di formarsi una famiglia per motivi di discriminazione sessuale, razziale o religiosa.”
Rassicurati da questa risposta, Mario e Giovanna convolano rapidamente a nozze.
Ritornati dal viaggio nuziale, i due novelli sposi incontrano Edoardo, Walfrido, Katia e Layla, di cui sono amici, e raccontano loro di essersi sposati per “regolarizzare” la loro oramai decennale convivenza.
Le due coppie omosessuali, invogliate da questo racconto, decidono anch’esse di sposarsi e, dunque, si presentato davanti allo stesso Ufficiale di Stato civile. Quando questi, però, capisce di trovarsi di fronte a due coppie omosessuali, oppone un garbato ma netto rifiuto alle pubblicazioni.
Al che i quattro omosessuali obiettano: “Perché mai non ci sarebbe consentito sposarci? Ma non è stato lei a riferire ai nostri due amici che “tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali senza distinzione di sesso” e che il “matrimonio è un diritto inviolabile di ciascun uomo e di ciascuna donna e che, dunque, deve essere garantito senza alcuna discriminazione (tra l’altro) di “sesso”? E non è forse discriminatorio privare ciascuno di noi del “diritto inviolabile di matrimonio” per ragioni legate alla nostra “sessualità”? Ma se è vero -come Lei ha solennemente affermato ai nostri amici- che “ciascun uomo e ciascuna donna ha il diritto, a partire dall’età maritale, di sposarsi e di formare una famiglia” -come sancisce l’art. 12 della Convenzione sui diritti dell’uomo- perché mai Lei nega ai qui presenti Edoardo, Walfrido, Katia e Layla questo diritto? Forse gli omosessuali sono esclusi dal genere umano? Ma non è stato forse Lei a dire ai nostri amici che l’art. 14 della Convenzione sancisce che “il godimento dei diritti inviolabili -tra i quali rientra quella al matrimonio- deve essere garantito a qualsiasi essere umano, senza distinzione di religione e di sesso”? E allora, per quale oscuro motivo Edoardo e Walfrido -che si amano e convivono da dieci anni come Mario e Giovanna- e Katia e Layla -che si amano e convivono anch’essi da undici anni- dovrebbero vedersi precluso il diritto di sposarsi e di formare delle famiglie?”
E l’Ufficiale di Stato civile, con prontezza clerico-fascio-leghista, ribatte: “Ma per carità, nessuno vi vuole privare del vostro sacrosanto diritto di matrimonio e di formarvi delle famiglie. Basta soltanto che Edoardo decida di sposarsi con Katia -anziché con Walfrido- e che Laila decida, a sua volta, di sposarsi con Walfrido, anziché con Katia: così il problema è "risolto", io posso fare le pubblicazioni e nessuno di voi potrà mai lamentarsi di essere stato “discriminato”, perché in realtà il “diritto di sposarvi” lo Stato italiano ve lo concede”.
“Ma io non amo Katia”, obietta Edoardo, “ed io non amo Walfrido”, obietta Layla.
“Ma cosa volete, non potete mica avere tutto e pretendere di essere “uguali” alle persone “normali”, voi “omosessuali” di merda!! Ma non lo sapete che la Chiesa sino a due secoli or sono vi bruciava sui roghi e ancora oggi vi considera dei peccatori e dei depravati?? Qui in Italia comanda la Chiesa, non potete mica pretendere di venire a dettare legge proprio voi, che siete dei depravati peccatori!!!
Se volete sposarvi, PENTITEVI, CURATE le vostre DEVIANZE e la vostra DEPRAVAZIONE e, poi, ritornate davanti a me con la “sessualità corretta” e con il partner giusto”.
Questo è quello di cui -in estrema sintesi- si dovranno occupare i giudici “ubriaconi” della Consulta: leggeremo una sentenza presa in nome della Giustizia e dell’Uguaglianza -ancor prima che “In nome del Popolo-bue Italiano”- oppure una sentenza presa “In nome di Santa Mamma Chiesa”?
Luigi Tosti, magistrato rimosso, 4 marzo 2010.
10 commenti:
Ottimo post, anche se una cosa bisogna dirla: ma 'sti omosessuali, pure loro, dei nomi normali, non ce li potrebbero avere??
Grazie per tentare di rompere il muro del silenzio.. anche se é chiaro a tutti che perfino Buttiglione o Volonté non diranno assolutamente nulla: le famiglie omosessuali non esistono, non bisogna parlarne.
Invito tutti a firmare l'appello su
www.affermazionecivile.it
Grazie.
Mi permetto di segnalare la nostra inchiesta sul matrimonio gay: purtroppo i media nazionali tacciono e dobbiamo impegnarci da soli a diffondere le informazioni!
Per Carletto: hai ottimo spirito di osservazione. Ho scelto, per gli omosessuali, i nomi maschili e femminili che non si coniugano, rispettamente, al femminile e al maschile.
Per NoirPink: concordo col regime di disinformazione, che regna su questi temi sgraditi agli ipocriti "benpensanti" cattolici. Se la sentenza dovesse essere positiva, però, assisteremo ad un attacco di mistificazione informativa.
Se l'eccezione di incostituzionalità venisse accolta, i sindaci potrebbero già celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso ?
E se i sindaci si opponessero potrebbero essere denunciati per omissione di atti di ufficio ?
Che farà il governo per impedire i nuovi matrimoni, cambierà la Costituzione ?
Per Libero:
I Sindaci sarebbero tenuti a celebrare matrimoni anche tra persone dello stesso sesso.
Non vedo come potrebbe esser cambiata la Costituzione, salvo modificare l'art. 3 e stabilire che gli omosessuali sono esseri inferiori. Questa assurdità, però, ci taglierebbe fuori dell'Unione europea e fuori dei trattati già sottoscritti, per cui bisognerebbe anche uscirne. Coi tempi che corronono, in questo regime dittatoriale nel quale chi governa si fa "decreti legge" per far risolvere ai giudici le vertenze elettorali che lo riguardano in modo favorevole, non c'è più da meravigliarsi. Abbiamo superato quasi ogni limite e parlare di legalità è un affronto alla verità.
Secondo me dovrebbero sposarsi in chiesa .... :-D :-D :-D
Una legge ordinaria o decreto potrebbe bloccare l'applicazione della sentenza eventualmente favorevole, e con quali conseguenze per il governo ?
Che cosa si potrebbe fare ?
Per Libero: se la Corte Costituzionale accoglie il ricorso, le norme di legge impugnate verranno dichiarate incostituzionali e, dunque, annullate, con conseguente riconoscimento degli omosessuali a sposarsi. Se a questo punto il Governo emanasse una legge o un decreto legge che ripristinasse il divieto, si tratterebbe, automaticamente, di legge incostituzionale. Anche Morfeo, a questo punto, dovrebbe accorgersene e, dunque, dovrebbe rifiutarsi di promulgarla. Se poi la promulgasse, la Corte Costituzionale, investita da altri giudici, dovrebbe nuovamente dichiararla incostituzionale. E così via, all'infinito, sino a che qualche santa anima del popolo bue non si alteri e decida di fare un golpe contro l'attuale regime.
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