martedì 26 maggio 2009

BOLLETTINO DEI PRETI PEDOFILI CONDANNATI NEL MAGGIO 2009.

Il mese di maggio, cioè il mese "mariano", è stato particolarmente prolifico di casi giudiziari che riguardano l’argomento dell’ignobile “pedofilia” che il clero cattolico, grazie alla complice ed omertosa copertura della Santa Romana Chiesa, è aduso praticare negli oratori e negli istituti religiosi ai danni di minori affidati alle loro cure “pastorali”.
Quello che segue è un succoso estratto delle notizie delle condanne inflitte a preti pedofili che, “sapientemente”, la RAI e le altre reti televisive hanno "insabbiato" nel limbo delle notizie scomparse. Esse sono emerse solo grazie ad alcuni quotidiani locali e al tam-tam di internet.

1) Brescia, il 20 maggio 2009: don Marco Baresi, ex vicerettore del seminario minore, viene condannato dal Tribunale a 7 anni e mezzo per aver avuto rapporti sessuali con uno studente seminarista di 14 anni e per detenzione di materiale pedopornografico scaricato nel suo computer portatile: l’accusa aveva chiesto 10 anni di reclusione. Pieno sostegno è stato manifestato a don Baresi dalla Curia. Gli “amici” di don Baresi, poi, hanno manifestato dinanzi al tribunale con cartelli inneggianti al prete pedofilo.

2) Pergusa (EN). Don Giovanni Butera è stato condannato a 6 anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e da qualunque ufficio attinente alla tutela e alla curatela, da incarichi nelle scuole di ogni ordine e grado e da ogni ufficio o servizio in istituzioni o in altre strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori, per avere abusato, dal luglio del 1997 all’agosto dell’anno successivo, di un ragazzino disabile di 15 anni, ospite dell’Oasi Francescana “Villaggio del Fanciullo” di Pergusa. Secondo la Procura, don Giovanni avrebbe costretto il giovane a subire atti sessuali, minacciandolo e picchiandolo con schiaffi e colpi di cinghia in caso di rifiuto.

3) 21 maggio 2009: la Corte di Appello di Brescia ha confermato la condanna di Don Matteo Diletti a 4 anni di reclusione per abusi sessuali su una bambina di 11 anni, avvenuti nel 2004. In primo grado il sacerdote Matteo Diletti aveva ammesso di essersi innamorato della ragazzina e di averla toccata e baciata una sola volta.

4) 23 maggio 2009: Don Enzo Greco da Nardò (LE) è stato condannato dal Tribunale di Brindisi a 3 anni e mezzo per abusi su un pastorello di Erchie (BR).

5) Rimini, un anonimo prete cileno di 38 anni è stato condannato ad 8 anni di reclusione per abusi sessuali su un 13enne. Il “religioso”, già sospeso 'a divinis', aveva organizzato un pellegrinaggio a Medjugorie al quale aveva partecipato la famiglia del ragazzino, al termine del quale aveva iniziato a frequentarne la casa, diventandone una sorta di padre spirituale. Lì aveva iniziato a molestare il ragazzo, all'epoca dei fatti solo 13enne. Durante il processo la madre del ragazzino, che ha affermato di essersi legata sentimentalmente al prete, ha sconfessato le accuse del figlio.

6) 13 maggio 2009: la Cassazione ha confermato la condanna a 2 anni di reclusione inferta a don Kevin Chukwuka da Cosenza per tentata violenza carnale ai danni di una bambina di 9 anni.

7) 13 maggio 2009: viene arrestato a Gambettola (FC) Don Alvato Tejada Coca con l’accusa di aver violentato un ragazzo 22enne, che si era presentato per un colloquio di lavoro e che è stato poi ricoverato in ospedale.

8) Cosenza, 14 maggio 2009: un prete della Diocesi di Rossano è stato denunciato per tentata violenza sessuale. L’episodio risale ai primi di marzo. Il prete, come scrive la Gazzetta del Sud, in abiti civili, è salito su un autobus in servizio tra Cosenza e Rende, si è avvicinato ad una studentessa e dopo averla immobilizzata ad un finestrino si è abbassato i pantaloni cercando di compiere un atto sessuale. Approfittando di una fermata del bus, la ragazza è riuscita a divincolarsi, mentre il sacerdote, approfittando della confusione, è riuscito ad allontanarsi. Grazie al racconto della giovane e ad alcune testimonianze, i carabinieri sono risaliti all’identità dell’uomo che è risultato essere un sacerdote. Quest’ultimo ha ammesso parzialmente le proprie responsabilità scrivendo una lettera di scuse alla Procura. L’uomo è stato poi identificato in foto dalla vittima della tentata violenza.

9) MILANO 20.05.2009: dinanzi al tribunale penale di Milano compare un sacerdote 75enne, imputato di aver abusato di una bimba di soli 7 anni attirandola nel suo ufficio con la promessa delle caramelle. Gli abusi, secondo il padre edella vittima, sono avvenuti nell’ufficio dell’oratorio.
«La piccola si è confidata prima con la nonna paterna, in due diversi momenti. Poi la nonna ha riferito tutto al padre, che ha sporto querela». Il prete, che non si è presentato in aula, in passato ha fatto il missionario in Africa e in America Latina e negli ultimi anni ha guidato la parrocchia di Arese. La famiglia della piccola «è stata costretta a trasferirsi - afferma il legale - perché era diventato impossibile continuare a vivere in quella città». E anche ieri, davanti ai giudici, il padre ha raccontato: «Non hanno nemmeno permesso a mio figlio maggiore di iscriversi all’oratorio».


10) Maggio 2009: il settimale L’Espresso pubblica l’articolo “Io fratel pedofilo”, di Paolo Tessadri, col quale si diffonde la notizia della confessione di un prete sugli abusi sui bimbi sordomuti perpetrati, per decenni, nell’istituto religioso di Provolo.
Il religioso afferma: "Non ce la faccio più a tenermi tutto dentro e mi vergogno dei preti che stanno zitti o rinnegano, c'è ipocrisia e omertà".
Gli abusi sono stati denunciati da ben 67 sordomuti che da bambini hanno frequentato gli istituti Provolo di Verona e Chievo. D. Il religioso si presenta con nome e cognome, chiedendo però che non venga pubblicato. Ma la sua identità è nota ai magistrati che si occupano della vicenda: "Se al Provolo sapessero che vi parlo", spiega nel chiedere l'anonimato, "sarei subito cacciato e non so dove andare. Ho l'incubo di rimanere senza casa".
"Sì, sono uno di quelli accusati dai sordomuti che vivevano nell'istituto Provolo di Verona e quelle cose le ho fatte. Non c'è più nulla da nascondere. Io almeno ho il coraggio di dirlo, gli altri tacciono e se ne stanno in silenzio". Poi racconta di avere cominciato ad abusare dei ragazzini a inizio anni Sessanta: "Il primo aveva 7-8 anni, non ricordo esattamente. Sono andato con una quindicina di piccoli sordomuti, con cinque o sei ho avuto rapporti più frequenti". Poi precisa che erano 13, ma "forse un paio in più".
Quante volte ha abusato di loro? "Una o due volte al mese, a volte passava più tempo".
E quanto sono durate le violenze? "Moltissimi anni. Non ricordo esattamente, ma molti, molti anni. Ho cominciato da giovane e non mi rendevo conto, allora ero un semplice assistente. Lo facevano quasi tutti, anche in altri istituti. Era normale. Questo era l'andazzo".
Lei ha visto altri abusare dei ragazzini al Provolo? Scandisce sì e fa due nomi di sacerdoti e quello di un altro religioso: "Si vedevano gli atteggiamenti, si vedeva. Pochi di noi si sono salvati dalla pedofilia".
Qualcuno è mai stato cacciato dal Provolo per pedofilia? "Sì, fratello.". Fatto confermato da don Danilo Corradi, il superiore dell'istituto Provolo, in una intervista registrata.Perché lui sì e gli altri no, visto che sotto accusa sono finiti in 25? "Era un violento, il più cattivo, faceva male ai ragazzini ed è stato mandato via".
Quando è successo? "Se non sbaglio, nei primi anni Settanta".
Sono continuate le violenze sessuali, anche dopo quell'episodio? "Sì".
Può dire se sono terminate a metà degli anni '80, epoca a cui risale l'ultimo caso documentato da 'L'espresso'? "Non so, non potrei dirlo. Non ne sono sicuro. Non posso escluderlo".
I responsabili dell'Istituto sapevano? "Sì, lo sapevano. Per forza che lo sapevano".
Altri ne erano a conoscenza? "È probabile".
Ha confessato la pedofilia ad altri preti? "No, mi mettevo in ginocchio, confessavo davanti a Dio e pregavo. E chiedevo scusa al Signore. La pedofilia mi ha sfalsato la vita. Ma trovavo nei ragazzini una certa bellezza, una certa attrazione".
Fra voi avete parlato dell'accusa di pedofilia dopo l'inchiesta de 'L'espresso'? "Sì, la reazione è stata brutta, scioccante, ma la maggior parte è rimasta in silenzio, perché sapeva. È venuta fuori una catena di odio fra i sacerdoti. È difficile condividere la macchia della pedofilia e ognuno ha tenuto per sé i suoi pensieri. Poi l'avvocato ci ha detto di non parlare con nessuno. Qualcuno però ha parlato e ha fatto bene, anche qualche prete lo ha detto e la pensa così. Anch'io ora mi sento sollevato. Sono fatto così, in modo troppo semplicistico, ho sbagliato io. Sto male, chiedo perdono".


11) Maggio 2009: la commissione d’inchiesta istituita dal governo irlandese pubblica un rapporto in cinque volumi e oltre 2.500 pagine dal quale risulta che la pedofilia tra il clero irlandese era “endemica” sino ad un decennio fa.
Negli anni Trenta la pedofilia era “endemica” e veniva praticata benché le gerarchie ecclesiastiche e lo stesso Vaticano ne fossero consapevoli. Il dossier, frutto di un lavoro di nove anni, parla di migliaia di casi, che hanno avuto luogo, in particolare, all’interno dei riformatori: secondo quanto riporta l’Indipendent, “i ragazzi erano trattati più come schiavi e prigionieri che come persone in possesso di diritti legali”. La commissione ha ritenuto la difesa opposta dagli ordini religiosi “non plausibile”.

12) martedì 5 maggio 2009: papa Benedetto XVI dispone un'ispezione sulle istituzioni legate all'ordine dei Legionari di Cristo, dopo le accuse al fondatore Marcial Maciel di abusi sessuali e relazioni illecite, dalle quali sarebbe nata anche una figlia. Lo riferisce l'agenzia messicana Notimex citando «fonti confidenziali». Della commissione faranno parte i vescovi Ricardo Watty Urquidi, messicano, Charles Joseph Chaput, arcivescovo di Denver, negli Stati Uniti, e l'italiano Giuseppe Versaldi, vescovo di Alessandria. Con loro, anche il sacerdote gesuita Gianfranco Ghirlanda, rettore della Pontificia università gregoriana di Roma, incaricato delle indagini negli istituti educativi dei Legionari. Potrebbe poi aggiungersi in un secondo momento un incaricato per il sud America. Nei prossimi mesi la «visita apostolica» toccherà tutte le comunità della Legione nel mondo e si concluderà con la consegna di un rapporto, protetto dal segreto pontificio, alle autorità vaticane.
13) 27 maggio 2009: Dopo lo choc provocato dalla pubblicazione del rapporto sugli abusi perpetrati nel corso di decenni da molti ecclesiastici nei confronti di minori, il primo ministro irlandese Brian Cowen, come riporta il portale On Faith, ha dichiarato che il paese riformerà i suoi servizi sociali destinati all’infanzia in linea con le risultanze del rapporto stesso. Il premier ha altresì espresso la sua “profonda vergogna” per quanto accaduto e per l’incapacità dello Stato nel fronteggiare in passato il problema. Ha anche chiesto che gli ordini ecclesiastici aumentino volontariamente le somme stanziate per compensare le vittime: alcuni ordini hanno già manifestato disponibilità in tal senso.

domenica 24 maggio 2009

CONDANNA A SEI ANNI DI RECLUSIONE AD UN PRETE CHE VIOLENTO' UN MINORENNE DISABILE


PRETE VIOLENTO' UN MINORENNE DISABILE
Pergusa (Enna) - Il tribunale di Enna ha inflitto una pena di sei anni di reclusione a don Giovanni Butera, un parroco riconosciuto colpevole di avere abusato, dal luglio del 1997 all'agosto dell'anno successivo, di un ragazzino disabile di 15 anni, ospite dell'Oasi Francescana "Villaggio del Fanciullo" di Pergusa. Il pm Marcello Cozzolino aveva chiesto la condanna dell'imputato a 4 anni. Secondo la Procura, don Giovanni avrebbe costretto il giovane a subire atti sessuali, minacciandolo e picchiandolo con schiaffi e colpi di cinghia in caso di rifiuto. Il tribunale ha assolto invece il parroco, con la formula "perché il fatto non sussiste", da una seconda ipotesi di violenza, commessa, secondo l'accusa, ai danni di un ragazzo di 14 anni del centro. Al sacerdote sono state inflitte però anche pesanti pene accessorie: l'interdizione perpetua dai pubblici uffici; quella legale per la durata della pena; quella perpetua da qualunque ufficio attinente alla tutela e alla curatela, da incarichi nelle scuole di ogni ordine e grado e da ogni ufficio o servizio in istituzioni o in altre strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori.

http://www.siciliainformazioni.com/giornale/cronacaregionale/52513/pergusa-violent-minorenne-disabile.htm

LETTERA APERTA AD ALEJANDRO AMENABAR PER LA REALIZZAZIONE DI UN FILM SUL CASO EDGARDO MORTARA

Lancio l'iniziativa di indirizzare allo spagnolo Alejandro Amenàbar, regista del recente film Agora sul martiro della matematica filosofa pagana Ipazia da parte dei cristiani, una lettera aperta con la quale invitarlo a realizzare un film sul caso di Edgardo Mortara, un bambino ebreo che nella Bologna del 1858 venne sottratto ai suoi genitori, all'età di sei anni, su ordine di Papa Pio IX perché era stato battezzato di nascosto da una domestica cristiana. Si tratta di una delle pagine più infami della storia recente della Chiesa, di cui neppure i cattolici attuali si vergognano. Anzi, Pio IX è stato beatificato da Karol Woityla ad onta di questo e di altri crimini, e il giornalista Vittorio Messori ed altri revisionisti cattolici hanno tentato di sfatare quella che hanno definito una semplice leggenda nera su questo Papa criminale e rapitore di bambini. Suggerisco la lettura del libro di David Kertzer "Prigioniero di Papa Re", e riporto qui di seguito quanto scritto da Wikipedia sull'allucintante caso di Edgardo Mortara, avendo peraltro cura di ricordare che altri casi analoghi si sono verificati sino alla fine della seconda guerra mondiale, allorché altri bambini ebrei vennero sottratti ai loro genitori o ai loro parenti più stretti perché erano stati battezzati. Non bisogna dimenticare, infatti, che i cattolici prestano ancor oggi fede alla credenza superstiziosa che il battesimo sia un sacramento non cancellabile, neppure con lo "sbattezzo".

Edgardo Mortara
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Edgardo Mortara (27 agosto 1851 – 11 marzo 1940) fu un presbitero italiano, nato da famiglia ebraica. Battezzato all'insaputa dei suoi genitori dalla domestica cattolica, a seguito di ciò nel 1858, all'età di 6 anni, fu tolto alla sua famiglia per ordine di papa Pio IX per essere educato al cattolicesimo. Il c.d. "caso Mortara" divenne il centro di uno scandalo internazionale che funse da catalizzatore per mutamenti politici di vasta portata. Le ripercussioni di questo evento permangono ancora oggi all'interno della Chiesa cattolica e nelle sue relazioni con le organizzazioni ebraiche..

La sera del 23 giugno 1858 la polizia dello Stato Pontificio, che a quei tempi comprendeva ancora Bologna, si presentò alla porta della famiglia ebrea di Marianna e Momolo Mortara per prendere uno dei loro otto figli, Edgardo (che all'epoca aveva sei anni) e trasportarlo a Roma dove sarebbe stato allevato dalla Chiesa.
La polizia agiva su ordine degli uffici vaticani autorizzati da Papa Pio IX. I rappresentanti della Chiesa dissero che una cameriera cattolica della famiglia Mortara aveva battezzato il piccolo Edgardo durante una malattia ritenendo che se fosse morto sarebbe finito nel limbo. Secondo le leggi dello Stato Pontificio il battesimo di Edgardo lo rendeva cristiano e quindi una famiglia ebrea non poteva allevarlo anche se era loro figlio. Nella relazione che poi lo stesso Edgardo scrisse per la causa di beatificazione di Papa Pio IX annotò che le leggi dello Stato Pontificio non permettevano ai cristiani di lavorare per gli ebrei. Questa legge era però largamente disattesa.
Edgardo fu portato in una "casa" di ex ebrei cattolici convertiti a Roma che era stata costruita con tasse imposte agli ebrei. Ai suoi genitori non fu permesso di vederlo per diverse settimane e, quando in seguito fu loro concesso, non poterono farlo da soli. Pio IX prese interesse personale nella storia e tutti gli appelli alla chiesa vennero respinti.
L'incidente arrivò alla ribalta sia in Italia che all'estero. Nel Regno di Sardegna, che allora era lo stato indipendente centro dell'unificazione nazionale, sia il governo che la stampa usarono il caso per rinforzare le loro rivendicazioni alla liberazione dello Stato Pontificio che era governato dall'oscurantismo medievale e doveva essere liberato dal controllo papale.
Le proteste furono supportate da organizzazioni ebraiche e da figure politiche e intellettuali britanniche, americane, tedesche e francesi. Non passò molto tempo che i governi di questi paesi si unirono al coro di chi chiedeva il ritorno di Edgardo dai suoi genitori. Protestò anche l'imperatore francese Napoleone III nonostante le sue guarnigioni sostenessero il Papa nel mantenimento dello status quo in Italia.
Pio IX non si fece smuovere da questi appelli, che principalmente venivano da protestanti, atei ed ebrei. Quando una delegazione di notabili ebrei lo incontrò nel 1859 egli disse: "non sono interessato a cosa ne pensa il mondo". In un altro incontro fece partecipare Edgardo per mostrare che il ragazzo era felice sotto le sue cure. Nel 1865 disse: "Avevo il diritto e l'obbligo di fare ciò che ho fatto per questo ragazzo, e se dovessi farlo lo farei di nuovo".
Il caso Mortara servì a propagandare in Italia e all'estero l'immagine di uno Stato Pontificio anacronistico e irrispettoso dei diritti umani nell'età del liberalismo e razionalismo. Aiutò inoltre a persuadere l'opinione pubblica in Francia e in Gran Bretagna che fosse giusto permettere al Regno di Sardegna di andare in guerra contro lo stato Pontificio nel 1859 e annettersi gran parte dei territori controllati dal Papa, lasciandogli solo il controllo del Lazio con la città di Roma, e solo fino al 1870 quando l'esercito italiano conquistò anche questi.
Nel 1859 quando Bologna fu annessa al Regno di Sardegna, i Mortara fecero un altro tentativo di recuperare il loro figlio, ma non ci riuscirono. Nel 1870, quando Roma fu annessa al regno d'Italia, tentarono nuovamente, ma l'oramai diciottenne Edgardo dichiarò l'intenzione di restare cattolico. In quell'anno si spostò in Francia. L'anno seguente il padre, Momolo, morì. In Francia Edgardo entrò nell'ordine degli agostiniani e venne ordinato prete all'età di ventitré anni e adottò il nome di Pio. Egli fu inviato come missionario in città come Monaco di Baviera, Magonza, Breslavia per convertire gli ebrei, peraltro con scarso successo. Egli imparò a parlare nove lingue incluso il difficile basco.
Durante una serie di conferenze in Italia ristabilì i contatti con la madre ed i fratelli. Nel 1895 egli partecipò al funerale della madre.
Nel 1897 predicò a New York, ma l'arcivescovo di New York fece sapere al Vaticano che si sarebbe opposto agli sforzi di evangelizzare gli ebrei in terra americana e che i suoi sforzi mettevano in imbarazzo la Chiesa. Mortara morì l'11 marzo 1940 a Parigi dopo aver passato diversi anni in un monastero.
Pio IX e gli ebrei [modifica]
La dottrina cattolica, avente forza di legge nello Stato della Chiesa, da sempre considera che il battesimo di qualunque bambino, anche eseguito da non appartenenti al clero, porta il bambino stesso ad essere cristiano, appartenente alla vera religione. Anche se la dottrina non è certo pensata per essere contro gli ebrei, in pratica fu applicata solo a loro dato che nello stato Pontificio erano l'unica minoranza religiosa non cattolica tollerata e la sola religione, escluso il cattolicesimo, che poteva essere esercitata. La sua applicazione riflette un atteggiamento non certo antisemitico ma che sarebbe semmai meglio definire "antigiudaico" essendo un dato sostanzialmente religioso e non razziale, diffuso nel XIX secolo nella chiesa cattolica in generale e condiviso da Pio IX .
Prima che Pio IX fosse Papa (1846) gli ebrei di Roma erano obbligati a risiedere nel ghetto. All'inizio Pio IX mostrò tendenze liberali nei confronti degli ebrei. In particolare revocò l'obbligo di risiedere in particolari quartieri e a partecipare a speciali incontri in cui i preti li incoraggiavano alla conversione al cattolicesimo. Dopo la rivoluzione romana del 1848 e l'instaurazione della esile Repubblica Romana, però, Pio IX cambiò idea e, come molti dei conservatori dei suoi tempi, egli associò gli ebrei con il radicalismo e la rivoluzione. Gli ebrei continuarono ad essere tassati per pagare le scuole ad ex ebrei convertiti al cattolicesimo. Non furono ammessi nei tribunali come testi a carico di imputati cristiani. I protestanti erano tollerati solo come visitatori stranieri.
A questa visione si aggiunse in seguito un antigiudaismo personale, sviluppato da Pio IX dopo l'esperienza della Repubblica romana e dopo la perdita del potere temporale. In una conferenza pubblica tenuta nel 1871 egli chiamò gli ebrei di roma "cani" e disse: "questi cani sono troppi a Roma nei nostri tempi, e li sentiamo guaire per le strade e ci disturbano in ogni dove".
Il caso Mortara è tornato alla ribalta negli ultimi anni per effetto della causa di canonizzazione di Pio IX fortemente voluta da Papa Giovanni Paolo II e dalla parte conservatrice dei suoi seguaci. Gruppi ebraici ed altri, guidati dai discendenti della famiglia Mortara, hanno protestato presso il Vaticano per la beatificazione di Pio IX nel 2000. Nel 1997 David L. Kertzer pubblicò il libro The Kidnapping of Edgardo Mortara (Il rapimento di Edgardo Mortara, in italiano "Prigioniero del Papa Re") portò nuovamente all'attenzione del grande pubblico tutta la vicenda. L'interesse mostrato alla vicenda portò alla realizzazione di uno sceneggiato televisivo, andato in onda negli USA, dal titolo Edgardo Mine (Edgardo mio) a cura di Alfred Uhry e forse ne verrà tratto anche un film. Nel 2005, lo scrittore cattolico Vittorio Messori ha pubblicato per Oscar-Mondadori il libro "Io, il bambino ebreo rapito da Pio IX" dove è riportato integralmente il memoriale del protagonista stesso del caso, Edgardo Mortara, scritto nel 1888 quando era in Spagna. In questo memoriale il protagonista stesso del caso descrive Papa Pio IX come un padre affettuoso e premuroso, contrariamente al pensiero comune.
In Italia i maggiori rappresentanti degli ebrei e alcuni cattolici hanno messo in evidenza che la canonizzazione di Pio IX può danneggiare il recente lavoro per far dimenticare i comportamenti antigiudaici della chiesa cattolica. Anche B'nai B'rith, un importante gruppo ebraico con sede negli Stati Uniti, ha fortemente protestato contro la canonizzazione di Pio IX.
Alcuni conservatori all'interno della Chiesa Cattolica difendono l'operato di Pio IX nel caso Mortara. L'Arcivescovo Carlo Liberati, che ha seguito la causa di canonizzazione ha detto a questo proposito: "Nel processo di beatificazione questo non può essere considerato un problema perché era una consuetudine dei tempi battezzare i giudei e farli diventare cattolici", Liberati aggiunge anche "non possiamo guardare la chiesa di allora con gli occhi dell'anno 2000, con tutta la libertà religiosa che abbiamo oggi" e continua "la giovane domestica voleva dare la grazia di Dio al bambino. Lei voleva che andasse in Paradiso... [e] a quei tempi la paternità spirituale era più importante di quella civile".
Il Padre gesuita Giacomo Martina, un professore dell'Università Pontifica Gregoriana a Roma, scrisse in una biografia di Pio IX: "in prospettiva, la storia Mortara dimostra il profondo zelo di Pio IX... [e] la sua fermezza nel perseguire quello che lui percepiva come suo compito anche a costo della sua popolarità". Egli inoltre dice che il Papa considerava i critici "non credenti... [utilizzanti] una macchina da guerra contro la chiesa". Inoltre bisogna ricordare che Pio IX agì nel pieno rispetto sia della legge civile che del diritto canonico; di suo aggiunse l'affetto ,ricambiato per tutta la vita,per il piccolo Edgardo, che a ventitrè anni assunse il nome di Pio. Eléna Mortara, una discendente di una delle sorelle di Edgardo e professoressa di letteratura a Roma, continua peraltro la campagna per ottenere le scuse del Vaticano per il ratto di Edgardo e contro la canonizzazione di Pio IX. Lei dice di essere "scioccata dall'idea che la chiesa cattolica voglia far Santo un Papa che ha perpetrato un atto di intolleranza inaccettabile e un abuso di potere". Lei spiega di sentirsi "storicamente obbligata, in nome della mia generazione, di chiedere [alla Chiesa] se è questo l'esempio che vuole dare".

sabato 23 maggio 2009

IRLANDA: UN ARTICOLO DI REPUBBLICA SULLA PEDOFILIA DEI PRETI CATTOLICI. VERGOGNATEVI, NON AVETE ALCUNA AUTORITA' O AUTOREVOLEZZA IN CAMPO MORALE

Riporto il testo dell'articolo di La Repubblica, 22.5.09, titolato: La mia Irlanda complice dei preti pedofili, di Joseph O’Connor.

L´Irlanda in questi giorni sta vivendo un trauma inverosimile e terribile. Dopo aver trascorso il decennio scorso a crogiolarci in una cappa di autocompiacimento per i nostri successi economici, ci troviamo di fronte a una realtà completamente diversa, dalla quale risulta che quel boom è stato illusorio. Politici corrotti, avidi banchieri, speculatori immobiliari hanno quasi mandato a rotoli il nostro Paese e, come se non bastasse, la notizia ufficiale di questi giorni dei maltrattamenti e delle sevizie dei preti sui bambini a loro affidati conferma ciò che sapevamo da tempo nel fondo dei nostri cuori.
In altri Paesi i pedofili si nascondono: in Irlanda si nascondono in piena vista. Nella maggioranza dei casi, i bambini vittime di soprusi e violenza non sono stati creduti. Nessuno ha dato loro retta, nemmeno le loro famiglie. Poiché le rivelazioni delle sistematiche violenze e sopraffazioni sui bambini irlandesi arrivano in questa fase della nostra storia è inevitabile che scatenino rabbia e collera profonde. In parte questa reazione è dovuta ai racconti, così strazianti, così pieni di episodi crudeli da far venire le lacrime agli occhi di chi li legge. In parte, però, è dovuta anche al fatto che è ormai palese che per decenni l´organizzazione più potente e ricca di Irlanda, la Chiesa Cattolica nelle sue molteplici denominazioni, ha fatto tutto ciò che le era possibile per mettere a tacere le sue vittime. Le scuse - se mai ci sono state - sono state equivoche e ambigue. Sono state assunte frotte di avvocati, incaricati di contestare le accuse. Quando, per le pressioni delle associazioni dei violentati e di un´opinione pubblica sempre più inferocita, si è riusciti a ottenere dalla Chiesa un programma di risarcimenti di natura finanziaria, le sue condizioni si sono rivelate talmente generose nei confronti dei colpevoli che molti hanno giudicato il comportamento del governo a dir poco inadeguato.
Dal mio punto di vista, però, esiste un contesto più ampio in grado di spiegare l´ira del popolo irlandese. Sappiamo che la responsabilità è di molti: le colpe non sono solo della Chiesa Cattolica, né solo di una sfilza di ingiustificabili governi irlandesi, ma della società stessa, di ogni suo elemento. È proprio questo a far sentire così profondamente a disagio l´Irlanda. Quasi tutti erano a conoscenza dei preti pedofili e violenti. Non sto esagerando: una delle organizzazioni di sopravvissuti a questi abominevoli reati si chiama "One in Four" ("Uno su quattro") perché è stato statisticamente provato che circa un quarto dei bambini irlandesi ha subito un maltrattamento fisico o una violenza sessuale, a casa propria, a scuola, ovunque avrebbe dovuto sentirsi invece protetto. C´è chi ha distolto gli occhi guardando, chi si è tappato le orecchie. I bambini sono stati trattati con un´irrilevanza sovrumana in Irlanda, una società che per difendere un prete sarebbe disposta a mettersi a testa in giù in una contorsione morale, ma che per un bambino vittima di stupro non muoverebbe un dito.
Mio padre, cresciuto in un quartiere della classe operaia nella parte antica di Dublino, ricevette l´unica istruzione dai Christian Brothers: malgrado non abbia subito maltrattamenti, né sia mai stato molestato sessualmente, e benché parli con rispetto di quegli istitutori che si occupano dei bambini più poveri, a scuola visse sempre nella paura. Certo, mi riferisco agli anni Quaranta, quando forse i metodi di insegnamento erano ovunque autoritari e brutali. Ma un amico mio coetaneo, che ha frequentato la stessa scuola negli anni Ottanta, mi ha parlato del suo terrore sui banchi di scuola, giorno dopo giorno. Il panico lo assaliva non appena varcava i cancelli della scuola e si dileguava soltanto quando rientrava a casa. Ancora oggi, non è mai tornato a visitare la sua scuola, si tiene alla larga addirittura dalla strada dove si trova, proprio come un vicino di casa che ha riferito a mia moglie di non poter vedere nemmeno da lontano l´edificio nel quale ha studiato, quello stesso istituto gestito dai Christian Brothers. È inevitabile a questo punto chiedersi: dove erano gli ispettori del governo? Dove erano i funzionari? E i burocrati? Come si è potuto permettere che tutto ciò accadesse?
Devo sottolineare che il contributo dato dalla giornalista irlandese Mary Raftery sul canale televisivo nazionale Rte è stato determinante per porre fine all´omertà. La leadership audace e coraggiosa di cui ha dato prova il giornalista Colm O´Gorman - egli stesso vittima di violenze sessuali e maltrattamenti dai preti - è stata fondamentale per costringere le autorità a guardare in faccia la verità. Persone come loro si sono rifiutate di essere messe a tacere, pur avendo incontrato nella loro ricerca di giustizia un numero davvero irrisorio di alleati. Ora penso di sapere perché. Il comportamento di alcuni preti e di alcune suore è stato sicuramente delinquenziale, nella piena accezione del termine. Ma niente è mai stato fatto per fermarli. L´Irlanda, già afflitta dal senso di colpa per gli insuccessi finanziari, ora lo è anche per questi casi di maltrattamento e violenza su minori. Siamo entrati in un vortice di recriminazione, una spirale nella quale gli innocenti sono puniti con i colpevoli. È comprensibile. Alcuni esponenti del clero meritano sicuramente di essere oggetto di stigma, ma il mio ammonimento è che questa è un´altra forma di equivoco morale. Per evitare le accuse si deve essere scioccati, o quanto meno fingere di esserlo. Solo così si riesce a frapporre della distanza tra sé e simili avvenimenti osceni. C´è tuttavia un dato, nudo e crudo, di cui non si può non tener conto: non possiamo dimenticare quanto poco lo Stato abbia fatto per proteggere i poveri irlandesi, e in che misura i bambini irlandesi poveri, più vulnerabili e deboli, affidati a istituzioni di crudeltà dickensiana, siano stati letteralmente abbandonati nella santità dei bassifondi morali. Si tratta di una vecchia storia, una storia terribile. Quando puntate un dito per accusare, siate sempre consapevoli che tre delle dita della vostra stessa mano puntano contro di voi.
Traduzione di Anna Bissanti. Il romanzo "La moglie del generale" di Joseph O´Connor è pubblicato in Italia da Ugo Guanda Editore

mercoledì 20 maggio 2009

LA CAMPAGNA DELL'UAAR SUGLI ATEOBUS CENSURATA DAL REGIME CATTOFASCISTA ITALIANO

Pubblico, qui di seguito, l'annuncio che l'UAAR è stato costretto a pubblicare a sue spese su Repubblica, 17 maggio 2009, per sopperire alle deliranti censure che hanno impedito l'esercizio del diritto di informazione e di libertà di religione e di pensiero dell'associazione più rappresentativa degli atei italiani.


PER FAR CIRCOLARE QUESTO BUS, ABBIAMO DOVUTO METTERLO SULLA PAGINA CHE STATE LEGGENDO

C'era una volta l'ateobus. Forse lo ricorderete: l'Unione degli Atei e degli Agnostici razionalisti aveva prenotato uno spazio su un autobus genovese per dare agli italiani una buona novella, dal suo punto di vista. E cioè che Dio non esiste, e che non ne abbiamo bisogno. A ben considerare, era un messaggio di fiducia nell'Uomo. Gli atei e gli agnostici pensavano di avere il diritto di esprimere la loro opinione, affermando la non-esistenza di Dio, quando la sua esistenza viene reclamizzata ogni giorno da due mila anni: sui muri, sui libri, nelle chiese ma anche nelle aule delle scuole pubbliche e in quelle del tribunali. Avevano anche lanciato con successo una campagna di sottoscrizione. Ma si illudevano: con una interpretazione preventiva del Codice di Autodisciplina Pubblicitario, è stato impedito che quel messaggio venisse scritto sugli autobus. La scusa ufficiale è stata che quel messaggio avrebbe offeso "le convinzioni religiose dei cittadini". Addirittura, in un'altra occasione, è stato chiesto di eliminare la frase: "Liberi di non credere in Dio". Chiarendo così una volta per tutte che nessuno è libero di non credere. E' strano: le convinzioni dei non credenti meritano rispetto quanto quelle dei credenti, eppure l'esistenza di Dio si può proclamare senza offendere nessuno, e la sua non-esistenza no. Davvero la fede dei credenti è tanto fragile che possono sentirsi "offesi" da una verità diversa dalla loro?
Il punto è che parlare di certe cose in Italia non è possibile. E'possibile in tanti altri Paesi, dove i bus atei hanno circolato liberamente. E' stato possibile in Inghilterra, e perfino nella cattolicissima Spagna. E - per la cronaca - lo stesso slogan rifiutato in Italia è stato considerato accettabilissimo dalla corrispondente autorità pubblicitaria inglese. Ma in Italia no, non si può. Forse qualcuno pensa che gli italiani non siano abbastanza maturi per certi discorsi, con tanti saluti alla libertà di espressione garantita dalla Costituzione.
Eppure gli atei e gli agnostici italiani esistono, sono tanti (tra i sette e i dieci milioni, secondo i sondaggi) e non vogliono offendere nessuno. Con rare accezioni, sono persone garbate e ragionevoli. Vorrebbero soltanto riflettere, e far riflettere, su alcuni temi che nel nostro Paese sono ancora tabù: gli ingiustificati privilegi della Chiesa Cattolica, l'esistenza di una "etica laica" non discendente dai dieci comandamenti, la pesante ingerenza del clero - in violazione del Concordato - in materie che dovrebbero essere decise da parlamentari eletti dai cittadini, e non da vescovi nominati dal papa. E denunciare la pessima informazione che viene servita agli italiani, allo scopo di mantenere questi privilegi, che pochissimo hanno a che fare con la spiritualità.
L'otto per mille, per esempio. Pochi sanno che non scegliendo una destinazione dell'otto per mille, la quota relativa viene comunque distribuita in proporzione alle scelte espresse. Questo vuol dire che con solo il 35 delle scelte effettive, la Chiesa Cattolica incassa l'87% dell'otto per mille di tutti gli italiani. Quasi un miliardo di euro, di cui soltanto un misero 20 viene destinato a "interventi caritativi in Italia e nel Terzo Mondo, quelli che si vedono negli spot mandati in onda in TV in questi giorni. Se tutti gli italiani lo sapessero, forse sceglierebbero diversamente (magari lo Stato, se fossero informati che il suo otto per mille sarà destinato alla ricostruzione in Abruzzo). E c'era bisogno del caso Englaro, per accorgersi che un diritto sancito da un tribunale dello Stato oggi può essere ostacolato da una Chiesa che impone a tutti - credenti e non credenti - una concezione della vita che di umano ha ben poco?
Gli atei e gli agnostici italiani, in fin dei conti, fanno una battaglia di giustizia e di libertà. Perché ognuno possa sentirsi libero di credere o di non credere, senza vedere la propria esistenza regolata obbligatoriamente da una religione, che per giunta è costretto a finanziare. È una battaglia che dovrebbe essere di tutti. Anche tua.

uaar.it - Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti
Liberi di non credere

CLAMOROSO!!! I TG della RAI DENUNCIANO SPIETATAMENTE LA PEDOFILIA DEI PRETI AI DANNI DEI SORDOMUTI DI PROVOLO

Questo che segue è il resoconto della confessione di un prete pedofilo che, oggi 20 maggio 2009, i TG della RAI hanno diffuso per denunciare, a tambur battente, i casi di pedofilia perpetrati per anni e anni nell'Istituto cattolico Provolo di Verona:

Sì, sono stato un pedofilo: lo sono stato anche all'istituto Provolo di Verona... Il religioso parla di quello che ha fatto e di quello che ha visto: "Non ce la faccio più a tenermi tutto dentro e mi vergogno dei preti che stanno zitti o rinnegano, c'è ipocrisia e omertà".

Decenni di abusi sessuali da parte di sacerdoti e fratelli laici, questo hanno denunciato 67 sordomuti che da bambini hanno frequentato gli istituti Provolo di Verona e Chievo. Dopo l'articolo in cui, nello scorso gennaio 'L'espresso' ha raccontato la vicenda, il Vaticano ha convocato il vescovo Giuseppe Zenti e, alcuni giorni fa, anche tre sacerdoti.

Ma ora un religioso ha scelto di parlare pubblicamente. Si presenta con nome e cognome, chiedendo che non venga pubblicato. Ma la sua identità è nota ai magistrati che si occupano della vicenda: "Se al Provolo sapessero che vi parlo", spiega nel chiedere l'anonimato, "sarei subito cacciato e non so dove andare. Ho l'incubo di rimanere senza casa".

L'uomo appare a lunghi tratti freddo, distaccato, poi d'improvviso cede e si lascia andare a un pianto soffocato: "Sì, sono uno di quelli accusati dai sordomuti che vivevano nell'istituto Provolo di Verona e quelle cose le ho fatte. Non c'è più nulla da nascondere. Io almeno ho il coraggio di dirlo, gli altri tacciono e se ne stanno in silenzio".

Poi racconta di avere cominciato ad abusare dei ragazzini a inizio anni Sessanta: "Il primo aveva 7-8 anni, non ricordo esattamente. Sono andato con una quindicina di piccoli sordomuti, con cinque o sei ho avuto rapporti più frequenti". Poi precisa che erano 13, ma "forse un paio in più".

Quante volte ha abusato di loro?
"Una o due volte al mese, a volte passava più tempo".

E quanto sono durate le violenze?
"Moltissimi anni. Non ricordo esattamente, ma molti, molti anni. Ho cominciato da giovane e non mi rendevo conto, allora ero un semplice assistente. Lo facevano quasi tutti, anche in altri istituti. Era normale. Questo era l'andazzo".


Lei ha visto altri abusare dei ragazzini al Provolo?
Scandisce sì e fa due nomi di sacerdoti e quello di un altro religioso: "Si vedevano gli atteggiamenti, si vedeva. Pochi di noi si sono salvati dalla pedofilia".

Qualcuno è mai stato cacciato dal Provolo per pedofilia?
"Sì, fratello.". Fatto confermato da don Danilo Corradi, il superiore dell'istituto Provolo, in una intervista registrata.

Perché lui sì e gli altri no, visto che sotto accusa sono finiti in 25?
"Era un violento, il più cattivo, faceva male ai ragazzini ed è stato mandato via".

Quando è successo?
"Se non sbaglio, nei primi anni Settanta".

Sono continuate le violenze sessuali, anche dopo quell'episodio?
"Sì".

Può dire se sono terminate a metà degli anni '80, epoca a cui risale l'ultimo caso documentato da 'L'espresso'?
"Non so, non potrei dirlo. Non ne sono sicuro. Non posso escluderlo".

I responsabili dell'Istituto sapevano?
"Sì, lo sapevano. Per forza che lo sapevano".

Altri ne erano a conoscenza?
"È probabile".

Ha confessato la pedofilia ad altri preti?
"No, mi mettevo in ginocchio, confessavo davanti a Dio e pregavo. E chiedevo scusa al Signore. La pedofilia mi ha sfalsato la vita. Ma trovavo nei ragazzini una certa bellezza, una certa attrazione".

Fra voi avete parlato dell'accusa di pedofilia dopo l'inchiesta de 'L'espresso'?
"Sì, la reazione è stata brutta, scioccante, ma la maggior parte è rimasta in silenzio, perché sapeva. È venuta fuori una catena di odio fra i sacerdoti. È difficile condividere la macchia della pedofilia e ognuno ha tenuto per sé i suoi pensieri. Poi l'avvocato ci ha detto di non parlare con nessuno. Qualcuno però ha parlato e ha fatto bene, anche qualche prete lo ha detto e la pensa così. Anch'io ora mi sento sollevato. Sono fatto così, in modo troppo semplicistico, ho sbagliato io. Sto male, chiedo perdono".

NOTIZIA POSTATA DA AGENZIA DI STAMPA "CRONACARAIINSABBIATA"

IL "MISTERO" DELL' ANIMA

La mente infinita.
Il neuroscienziato Jesse Bering ha indagato sul perché tante persone pensano che la mente continui a esistere anche dopo la morte ed è giunto alla conclusione, scientifica e supportata da studi e da test, soprattutto su bambini, che questa credenza non è un prodotto delle culture religiose o una «coperta di Linus» emotiva, bensì nasce dalla natura stessa della nostra coscienza.
"Dovrebbe sembrarci strana l'inclinazione ad annuire ascoltando la melodia vibrante di Iris Dement in Let the Mystery Be, un canto di lode all'aldilà -afferma Jesse Bering- ma l'unico vero mistero è il motivo per cui siamo così convinti che quello che accade «quando tutto finisce» sia un mistero. Il cervello è come qualunque altro organo: una parte del corpo. E la mente è ciò che il cervello fa: più un verbo che un nome. Allora perché ci domandiamo dove va la mente quando il corpo muore? Non dovrebbe essere evidente che anche la mente è morta? Eppure, gente di ogni cultura crede in qualche tipo di vita nell'aldilà o, per lo meno, non è sicura di cosa accada alla mente al momento della morte. Le mie ricerche mi hanno portato a ritenere che questa credenza irrazionale, invece che derivare dalla religione o servire a proteggerci dal terrore dell'inesistenza, sia un sottoprodotto inevitabile dell'autoconsapevolezza. Poiché non abbiamo mai sperimentato una mancanza di consapevolezza, non riusciamo a immaginare come ci si sente a essere morti. In realtà, non ci si sente in alcun modo. E qui sta il problema."

Le conclusioni di Bering non fanno una piega e possono essere ulteriormente semplificate con un raffronto tra un computer ed un essere umano.
Infatti, l’ “anima” dell’uomo vivo, che si manifesta concretamente col pensiero, le parole, i gesti, i calcoli, i ragionamenti, i sentimenti etc., è esattamente paragonabile all’ “anima” di un computer, che si manifesta visibilmente con i calcoli, con le immagini, con le musiche, con i filmati, con i movimenti e con altre miriadi di prestazioni che riesce a fornire. Quando un uomo cessa di vivere, succede esattamente quello che succede al computer che si rompe: ovverosia la mente dell’uomo non è più in grado di elaborare pensieri, parole, gesti, calcoli, ragionamenti, sentimenti, etc., al pari della “mente” del computer, che non sarà più in grado di elaborare calcoli, immagini, suoni etc. etc.
E se nessuno si sognerebbe di ipotizzare che la "mente" di un computer possa sopravvivere alla sua rottura, non si vede perché mai dovremmo ipotizzare che la mente dell'uomo possa sopravvivere alla "rottura" del corpo, cioè alla sua "morte cerebrale".

TRASFERIAMO IL VATICANO IN GROENLANDIA: INIZIATIVA SU FACEBOOK

Su Facebook è partita la proposta di trasferire il Vaticano in Groenlandia, per liberarci da una presenza asfissiante che ha reso intollerabile la vita e la convivenza civile nel nostro "bel" Paese. Le adesioni sono piovute a valanga e stanno per superare la soglia dei 200.000: il che testimonia di quanto sia diversa la realtà del nostro Paese che, ad onta delle fiction sul Santo Impostore Padre Pijo e delle messe dominicali mandate in onda dalla RAI, cioè da Tele-Vaticano, mostra insofferenza e rigurgito nei confronti delle ingerenze clericali.
Ho aderito con immenso piacere alla proposta di de-Ratzingherare l'Italia e trasferire il Vatic-ano in Groenlandia anche se, essendo un convinto ecologista, pavento forti rischi di inquinamento e danni ambientali per la fauna, la flora e gli autoctoni: senza contare i rischi di crisi di identità per gli orsi polari quando si troveranno di fronte il Papa, anche lui vestito di bianco.
Per aderire all'iniziativa:

http://www.facebook.com/group.php?gid=39248063209#/wall.php?id=39248063209

lunedì 18 maggio 2009

CLEROFOBIA CHIUDE

Pubblico, qui di seguito, il messaggio col quale Hereticus annuncia, dopo ben quattro anni di lotta e di impegno, la decisione di chiudere il sito Clerofobia. I toni sono quelli, amari e sconsolati, di chi si rassegna di fronte all'indifferenza ed alla mancata partecipazione del "popolo bue" degli italiani. E' uno stato d'animo, quello di Hereticus, che condivido perché anch'io, purtroppo, più volte sono giunto alla medesima conclusione. Tuttavia, per chi lotta per il rispetto di principi basilari come quelli del principio di laicità e legalità e dei diritti inviolabili di eguaglianza e libertà religiosa, rimane sempre la consolazione di sentirsi in perfetta pace con la coscienza e di poter dire, un giorno: io c'ero. Quasi sempre le rivoluzioni e le conquiste di civiltà -soprattutto nell'italica Colonia del Vaticano- sono state promosse e portate a termine da gruppi ristretti di uomini illuminati: e il "popolo bue" si è materializzato solo quando si trattava di partecipare ai benefici delle lotte altrui.


E così sia
Tra qualche settimana scadrà la licenza per il mantenimento del sito Clerofobia sul WEB.
Non rinnoverò la licenza… e il sito scomparirà nel più profondo dell’inferno….
Ma io lascierò tranquillamente affondare quella che un tempo fu una maestosa nave a vela pirata, e che ora sembra una di quelle barcaccie semisommerse in qualche darsena sperduta.
Il capitano Hereticus ha deciso già da tempo di abbandonare la nave al suo destino, perchè il capitano è stanco, scoraggiato ma soprattutto scoglionato.
Per quasi quattro anni mi sono fatto un mazzo così per combattere lo strapotere della chiesa cattolica sullo stato della Repubblica Italiana….(le maiuscole R e I non sono casuali) , ma dopo tutte quelle discussioni, quegli incontri con compagni di lotta, quelle notti a scrivere articoli infuocati, non abbiamo concluso una beata minchia e io mi sono rotto i coglioni.
Sapete come si dice dalle mie parti per esprimere la totale inoffensività di una azione?
“E’ stato come togliere un pelo a una vacca!”-
Ecco, io probabilmente ho tolto qualche pelo alla vacca, ma del male gliene ho fatto proprio poco.
C’è poco da fare: l’uomo è un bambinone che ha bisogno di essere tenuto per mano lungo l’arco di tutta la sua vita e la mano gliela tende la religione. Dove c’è bisogno c’è denaro.
“Non sarete più soli, ma al vostro fianco trovere gesù, la madonna, padre pio, il beato woityla, il beato pio IX, e una profusione di angioletti protettivi antisfiga.”
Questo grosso modo è quanto la chiesa promette a noi poveri sudditi peccatori ancor prima di nascere, e perciò destinati ad essere consegnati nelle amorevoli mani di santa madre chiesa.
Questa a meno di un mese di età avrà già marchiato a inchiosto il poverino malcapitato che neppure sa che cazzo gli stanno facendo. (Circonvenzione d’incapace?)
La chiesa amorevole in compenso provvederà a nettarci da quell’orrendo peccataccio commesso dai notri tristristrisavoli Adamo ed Eva. Gesù perdona, dio no.
E’ ancora incazzato per una meletta da due soldi che non era neppure cartellinata “Val di Non”.
Io so perfettamente che potrei sciorinare in poche ore tutto il meglio di quanto ho scritto in questi quasi quattro anni, invocando la storia, la antropologia, la logica, la politica e l’economia; ma nulla cambierebbe.
Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire ed è vero.
Inutile imbottire i credenti con notizie bomba sugli scandali pedofili esplosi in varie diocesi d’oltreoceano e usciti allo scoperto grazie ad avvocati coraggiosi, o sulle complicità della chiesa col regime di Hitler o parlare dei milioni di morti (strage degli Indios in America latina, roghi e prigioni con la santa inquisizione, lotta alla cultura e soprattutto alla scienza perchè spesso contraddice le sacre scritture).
Meglio una bella diffusione di peste che dubitare che la madonna sia rimasta vergine anche dopo il parto
I topi apportatori di epidemia?
“Solo messaggeri di dio che è incazzato con noi e ci vuole punire. ” questo quanto asserivano i papi medioevali. (Anche Dracula però utilizzava i topi? Una coincidenza?)
Ci scherzo sopra , ma di fronte a questi orrendi monumenti della peggior storia dell’uomo, quasi tutti noi, abbassiamo gli occhi e guardiamo dall’altra parte.
“Il signor ratzinger ha asserito fermamente che il condom aggrava la diffusione dell’AIDS in Africa? ” lei cosa ne pensa signor Giuseppe Santamaria?
“Come scusi… non ho capito bene…. sa questo silenzio è assordante!”
Dunque ne vale la pena di continuare a combatttere come il famoso soldatino giapponese ritrovato nell’isola parecchi anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale?
No… mi arrendo… Mi arrendo sì, ma non alle ragioni del cattolicesimo…
Questo non accadrà mai!!!
Mi arrendo alla stanchezza e al disgusto per i miasmi di certi orrendi scandali che in molti hanno cercato di occultare sotto il tappeto della storia.
Miasmi che ho respirato quotidianamente per troppo tempo.
Mi arrendo alla noia che deriva dal predicare al vento, perchè fa più una puntata su RAI 1 dedicata a san Piripacchio da Cassino, che anni di ininterrotta belligeranza anticlericale.
Mezz’ora di TV-propagada demoliscono mille denunce lanciate sul Web….
Niente da fare… E’ il popolo che vuole che le cose restino così…
Se la gente ne avesse davvero pieni i coglioni diserterebbe in massa le chiese…
Io non so dalle altre parti…. ma pare che le messe domenicali al mio paese siano sempre ben gremite….
In Italia il registro dei battezzati fa la differenza sulla bilancia dell’ingerenza che una religione esercita su uno Stato Sovrano..
Se poi a vent’anni uno decide di mollare per sempre la chiesa non importa…
Il suo posto nel registro dei battezzati non glielo toglie nessuno.
E quello stesso librone serve pure per riscuotere le moderne decime che il cittadino volente o nolente deve elargire al santo staterello.
9 miliardi di Euro l’anno è quanto il povero stato italiano deve donare al vaticano…
Non tutti in contanti.
Molto imposte e gabelle non vengono versate dalla chiesa perchè gli immobili ecclesiatici sono stati esentati dall’ ICI.
Una cifra enorme che dissangua le nostre già anemiche casse statali.
E così se non si vogliono aumentare le tasse, si provvede a tagliare a più non posso le risorse per scuola, sanità, giustizia, sicurezza.
I pensionati hanno pensioni di merda grazie anche alle regalie al vaticano.
Se lo segnino, da qualche parte prima che l’Alzheimer li travolga con una nuvola d’oblio.
Ogni anno lo stato italiano subisce un terremoto… anche senza scosse sussultorie…
Ma non cè niente da fare… Loro vogliono stare là e il popolo vuole che loro stiano là.
Ecco trovata la morale della storia.
La colpa è anche nostra… del popolo bue.
Bene ragazzi… a questo punto vi dico addio sul serio….
Toglierò i blocchi ai commenti così avrete modo di lasciare due righe di saluto… un pò come si fa in certe camere ardenti… brrrrrrr….. tocchiamoci le palle.
Questo è sempre stato un sito intelligente e mi auguro che anche gli avversari usino “lo ben dell’intelletto“, nel caso volessero scrivere due righe.
E così… tutto finisce… speriamo che la cosa valga anche per loro….
E’ stato bellissimo per i primi due anni quando il vecchio blog girava a folle velocità e si era formata una splendida cordata di clerofobi dal cervello fine e dalla tastiera facile che hanno dato vita ad uno dei più scoppiettanti siti del web.
Ora è tempo di salutarci….
Non è detto che non apra un blog sulla poesia… o sui bei tempi andati… quando io avevo gli occhi ancora pieni di sogni…
Chissà
Addio…..
http://www.clerofobia.it/?p=482

sabato 16 maggio 2009

DISABILE SFRATTATA E PIGNORATA DALLA CHIESA, CHE SUCCHIA L'8 PER MILLE AGLI ITALIANI E NON PAGA L'ICI

I frati maroniti, dopo aver sfrattato una disabile perché pagava "soltanto" 700 euro di canone mensile, le hanno anche pignorato la casa in cui era stata costretta a traslocare, e questo per "recuperare" un credito di ben 12.000 euro per spese giudiziarie di sfratto. Questo è l'uso, altamente "cristiano", che la Chiesa fa delle immense ricchezze immobiliari e patrimoniali che ha accumulato, parassitariamente e senza mai lavorare, nei suoi 2.000 anni di storia criminale. Un patrimonio che la Chiesa, "grazie" all'8 per mille e grazie ai priviligi ed alle esenzioni fiscali, incrementa ed accumula tutt'oggi ai danni dei cittadini italiani, ridotti sempre più in povertà e miseria. Guardatevi questo servizio, mandato in onda dalle Jene il 15 maggio 2009, e confrontatelo con gli spot, ipocriti e ingannevoli, che la Chiesa diffonde sulle reti televisive per elemosinare l'8 per mille truffaldino accordatole da Craxi & C.: spero che i conati di vomito non vi impediscano di arrivare alla fine del filmato.


giovedì 14 maggio 2009

LE PAROLE DELLA CHIESA CHE NON COSTANO NIENTE


In quanto a scuse, la Chiesa cattolica non le lesina di certo: si scusa con gli ebrei (dopo aver revocato la scomunica ai lefevbriani), si scusa con le vittime dei preti pedofili (guardandosi bene dal cacciarli dalle gerarchie ecclesiastiche), e, dulcis in fundo, si scusa con gli indigeni del Canada per la "deplorevole condotta" dei sacerdoti e delle suore all'interno delle scuole residenziali canadesi.

Le scuse non solo non costano nulla e fanno fare bella figura, ma non cambiano neppure una virgola dello stato delle cose. Parole. Ecco: le scuse sono solo parole. Quanto ai fatti, c'è invece parecchio da dire.
Intanto, la notizia dell'incontro di Ratzinger con Phil Fontaine, Grande Capo dell'Assemblea delle Prime Nazioni del Canada, e con l'Arcivescovo James Weisgerber, presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici del Canada, insieme ad altri leader e rappresentanti indigeni, sui giornali è passata quasi sotto silenzio. Argomento scomodo, si sa, meglio non sollevare clamore.

Nel corso dell'incontro, Benedetto XVI ha ricordato, come sottolinea una nota del Vaticano "come fin dai primi giorni della sua presenza in Canada la Chiesa, soprattutto attraverso il suo personale missionario, abbia accompagnato da vicino le popolazioni indigene". Inoltre, il Papa ha "espresso il proprio dolore e l'angoscia provocati dalla deplorevole condotta di alcuni membri della Chiesa e ha mostrato la propria simpatia e solidarietà". L'arcivescovo James Weisgerber, inoltre, si è fatto portavoce delle difficoltà che gli indigeni canadesi vivono tuttora: "I popoli aborigeni continuano ad essere emarginati e impoveriti. Le loro necessità sociali, economiche e culturali sono oggi così urgenti che tutti i canadesi devono compiere nuovi e decisi sforzi per collaborare con le popolazioni indigene per assicurare loro rispetto, accettazione e uguaglianza". Nobilissimi sentimenti, nobilissime parole. Ma, di fronte ai fatti, si rivelano per quello che sono: parole e nient'altro. Vediamo di fare un po' di chiarezza.

La "conquista del Canada" avvenne ad opera prima dei francesi e poi degli inglesi. I francesi arrivarono nel 1534, e dal 1615 arrivarono in Canada i primi missionari cattolici, che tentarono di convertire gli indigeni dei luoghi dove si stabilirono. La dominazione francese durò fino al 1763, quando, al culmine della guerra dei Sette Anni, il Canada passò sotto la dominazione della Gran Bretagna. E' importante sottolineare che, quando i francesi giunsero sul territorio canadese, lo trovarono abitato da popoli giunti lì molte migliaia di anni prima, che si dedicavano alla coltivazione, alla caccia al bisonte e vivevano in comunione con la terra. In base a quale principio, dunque, presero possesso, in nome del re Francesco I, del territorio canadese?

Tutto comincia il 4 maggio 1493, con un Papa, Alessandro VI Borgia, e una bolla. La bolla è conosciuta come "Inter caetera Divinae", e con essa l'allora pontefice, in virtù della Donazione di Costantino (documento rivelatosi in seguito assolutamente ed incontrovertibilmente falso), "donava" a sua volta le terre scoperte da Colombo ai sovrani di Spagna e Portogallo, purchè si obbligassero a convertire i popoli indigeni alla religione cristiana. Un'altra bolla, emanata da Niccolò V nel 1455, autorizzava i popoli "civilizzatori" a invadere, ricercare, catturare, vincere e soggiogare i pagani, a schiavizzarli e a confiscare le loro proprietà. Del resto, le bolle trovavano legittimazione nel Deteuronomio:
"Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso e ne avrà scacciate davanti a te molte nazioni [...] quando il Signore tuo Dio le avrà messe in tuo potere e tu le avrai sconfitte, tu le voterai allo sterminio; non farai con esse alleanza né farai loro grazia. Non ti imparenterai con loro, non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli, perché allontanerebbero i tuoi figli dal seguire me, per farli servire a dèi stranieri, e l'ira del Signore si accenderebbe contro di voi e ben presto vi distruggerebbe. Ma voi vi comporterete con loro così: demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco i loro idoli. Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il suo popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra."

La sorte degli indigeni canadesi era quindi già scritta. Il potere religioso e quello politico-economico si allearono, come sempre accade, con due diversi obiettivi: il primo, quello politico-economico, mirava ad appropriarsi delle terre degli indiani canadesi per lo sfruttamento, soprattutto dei boschi, il secondo, quello religioso, mirava alla conversione (anche forzata) al cristianesimo. Per fare questo fu necessario approntare un'apposita commissione che affrontasse il problema dell'assimilazione degli indigeni. Nacque così la commissione Bagot, sostenuta dal Vaticano, che studiò il problema e indicò le linee guida di quello che sarebbe stato l'Indian Act, uno dei documenti più vergognosi che siano mai stati emessi.
Con l'Indian Act, gli indigeni divenivano "cittadini di seconda classe", e potevano essere arrestati, imprigionati, privati dei loro beni e delle loro terre anche senza giustificazioni. Ma non bastava. L'obiettivo dell'assimilazione prevedeva anche che i bambini indiani, alle soglie dell'età scolare, venissero sottratti (spesso forzatamente) alle loro famiglie, per essere rinchiusi in quelle che vennero chiamate Scuole Residenziali, che nei fatti si rivelarano veri e propri lager. La tutela legale dei bambini indiani veniva tolta ai genitori e assegnata al direttore della scuola di cui facevano parte, che in pratica poteva disporre delle loro vite come voleva. E quello che accadde ai bambini indigeni canadesi ha un unico nome: genocidio.

All'interno delle scuole residenziali, oltre il 60% delle quali era retta da religiosi cattolici, fu messo in opera il dictat alla base dell'Indian Act: l'assimilazione o l'annichilimento. E fu l'annichilimento, fin dal principio. Ai bambini veniva assegnato un numero, come nei campi di concentramento nazisti, e dovevano sottostare a regole rigidissime: era proibito parlare la propria lingua, era proibito qualsiasi contatto con la famiglia d'origine, era proibito professare la propria religione o dedicarsi ad attività "da indiani" come intagliare il legno, era proibito perfino ridere. La disciplina rigidissima mirava al totale annichilimento della volontà. I bambini furono torturati, picchiati, violentati e uccisi in modo terribile. Massacrati a calci e pugni, buttati fuori dalle finestre, impiccati, frustati fino alla morte, torturati e uccisi con scariche elettriche, passati di mano come merce sessuale, sodomizzati, sottoposti ad esperimenti medici terrificanti, forzatamente sterilizzati, deliberatamente esposti alla tubercolosi, costretti di fatto alla schiavitù e costantemente vittima del terrore.

I loro cadaveri furono sepolti ovunque, nei dintorni delle scuole residenziali, o gettati nei boschi e nei dirupi. In pochissimi sopravvissero alle infamie e alle torture. Legittimate dal governo canadese, le scuole residenziali furono i lager del Canada, votati allo sterminio di un intero popolo, colpendo dove era più falice e soprattutto dove i risultati sarebbero stati decisivi: distruggendo i bambini. I pochi sopravvissuti oggi sono in gran parte sbandati, spesso suicidi, votati all'autodistruzione perchè quello che hanno loro inculcato era la loro indegnità a vivere, spesso dipendenti da alcol e droghe, nel migliore dei casi senza più radici certe e con un bagliaglio di ricordi terrificanti.
Suonano dunque quasi beffarde, le parole di Giovanni Paolo II del 18 settembre 1984, quando rivolse un messaggio radiotelevisivo alle popolazioni indigene del Canada: "Sono al corrente della gratitudine che voi, popoli Indiano e Inuit, avete nei confronti dei missionari che hanno vissuto e sono morti tra di voi. Ciò che essi hanno fatto per voi è ben noto a tutta la Chiesa; è noto al mondo intero. Questi missionari hanno cercato di vivere la vostra stessa vita, di essere come voi per servirvi e per portarvi il Vangelo di salvezza di Gesù Cristo. [...] I missionari rimangono tra i vostri migliori amici, dedicano la loro vita al vostro servizio, perché predicano la parola di Dio."

Il governo canadese ha chiesto scusa alle popolazioni indigene appena un anno fa. Alle vittime, il governo canadese ha offerto un risarcimento di 5 miliardi di dollari. L'ultima scuola residenziale fu chiusa nel 1996. Solo sulla West Coast canadese vivevano 2.000.000 di indigeni. Oggi sono poco più di 20.000. Le scuole residenziali hanno funzionato, lo sterminio ha avuto successo.
Buona ultima, si dispiace anche la Chiesa cattolica, a cui non verranno chiesti risarcimenti, poichè il governo del Canada proibisce qualsiasi tentativo di rivalsa legale nei confronti degli esecutori materiali del genocidio: la Chiesa cattolica e la Chiesa Unita del Canada. A Ratzinger le scuse non costano quindi proprio nulla, e del resto il Vaticano si è ben guardato dall'assumersi responsabilità per quanto accaduto. Come nel caso dei preti pedofili, nel caso dei religiosi genocidiari si trattava di "casi isolati".

Suscita tuttavia perplessità il comportamento di Ratzinger, soprattutto alla luce di quanto avvenuto a luglio del 2008. Vale la pena ricordarlo, considerando che anche in quel caso sui giornali è comparso ben poco. Lo scorso anno il Concilio Internazionale delle 13 Anziane Indigene, un organismo che si occupa della tutela delle diverse culture mondiali, chiese udienza a Benedetto XVI. Lo scopo delle Tredici Anziane era quello di consegnare al Papa una dichiarazione con la quale si chiedeva di recedere dalla bolla papale che ha dato origine alla colonizzazione delle terre indigene e dai documenti e bolle papali che dimostrano come il papato abbia svolto un ruolo preponderante nel genocidio nordamericano. L'udienza pubblica fu concessa con un permesso scritto, ma le Anziane si ritrovarono di fronte ad un palazzo vuoto: Ratzinger aveva improvvisamente deciso di ritirarsi a Castel Gandolfo "per riposare in previsione del viaggio in Australia". Comportamento quanto meno poco cortese. Senza contare l'atteggiamento delle forze dell'ordine nei confronti delle Tredici Anziane che, comunque, si erano riunite in preghiera a piazza San Pietro: quattro funzionari di polizia del Vaticano chiesero alle donne di interrompere la cerimonia di preghiera sostenendo che tali preghiere fossero in contraddizione con gli insegnamenti della Chiesa, affermando che il gruppo violava la politica del Concilio Vaticano II e accusando le Tredici Anziane di idolatria.

A distanza di un anno, Ratzinger "ha sottolineato che gli atti di abuso non possono essere tollerati nella società. Ha pregato perché tutte le vittime sperimentino la guarigione e ha incoraggiato i Popoli delle Prime Nazioni ad andare avanti con rinnovata speranza" (Comunicato della Sala Stampa del Vaticano) ed ha espresso il proprio dolore.
Tanto, le parole non costano niente.

Fonte: Bispensiero
http://www.bispensiero.it/index.php?option=com_content&view=article&id=816&catid=816&Itemid=564

mercoledì 13 maggio 2009

LE IMPOSTURE DELLA RAI E DELLA STAMPA ITALIANA PER OCCULTARE I TRASCORSI NAZISTI DI PAPA RATZINGER


Ieri, 12 maggio 2009, la RAI e i quotidiani italiani hanno dato un'altra, ennesima, dimostrazione di come in Italia non esista un'informazione pubblica veritiera e corretta, ma un vero e proprio regime di "mistificazione della verità" per tutelare gli interessi di parte.
Chi ne ha beneficiato, nel caso specifico, è stato Papa Ratzinger che, ad onta dei suo trascorsi di nazista, è stato "riabilitato" dal portavoce del Vaticano, Padre Federico Lombardi, con la diffusione di notizie completamente FALSE che, guarda caso, sono state poi strombazzate e diffuse dalle reti della RAI e dai quotidiani italiani. Unica voce dissonante è stata quella della Reuters, che ha diffuso la VERITA' sui trascorsi hitleriani di Ratzinger, senza che la RAI o i mezzi di informazione italiani si siano sentiti in obbligo di riferirla ai sudditi "italioti".

Così ha titolato IL MESSAGGERO, 12 maggio 2009: “Lombardi: Papa non ha mai fatto parte della gioventù hitleriana”.
GERUSALEMME (12 maggio) - Il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ha ricordato che Joseph Ratzinger non ha mai fatto parte della gioventù hitleriana. «Il papa - ha detto padre Lombardi durante una conferenza stampa - non è mai stato nella Hitler jugend, che era un corpo di volontari fanatici, mai ne ha fatto parte, mai»....Lombardi ha dunque ricordato che il papa era un seminarista che a 16 anni fu arruolato di forza nel corpo degli ausiliari per la difesa aerea, come accadde allora a tutti i giovani tedeschi. «Si trattava - ha sottolineato - di una forza ausiliaria dell'esercito, non aveva niente a che fare con i nazisti e l'ideologia nazista»..... A una domanda se il papa si senta «offeso» dall' atteggiamento dei media nei confronti dei suoi discorsi, padre Lombardi ha osservato che Benedetto XVI «non è uno che reagisca in modo superficiale o immediato, è molto paziente e pronto ad ascoltare gli altri, ognuno può fare il suo discorso, certo sente che non è stato capito, io - ha aggiunto il portavoce - sento lo stesso, ma sappiamo cosa è il mondo e quali sono gli atteggiamenti, non si è sempre pronti a capire bene, a volte ci sono pregiudizi, e non tutti sono pronti a un atteggiamento di ascolto: a volte abbiamo l'impressione che non tutti» siano preparati sui temi di cui parlano.

Così ha titolato l'AGI (Agenzia Giornalistica Italiana), 12.5.2009:
PAPA: PORTAVOCE, FALSO CHE SIA STATO IN GIOVENTU' HITLERIANA

(AGI) - Gerusalemme, 12 mag. - "Il Papa non e' mai stato nella Hitler-Jugend" la gioventu' hitleriana, che era un "corpo di volontari fanatici". Lo ha affermato il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ricordando che "Joseph Ratzinger, all'epoca studiava in seminario, e a 16 anni e' stato arruolato di forza nel corpo ausiliario per la difesa delle citta' dai bombardamenti, come tutti i ragazzi della sua eta'". "Si trattava - ha ricordato - di una forza ausiliaria dell'esercito, non aveva niente a che fare con i nazisti e l'ideologia nazista". L'attuale Pontefice, ha aggiunto, "non ha niente a che fare con la violenza, e' una persona gentile e umile, dolce. Non e' mai stato contro gli ebrei".....

Così ha titolato ZENIT, un’agenzia internazionale di “informazione” no-profit” formata da “un’équipe di professionisti e volontari convinti della straordinaria ricchezza della Chiesa cattolica”:
Benedetto XVI non ha mai fatto parte della Gioventù hitleriana

Il portavoce lamenta informazioni errate o lacune informative

GERUSALEMME, martedì, 12 maggio 2009 (ZENIT.org).- Il portavoce della Santa Sede ha smentito che Benedetto XVI abbia fatto parte della "Hitlerjugend" (la Gioventù hitleriana), chiarendo alcune notizie pubblicate dai mezzi di informazione di Israele durante il suo pellegrinaggio.
P. Federico Lombardi, S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha spiegato questo martedì durante una conferenza stampa a Gerusalemme: "Ho letto una cosa non vera: il Papa non è mai, mai stato nella Hitlerjugend, che era un corpo di volontari fanatici e ideologici".
Benedetto XVI "non ha niente a che fare con la violenza, è una persona gentile e umile, dolce. Non è mai stato contro gli ebrei", ha spiegato il portavoce.
Il sacerdote ha sottolineato che il Papa in quel momento "era un seminarista che studiava teologia e, all'età di 16 anni, è stato coscritto nei corpi ausiliari della contraerea, come tutte le persone della sua età. Nulla a che vedere con la Hitlerjugend e l'ideologia nazista".
Il portavoce ha anche risposto alle critiche apparse sulla stampa israeliana e internazionale contro il Papa per non aver menzionato nel suo discorso al Memoriale di Yad Vashem i milioni di morti nell'Olocausto o la sua origine tedesca.
P. Lombardi ha spiegato che il Pontefice non può ripetere gli stessi concetti in ogni discorso. "Ha scelto il tema della memoria e ha sviluppato la questione dei nomi. Non è che dovesse fare un trattato sull'Olocausto. Della Germania, del suo passato e del nazismo ha già parlato altre volte. La mattina, inoltre, aveva già detto che ci sono sei milioni di ebrei morti che non possiamo dimenticare, che c'è ancora l'antisemitismo".
P. Lombardi ha rivelato che il Papa non si offende quando i mezzi di comunicazione alterano le sue parole.
"Non è uno che reagisca in modo superficiale o immediato, è molto paziente e pronto ad ascoltare gli altri, ognuno può fare il suo discorso. Certo sente che non è stato capito, io sento lo stesso, ma sappiamo cosa è il mondo e quali sono gli atteggiamenti. Non si è sempre pronti a capire bene, a volte ci sono pregiudizi, e non tutti sono pronti a un atteggiamento di ascolto", ha concluso.

Tutte queste FALSITA' sulla “non partecipazione” di Ratzinger alla gioventù hitleriana sono state smentite dalla REUTERS ITALIA con questo articolo del 12 maggio 2009:

Papa in Terra Santa, criticato in Israele
martedì 12 maggio 2009 21:25
di Philip Pullella e Jeffrey Heller
GERUSALEMME (Reuters) - Il portavoce ufficiale del Vaticano ha detto oggi che il tedesco Papa Benedetto XVI non è mai stato membro della gioventù di Hitler, mentre il disappunto di parte israeliana per la mancanza di emozione nelle sue dichiarazioni sull'Olocausto hanno marcato negativamente il suo primo viaggio in Terra Santa.
Il presidente del Parlamento israeliano Reuven Rivlin, facendo eco a molti suoi connazionali, ha accusato il Pontefice di aver mostrato distacco per il dramma degli ebrei sotto il regime nazista, e parlando di Papa Ratzinger lo ha definito "un tedesco che ha fatto parte della Gioventù Hitleriana e... dell'esercito di Hitler".
Padre Federico Lombardi, portavoce del Vaticano, ha negato in prima battuta che l'82enne Papa abbia mai fatto parte del movimento giovanile hitleriano. Ma quando i giornalisti gli hanno fatto notare che era stato lo stesso Ratzinger a scriverlo in un libro del 1996, ha spiegato che "è stato arruolato involontariamente nella Gioventù Hitleriana ma non ha avuto una partecipazione attiva".Nel libro "Il Sale della Terra", una raccolta di riflessioni religiose e autobiografiche del 1996, basato su interviste con il giornalista tedesco Peter Seewald, l'allora cardinale Joseph Ratzinger ha raccontato di essere stato automaticamente arruolato nella gioventù di Hitler.
Alla domanda se ne sia mai stato membro, l'attuale Papa rispose: "All'inizio non lo eravamo, ma poi quando nel 1941 l'ingresso nella gioventù di Hitler è diventato obbligatorio, mio fratello è stato obbligato ad arruolarsi. Io ero ancora troppo giovane, ma più avanti, quando ero in seminario, sono stato registrato nella gioventù di Hitler. Appena finito il seminario, ne sono uscito".
Ratzinger ha anche detto di aver fatto parte di batterie anti-aeree e di essere stato coscritto nella fanteria tedesca durante la guerra."La gioventù di Hitler era un corpo di volontari, ideologicamente e fanaticamente d'accordo con i nazisti", ha detto Lombardi. Il corpo ausiliario anti-aereo in cui il Papa era arruolato verso la fine della guerra "non aveva assolutamente niente a che fare con la gioventù di Hitler, con i nazisti, o con l'ideologia nazista", ha aggiunto il portavoce.
"E' importante dire ciò che è vero e non dire ciò che è falso su un argomento sensibile come questo".
La storia del corpo ausiliario anti-aerei, noto come "Flakhelfer", e quella della gioventù hitleriana, descrivono gli ausiliari come un'unità organizzata della Gioventù di Hitler.
INCONTRO DI TRE RELIGIONI
Il Pontefice, oggi descritto da un editorialista israeliano come "misurato, quasi freddo" durante la sua visita al memoriale dell'Olocausto di Yad Vashem, a Gerusalemme, ha pregato oggi al Muro del Pianto caro agli ebrei e ha visitato la Cupola della roccia, sacra per i musulmani, due luoghi al centro del conflitto israelo-palestinese.
Successivamente ha detto messa sotto le mura della Città Vecchia, nel giardino di Getsemani, davanti a centinaia di cattolici che hanno applaudito il discorso di benvenuto del patriarca di Gerusalemme, che ha parlato della "agonia del popolo palestinese" sotto l'occupazione.
In quello che sembra un tentativo di prendere le difese del Pontefice, il rabbino capo di Israele, Yona Metzger, ha detto di essere certo che il Pontefice condivida la preghiera che Papa Giovanni Paolo II ha lasciato al Muro del Pianto nove anni fa in cui chiedeva a Dio perdono per le sofferenze provocate agli ebrei nei secoli.
Nella sua preghiera lasciata in una fessura nel Muro del Pianto, quello che resta di un tempio dell'era romanica considerato il luogo più importante del giudaismo, Benedetto XVI ha parlato in generale della "sofferenza e della pena di tutte le vostre genti nel mondo" a ha pregato per la pace in Medio Oriente.
Alla Cupola della roccia il Papa ha incontrato il Gran Mufti, alta autorità religiosa musulmana palestinese, e ha ricordato le origini comuni del Giudaismo, dell'Islam e del Cristianesimo.
La Cupola è stata eretta nel punto in cui tutte le tre grandi religioni monoteistiche credono che Abramo abbia preparato il sacrificio di suo figlio a Dio, che non fu ucciso perché un angelo gli fermò il braccio.
In quel punto, re Salomone e i suoi successori costruirono templi ebraici prima che i romani radessero al suolo il Secondo Tempio nel 70 avanti Cristo e gli ebrei iniziassero la diaspora.
Nel settimo secolo, i conquistatori islamici costruirono lì la prima Cupola, nel posto in cui i musulmani credono che Maometto sia asceso al cielo. La zona circostante, che comprende anche la moschea di al-Aqsa, è al centro di una disputa da quando l'esercito di Israele ha conquistato Gerusalemme Vecchia nel 1967.
Quando il leader israeliano Ariel Sharon è andato su quello che gli ebrei chiamano il Monte del Tempio nel 2000, la rabbia dei palestinesi è sfociata in scontri sanguinosi, la cosiddetta Intifada, durati per anni contro l'occupazione. Sharon poi divenne primo ministro.
STRASCICO DI POLEMICHE
Facendo riferimento alla sua militanza da adolescente nell'esercito nazista e nella gioventù di Hitler, il presidente del Parlamento Rivlin ha rimproverato il Pontefice per il suo discorso di ieri allo Yad Vashem, che ricorda i sei milioni di ebrei uccisi nell'Olocausto nazista.
"E' venuto e ci ha parlato come se fosse uno storico, qualcuno che osserva da fuori, su qualcosa che potrebbe non essere successo", ha detto Rivlin in un'intervista a Radio Israele.
A Yad Vashem il Pontefice ha parlato dell'"orribile tragedia della Shoah", il termine ebraico che sta per Olocausto, ma ha deluso alcuni leader religiosi ebrei secondo i quali avrebbe dovuto scusarsi come tedesco e cristiano per il genocidio.
A proposito delle critiche suscitate dalle parole del Papa al museo Yad Vashem, Lombardi ha detto che il Pontefice ha affrontato la questione della sua nazionalità molte volte in passato, in particolare durante la visita al campo di concentramento di Auschwitz nel 2006.
"Non ritiene ogni volta di dover ripetere, in tutti i discorsi, tutti i punti sulla tragedia dell'Olocausto", ha detto Lombardi.