“Miracoli” dell’estate 2018: a Genova crolla il ponte Morandi nella vigilia della festa della Beata Vergine Immacolata Maria, Assunta in Cielo, e a Bologna crolla il calcavia della tangenziale di Bologna dopo l’incendio e l’esplosione di un TIR carico di GPL.
Nonostante l’afoso clima di questa torrida estate del 2018,
il Buon Dio e i suoi solerti aiutanti (Mamma Miryam e i circa 7.879.543.240 Santi già assunti in Paradiso) non hanno abbassato la guardia ed hanno
seguitato a dispensare prodigiosi “miracoli” al Popolo della Repubblica
Pontificia Italiana, uno dei più devoti del Pianeta Terra.
Dapprima c’è stato il “miracolo” del TIR che trasportava GPL
il quale, dopo aver tamponato sulla tangenziale di Bologna un altro TIR che
trasportava liquidi infiammabili, è esploso provocando il crollo di una
porzione di cavalcavia, 1 morto, 145 feriti e decine di milioni di euro di
danni.
Come “argutamente” evidenziato dall’illustre teologo, nonché
Arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi [il cui stipendio gli viene elargito dal Popolo italiota col prelievo
dell’8 per mille imposto dal 1984 sull’IRPEF dall’accoppiata Bettino Craxi-Giulio
Tremonti: n.d.r.], il disastro di Bologna è stato un
vero e proprio “miracolo”: infatti -a ben vedere- “solo una manciata di persone risultano in
gravi condizioni (nessuna è in pericolo di vita) e, dato ancor più
sorprendente, alla fine si è contato appena un morto”.
Il che dimostra -come autorevolmente affermato dal teologo Arcivescovo
di Bologna Matteo Zuppi- che “In
tangenziale c’è stato l’intervento della Provvidenza di Dio: un dono, una
protezione”. E di questo “dono” e di questa “protezione” i Bolognesi e l’intero
Popolo degli Italioti debbono essere ben grati, fieri e riconoscenti. Di più:
gli Italioti -Salvini e Di Maio in testa- dovrebbero rivolgere insistenti preghiere
quotidiane affinché il Buon Dio dispensi altre catastrofi
apocalittiche, magari soltanto con poche decine di morti e poche migliaia di feriti
gravi e solo con qualche miliardo di euro di danni.
L’Alto Prelato Teologo felsineo Matteo Zuppi, interpellato
sul “miracolo della tangenziale di
Bologna” (https://www.quotidiano.net/cronaca/incidente-bologna-1.4080793), ha
“illuminato
il mistero di questa immane catastrofe con la lampada della fede”,
facendoci sapere -a noi poveri atei ignoranti di cose divine- che “la
casualità è soltanto il travestimento assunto da un Dio che vuole passeggiare
in incognito per le strade del mondo”, rievocando le argute parole del Suo Collega Teologo Cardinale Giacomo Biffi, le quali integrano un vero capolavoro di logica serrata.
Detto in termini più prosaici, sulla tangenziale di Bologna si è realmente verificato un “miracolo”, perché è provato dalla "scienza" della "teologia" che il Buon Dio, con la sua imperscrutabile bontà, onnipotenza
e onniscienza, “ha fatto sì che morisse soltanto una persona e che vi fossero soltanto
145 feriti e soltanto alcune decine di milioni di euro di danni”.
Certo, qualcuno potrebbe obiettare che era forse “meglio”
che il Buon Dio avesse utilizzato la sua infinita bontà, onnipotenza ed onniscienza per evitare il tamponamento e, quindi, il morto, i 145 feriti e la catastrofe che ha provocato decine di milioni di euro di danni: ma si tratta di obiezione che può essere mossa solo
da laidi e faziosi razionalisti atei perché, come il dotto ed ispirato Teologo
Arcivescovo di Bologna ci ha fatto sapere nell’intervista, “in quella
che chiamiamo, anche comunemente, fortuna, i credenti in Dio colgono la
Provvidenza, un dono del Signore, la cui presenza dovremmo riuscire ad
avvertire in ogni cosa, compreso il dolore. Ossia anche quando il dono
purtroppo non c’è. Siamo davanti al mistero della croce di Dio che non manda, né vuole il male nel mondo, ma con la sofferenza ci aiuta a capire la nostra.”
Affermazioni, queste, che risulteranno particolarmente gradite al morto, ai
suoi congiunti, e ai 145 ustionati della catastrofe della tangenziale, di cui
molti in stato gravissimo, i quali si riempiranno di gaudio nel leggere queste “perle
di saggezza teologica”. Magari decideranno di “ringraziare” il buon Dio dell’Arcivescovo
Zuppi per i “doni” della morte e delle ustioni loro dispensati, dispensando cospicue elargizioni di danaro alla Chiesa, rivolgendo preghiere quotidiane per essere colpiti da altre disgrazie e facendo pellegrinaggi nei circa 800.000.000.000 di sacri luoghi di
culto disseminati sul Pianeta.
In fondo è giusto che i “credenti” considerino un vero e
proprio “privilegio” quello di essere “destinatari” -da parte del loro Buon Dio-
dei “doni” di essere arsi vivi o di subire gravissime ustioni. Anzi, sembra che anche l’Arcivescovo
Matteo Zuppi -dando granitica dimostrazione di coerenza- si sia rammaricato di
non aver ricevuto dal Buon Dio il dono di essere arso vivo o ustionato gravemente in occasione della catastrofe della tangenziale di Bologna. E' per questo che ha rivolto al
suo Buon Dio la “preghiera” di ricevere almeno in futuro il “dono” di essere
coinvolto in qualche catastrofe o, magari, di ammalarsi di una simpatica
malattia che lo conduca lentamente, dopo atroci sofferenze, alla morte. In
fondo per il Papa, la Chiesa e la folta schiera di Teologi (emeriti e non
emeriti) ciò che DEVE contare per TUTTI gli uomini (credenti o non credenti) è “soffrire” il più possibile in questa vita terrena, perché la “sofferenza”
è un “dono di Gesù L'Unto” di cui TUTTI -credenti e non- dobbiamo essergli “grati”.
Questa sofferenza terrena ha già garantito a miliardi di credenti della specie homo
sapiens di poter accedere al “dono” della “vita eterna”: un dono che è però rigorosamente
riservato, secondo le sacre scritture, solo ai poveri di spirito, cioè ai creduloni
e agli imbecilli.
Ma veniamo al secondo “miracolo”
della torrida estate del 2018, e cioè al crollo del Ponte Morandi di Genova.
Anche qui un altro devoto -e cioè il Vice Premier
Matteo Salvini- rispondendo ad un’intervistatrice della RAI in merito all’immane
catastrofe del crollo del ponte Morandi, ha detto che questo è il momento della
"preghiera". Ovviamente l’intervistatrice
della RAI si è ben guardata dal chiedere al Ministro degli Interni “a CHI doveva essere rivolta la PREGHIERA”
(Zeus, Odino, Dio Po, Madonna, Padre Pio etc.) e “QUALI DESIDERI dovevano essere espressi con questa PREGHIERA”.
Nulla da rimproverare alla giornalista per queste omesse domande perché, anche
a voler supporre che avesse le capacità logico-cognitive per farle, non
si poteva certo pretendere un atto di eroismo: se le avesse fatte, sarebbe
stata linciata e licenziata in tronco.
Resta dunque il dubbio che il nostro Augusto Ministro Matteo
Salvini, da fervente buon cristiano qual è, intendesse rivolgere una
"preghiera" al suo "buon" Dio Uno e Trino” (oppure a sua
madre immacolata beata vergine assunta in cielo) per ringraziarli di aver limitando la carneficina genovese a soli 52 morti -di cui tre
minorenni- consentendo, sempre con la sua infinita bontà e provvidenza, che alcune persone
venissero salvate. Forse il Ministro degli interni e l’intera Stampa italiana (ma
anche l’Arcivescovo felsineo Matteo Zuppi) grideranno nei prossimi giorni al “miracolo!!”, magari perché la “mano del buon
Dio” ha bloccato un camion facendolo arrestare dieci metri prima della
voragine, oppure perché il Buon Dio non ha fatto schiantare il ponte quando
sotto transitavano dei treni, limitando così il numero delle vittime.
Gridiamo dunque sin da ora tutti in coro: “Miracolo!! Miracolo a Genova!!” E lo
possiamo legittimamente fare perché supportati dalla teologia ufficiale della Chiesa e dei
vari Papi, arcivescovi e cardinali, che ci hanno insegnato e seguitano ad insegnarci
che “in
quella che chiamiamo, anche comunemente, fortuna, i credenti in Dio colgono la
Provvidenza, un dono del Signore, la cui presenza dovremmo riuscire ad
avvertire in ogni cosa, compreso il dolore, ossia anche quando il dono
purtroppo non c’è” e che "siamo davanti al mistero della croce di Dio che non manda, né vuole il male nel mondo, ma con la sofferenza ci aiuta a capire la nostra".
E allora ben vengano, a iosa, questi “miracoli” che
dimostrano l’esistenza del buon Dio e della Divina Provvidenza. E la smettano
il Matteo Salvini, il Di Maio e il Presidente Mattarella a reclamare giustizia
ed accertamenti sulle “responsabilità” di chi ha fatto sì che il ponte Morandi
crollasse: per i veri credenti d.o.c. queste
catastrofi sono da imputare alla volontà della “Divina Provvidenza” e si
tratta anzi di “doni” del Signore, di cui i credenti italiani dovrebbero essere fieri e grati. Vogliamo dunque “processare” la Divina Provvidenza? Sarebbe pura blasfemia.
“Preghi” dunque il fervente cristiano Matteo Salvini il suo Buon Dio, acciocché riservi anche a lui il privilegio di ricevere il “dono” di rimaner
schiacciato -a mo' di piadina- nel prossimo crollo di un altro ponte
autostradale: magari in compagnia dell’omonimo correligionario Arcivescovo di
Bologna.