Con sentenza n. 6626/2020, depositata il 20 febbraio 2020, la
Terza Sezione penale della Cassazione ha respinto il ricorso della Procura di
Agrigento confermando il provvedimento del GIP del Tribunale di Agrigento che
aveva respinto la richiesta di convalida dell’arresto di Carola Rackete operato
dalla Guardia di Finanza per il presunto “speronamento” di una “nave da guerra”
attuato allo scopo di far scendere a terra dei naufraghi.
La sentenza della Corte n. 6626/2020, al pari del
provvedimento del GIP di Agrigento, si connota per l’affermazione di
elementari principi giuridici di diritto internazionale che dovrebbero far
parte del minimo bagaglio culturale e di civiltà che gli Stati moderni e
democratici dovrebbero possedere.
In particolare TUTTI (sia i cittadini ma, ancor prima i
Legislatori e i Poteri Istituzionali che governano gli Stati) dovrebbero sapere
che DOPO gli orrori della seconda guerra mondiale sono state approvate e sottoscritte
delle Convenzioni Internazionali che riconoscono e garantiscono i cosiddetti “diritti
e libertà individuali” dei singoli esseri umani: diritti e libertà che -come
argutamente sottolineato da Norberto Bobbio- preesistono agli Stati stessi e debbono essere tutelati e
rispettati dagli Stati, pena l’irrogazione di sanzioni e risarcimento ad opera
di Tribunali Internazionali.
Tra questi diritti -che non possono essere violati dagli Stati
perché preesistenti agli Stati stessi- spiccano quelli alla vita, alla non
tortura, all’equo processo penale, civile ed amministrativo, alla libertà di
pensiero, di opinione e di critica, alla libertà di religione, sia in senso
positivo che negativo, al matrimonio, all’istruzione, alla proprietà, al rispetto
della vita familiare e alla segretezza della corrispondenza, alla libertà di
riunione e di associazione, etc. etc.
La conseguenza giuridica più importante della “preesistenza”
dei diritti umani “inviolabili” rispetto agli Stati sta nel fatto che i singoli
cittadini possono legittimamente rifiutarsi di subire la loro lesione
(cosiddetta “autotutela” o “autodifesa”) e, allo stesso tempo, qualsiasi
dipendente o funzionario dello Stato può altrettanto legittimamente rifiutarsi
di ledere i diritti inviolabili altrui, anche in presenza di leggi o di altri
atti che impongano questi comportamenti più o meno criminali. Ad esempio, un
militare potrebbe legittimamente rifiutarsi di richiudere gli ebrei, gli omosessuali
o i rom nei ghetti o nei campi di concentramento e, magari, di sterminarli
nelle camere a gas, anche in presenza di leggi o di atti amministrativi che
impongano loro tali comportamenti. E per questi comportamenti di “rifiuto” non
potrebbero subire alcuna sanzione che, se irrogata, esporrebbe lo Stato all’obbligo
del risarcimento.
Alla luce di questi principi appare ben chiaro che Carola Rackete nient’altro ha fatto se non adempiere ad un dovere di soccorso di naufraghi che
l’autorizzava, anche con la forza, a farli sbarcare, sottraendoli ad atti
criminali e lesivi di diritti umani posti in essere da “rappresentanti” delle
cosiddette “Istituzioni Italiane”.
Onore e rispetto, dunque, a Carola Rackete e al suo coraggio
civico: ed altrettanto onore e rispetto alla Corte di Cassazione che ha
sostanzialmente fatto applicazione di questi banali principi di civiltà
giuridica, che possono essere messi in discussione soltanto da barbari o da
imbecilli a denominazione di origine controllata, certificati ISO 2000 e
marchiati CE.
Per la cronaca riporto il commento alla sentenza della
Cassazione da parte del vice ispettore alla questura di Grosseto Silvia Bocci, pubblicato
sul suo profilo facebook:
“È inutile che vi sforziate di dare dignità a questa lurida
zecca di sinistra per avere visibilità: è solo una terrorista che farà la fine
che merita e voialtri siete una pletora di mummie, completamente
decontestualizzate dalla vita reale, talmente adusi a spaccare il capello in 4
da dimenticare pure di che cosa state parlando. Questa troia ha speronato una
motovedetta della Guardia di Finanza, cioè pubblici ufficiali, onesti e fedeli
alle istituzioni. E gli “ospiti” di questa povera stronza non fuggono da un
cazzo di niente. Coglioni”.