mercoledì 20 maggio 2009

LA CAMPAGNA DELL'UAAR SUGLI ATEOBUS CENSURATA DAL REGIME CATTOFASCISTA ITALIANO

Pubblico, qui di seguito, l'annuncio che l'UAAR è stato costretto a pubblicare a sue spese su Repubblica, 17 maggio 2009, per sopperire alle deliranti censure che hanno impedito l'esercizio del diritto di informazione e di libertà di religione e di pensiero dell'associazione più rappresentativa degli atei italiani.


PER FAR CIRCOLARE QUESTO BUS, ABBIAMO DOVUTO METTERLO SULLA PAGINA CHE STATE LEGGENDO

C'era una volta l'ateobus. Forse lo ricorderete: l'Unione degli Atei e degli Agnostici razionalisti aveva prenotato uno spazio su un autobus genovese per dare agli italiani una buona novella, dal suo punto di vista. E cioè che Dio non esiste, e che non ne abbiamo bisogno. A ben considerare, era un messaggio di fiducia nell'Uomo. Gli atei e gli agnostici pensavano di avere il diritto di esprimere la loro opinione, affermando la non-esistenza di Dio, quando la sua esistenza viene reclamizzata ogni giorno da due mila anni: sui muri, sui libri, nelle chiese ma anche nelle aule delle scuole pubbliche e in quelle del tribunali. Avevano anche lanciato con successo una campagna di sottoscrizione. Ma si illudevano: con una interpretazione preventiva del Codice di Autodisciplina Pubblicitario, è stato impedito che quel messaggio venisse scritto sugli autobus. La scusa ufficiale è stata che quel messaggio avrebbe offeso "le convinzioni religiose dei cittadini". Addirittura, in un'altra occasione, è stato chiesto di eliminare la frase: "Liberi di non credere in Dio". Chiarendo così una volta per tutte che nessuno è libero di non credere. E' strano: le convinzioni dei non credenti meritano rispetto quanto quelle dei credenti, eppure l'esistenza di Dio si può proclamare senza offendere nessuno, e la sua non-esistenza no. Davvero la fede dei credenti è tanto fragile che possono sentirsi "offesi" da una verità diversa dalla loro?
Il punto è che parlare di certe cose in Italia non è possibile. E'possibile in tanti altri Paesi, dove i bus atei hanno circolato liberamente. E' stato possibile in Inghilterra, e perfino nella cattolicissima Spagna. E - per la cronaca - lo stesso slogan rifiutato in Italia è stato considerato accettabilissimo dalla corrispondente autorità pubblicitaria inglese. Ma in Italia no, non si può. Forse qualcuno pensa che gli italiani non siano abbastanza maturi per certi discorsi, con tanti saluti alla libertà di espressione garantita dalla Costituzione.
Eppure gli atei e gli agnostici italiani esistono, sono tanti (tra i sette e i dieci milioni, secondo i sondaggi) e non vogliono offendere nessuno. Con rare accezioni, sono persone garbate e ragionevoli. Vorrebbero soltanto riflettere, e far riflettere, su alcuni temi che nel nostro Paese sono ancora tabù: gli ingiustificati privilegi della Chiesa Cattolica, l'esistenza di una "etica laica" non discendente dai dieci comandamenti, la pesante ingerenza del clero - in violazione del Concordato - in materie che dovrebbero essere decise da parlamentari eletti dai cittadini, e non da vescovi nominati dal papa. E denunciare la pessima informazione che viene servita agli italiani, allo scopo di mantenere questi privilegi, che pochissimo hanno a che fare con la spiritualità.
L'otto per mille, per esempio. Pochi sanno che non scegliendo una destinazione dell'otto per mille, la quota relativa viene comunque distribuita in proporzione alle scelte espresse. Questo vuol dire che con solo il 35 delle scelte effettive, la Chiesa Cattolica incassa l'87% dell'otto per mille di tutti gli italiani. Quasi un miliardo di euro, di cui soltanto un misero 20 viene destinato a "interventi caritativi in Italia e nel Terzo Mondo, quelli che si vedono negli spot mandati in onda in TV in questi giorni. Se tutti gli italiani lo sapessero, forse sceglierebbero diversamente (magari lo Stato, se fossero informati che il suo otto per mille sarà destinato alla ricostruzione in Abruzzo). E c'era bisogno del caso Englaro, per accorgersi che un diritto sancito da un tribunale dello Stato oggi può essere ostacolato da una Chiesa che impone a tutti - credenti e non credenti - una concezione della vita che di umano ha ben poco?
Gli atei e gli agnostici italiani, in fin dei conti, fanno una battaglia di giustizia e di libertà. Perché ognuno possa sentirsi libero di credere o di non credere, senza vedere la propria esistenza regolata obbligatoriamente da una religione, che per giunta è costretto a finanziare. È una battaglia che dovrebbe essere di tutti. Anche tua.

uaar.it - Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti
Liberi di non credere

2 commenti:

Danx ha detto...

Ogni giorno il Papa compare nei TG e nei giornali.
Perchè non passa mai nessuno ateo per gli almeno 7 milioni italiani atei?
L'Uaar dovrebbe fermamente protestare contro la Rai!

luigitosti ha detto...

L'UAAR dovrebbe non solo protestare ma anche chiedere di avere spazi televisivi sulle reti publbiche al pari dei cattolici, chiedere di insegnare ateismo nelle scuole pubbliche al pari dei cattolici, chiedere di partecipare alla destinazione dell'8 per mille, al pari dei cattolici, di affiggere i suoi simboli nei tribunali, nelle scuole e negli ospedali, al pari dei cattolici. E questo perché la Costituzione e la Convenzione per la salvaguardia dei diritti del'uomo stabilisce che tutti siamo uguali, senza distinzione di religione o credo, sicché gli atei debbono avere gli stessi diritti accordati ai credenti.
Non mi sembra, però, che l'UAAR abbia capito che questa è la strada da percorrere per poter poi iniziare battaglie legali nel momento in cui vi siano dei dinieghi. Basta dire che molti soci dell'UAAR mi hanno criticato, sostenendo che mi ero meritato le condanne penali perché mi ero rifiutato indebitamente di servire gli utenti, che reclamavano giustizia.