lunedì 21 settembre 2009

IL RODODENDRO DEL CRISTOFAGO CAMILLO LANGONE





Segnalo -come esempio di sublime livello scientifico- l'articolo pubblicato il 20.9.2009 sul quotidiano Libero a firma del cristofago Camillo Langone che, còlto da accesso biliare per i progressi della scienza, attacca Piero Angelo, gli atei e Dànilo Mainardi sfogando la sua "rabbia" con la penna, pardòn con il pennello marca Cinghiale. Buona lettura.



(Nota: Camillo Langone è stato candidato, in seguito alla pubblicazione del suo monumentale Trattato sulla "Guida alle messe", ai premi Nobel 2009 per la Fisica, la Matematica, la Biologia, la Chimica, l'Astrofisica, la Medicina, l'Ingegneria, la Letteratura e la Poesia, nonché insignito della carica di Gran Commendatore dal Presidente della Repubblica Napolitano).




Pubblicato il giorno: 20/09/09
Al Castello Cavour di Sàntena, provincia di Torino, si incontrano oggi due dei più grandi sopravvalutati della storia italiana: Piero Angela e il padrone di casa, Camillo Benso. Al noto personaggio televisivo viene conferito il premio intitolato al noto personaggio politico, consistente in una copia dei noti occhialetti appartenuti al primo presidente del consiglio del Regno d’Italia. Giusto, bisognava pensarci prima, il diavolo li ha fatti e bisognava solo accoppiarli: entrambi accaniti anticattolici, entrambi feroci riduzionisti, il primo riducendo l’uomo al suo corpo, convincendoci a forza di documentari che siamo bestie casualmente capaci di comporre le Variazioni Goldberg, il secondo riducendo l’Italia alla sua unità politica, convincendoci a forza di guerre che le tasse e il parlamento contano più di Dante e Michelangelo.
Ma non voglio impelagarmi in un articolo revisionistico, da qui al 2011 del centocinquantennale ce ne saranno tante di occasioni ghiotte. Anche perché, fra i due, il vero intoccabile è Angela: è lui il Garibaldi della situazione, quello di cui è vietato parlare male. Francamente non ho mai capito perché. Ero un ragazzino quando i miei amici, dei giovinastri dediti alla droga e al rock’n’roll, parlavano di “Quark” con voce estasiata. Forse, grazie agli allucinogeni di cui facevano ampio uso, nel piccolo schermo vedevano cose che io non riuscivo a scorgere. A me, più o meno sobrio, Angela faceva solo sbadigliare, lui e i suoi animali, lui e i suoi pianeti, lui e i suoi esperimenti. Lo trovavo interessante come il manuale di istruzioni di una fotocopiatrice. Poi sono diventato grande e ha cominciato a farmi innervosire, quando l’ho scoperto ateista, darwinista e familista oltre che portatore di inconcepibili calzini bianchi.
Comincerei dal fondo, no, non dai calzini, gaffe estetica che in fondo lo rende quasi umano, bensì dal familismo praticato da un miscredente piemontese che si comporta come un disdicevole, prescientifico cattolico calabrese: piazzando il figlio in trasmissione fino a fargli ereditare la bottega. Alberto Angela non ha bisogno di presentazioni, è quel giovanotto barbuto che sembra fare televisione per sordomuti, gesticolando come dovesse farsi intendere non da italiani ma da indigeni dell’Amazzonia senza contatti con la civiltà. Un comico naturale: quando dice “grande” allarga le braccia fin quasi a slogarsele, quando dice “alto” solleva la mano sopra la testa e non si capisce se il ritardato è lui o chi lo sta a vedere. Il figlio, su suggestione paterna, si è spinto ai quattro angoli del globo per cercare l’anello mancante fra la scimmia e l’uomo, ovviamente non l’ha trovato ma in compenso ci ha ricavato millanta puntate. Una ditta ben affiatata.
L’ideologia della famiglia Angela è il darwinismo estremo, l’evoluzionismo secondo il quale, copula oggi e copula domani, da una coppia di ornitorinchi uscirà Miss Italia. «Senza questa visione si rimane alla cultura della caciotta» ha dichiarato Piero il futurista, come se noi amanti del formaggio fossimo colpevoli di ogni arretratezza. A parte gli scherzi, Angela essendo un integralista del metodo scientifico si impicca con la sua stessa corda: se un fenomeno per essere credibile deve poter essere riprodotto in laboratorio, l’evoluzione della specie è plausibile come l’esistenza degli unicorni.
Infine l’ateismo: durante la sua pluridecennale carriera ha invitato innumerevoli volte in trasmissione i fanatici dell’UAAR, l’Unione Atei e Agnostici Razionalisti che organizza sbattezzi e riempie di scritte gli ateobus, primo fra tutti l’etologo Danilo Mainardi, un altro fissato con l’idea che l’uomo è uno scimpanzé leggermente meno appassionato di banane.
Ma perché mi scaldo tanto con un vecchio positivista alle soglie della pensione? Perché a furia di premi e alti riconoscimenti (è inoltre commendatore e grande ufficiale) non vorrei che un uomo fazioso e sempre teso ad abbassare il valore della vita umana diventasse un padre della Patria, invadendo in futuro la toponomastica proprio come ha fatto Cavour: corso Piero Angela, piazza Piero Angela… Siccome nessuno è eterno (quark siamo e quark ritorneremo) il pericolo c’è.


2 commenti:

Stesang ha detto...

Ma che ignorante questo "don" Camillo. Esortarlo a studiare un pochetto prima di sparare cantonate su temi totalmente fuori dalla sua portata è certamente vano. Direi che è addirittura ben peggio di un cattolico medio! Ma d'altronde si muove liberamente nel suo habitat naturale: le pagine de "il foglio" piuttosto che quelle del "giornale" i cui lettori certo apprezzeranno cotanto acume. Al contrario io apprezzo molto le pagine di questo blog, di autore ben noto e stimato, ma scovato solo ieri nei meandri della rete. Certamente gli dedicherò visite assidue. Saluti.

luigitosti ha detto...

La ringrazio per l'apprezzamento, Spero che il regime discretamente liberticida che impera in questa Colonia del Vaticano consenta ancora a me e ad altri (sudditi) di manifestare il pensiero e le opinioni, senza incappare in censure e ritorsioni.