domenica 23 febbraio 2020

Sea Watch: Cassazione bacchetta Stato Italiano per l'arresto illegale di Carola Rackete (di Luigi Tosti)




Con sentenza n. 6626/2020, depositata il 20 febbraio 2020, la Terza Sezione penale della Cassazione ha respinto il ricorso della Procura di Agrigento confermando il provvedimento del GIP del Tribunale di Agrigento che aveva respinto la richiesta di convalida dell’arresto di Carola Rackete operato dalla Guardia di Finanza per il presunto “speronamento” di una “nave da guerra” attuato allo scopo di far scendere a terra dei naufraghi.
La sentenza della Corte n. 6626/2020, al pari del provvedimento del GIP di Agrigento, si connota per l’affermazione di elementari principi giuridici di diritto internazionale che dovrebbero far parte del minimo bagaglio culturale e di civiltà che gli Stati moderni e democratici dovrebbero possedere.
In particolare TUTTI (sia i cittadini ma, ancor prima i Legislatori e i Poteri Istituzionali che governano gli Stati) dovrebbero sapere che DOPO gli orrori della seconda guerra mondiale sono state approvate e sottoscritte delle Convenzioni Internazionali che riconoscono e garantiscono i cosiddetti “diritti e libertà individuali” dei singoli esseri umani: diritti e libertà che -come argutamente sottolineato da Norberto Bobbio- preesistono agli Stati stessi e debbono essere tutelati e rispettati dagli Stati, pena l’irrogazione di sanzioni e risarcimento ad opera di Tribunali Internazionali.
Tra questi diritti -che non possono essere violati dagli Stati perché preesistenti agli Stati stessi- spiccano quelli alla vita, alla non tortura, all’equo processo penale, civile ed amministrativo, alla libertà di pensiero, di opinione e di critica, alla libertà di religione, sia in senso positivo che negativo, al matrimonio, all’istruzione, alla proprietà, al rispetto della vita familiare e alla segretezza della corrispondenza, alla libertà di riunione e di associazione, etc. etc.
La conseguenza giuridica più importante della “preesistenza” dei diritti umani “inviolabili” rispetto agli Stati sta nel fatto che i singoli cittadini possono legittimamente rifiutarsi di subire la loro lesione (cosiddetta “autotutela” o “autodifesa”) e, allo stesso tempo, qualsiasi dipendente o funzionario dello Stato può altrettanto legittimamente rifiutarsi di ledere i diritti inviolabili altrui, anche in presenza di leggi o di altri atti che impongano questi comportamenti più o meno criminali. Ad esempio, un militare potrebbe legittimamente rifiutarsi di richiudere gli ebrei, gli omosessuali o i rom nei ghetti o nei campi di concentramento e, magari, di sterminarli nelle camere a gas, anche in presenza di leggi o di atti amministrativi che impongano loro tali comportamenti. E per questi comportamenti di “rifiuto” non potrebbero subire alcuna sanzione che, se irrogata, esporrebbe lo Stato all’obbligo del risarcimento.
Alla luce di questi principi appare ben chiaro che Carola Rackete nient’altro ha fatto se non adempiere ad un dovere di soccorso di naufraghi che l’autorizzava, anche con la forza, a farli sbarcare, sottraendoli ad atti criminali e lesivi di diritti umani posti in essere da “rappresentanti” delle cosiddette “Istituzioni Italiane”.
Onore e rispetto, dunque, a Carola Rackete e al suo coraggio civico: ed altrettanto onore e rispetto alla Corte di Cassazione che ha sostanzialmente fatto applicazione di questi banali principi di civiltà giuridica, che possono essere messi in discussione soltanto da barbari o da imbecilli a denominazione di origine controllata, certificati ISO 2000 e marchiati CE.
Per la cronaca riporto il commento alla sentenza della Cassazione da parte del vice ispettore alla questura di Grosseto Silvia Bocci, pubblicato sul suo profilo facebook:

È inutile che vi sforziate di dare dignità a questa lurida zecca di sinistra per avere visibilità: è solo una terrorista che farà la fine che merita e voialtri siete una pletora di mummie, completamente decontestualizzate dalla vita reale, talmente adusi a spaccare il capello in 4 da dimenticare pure di che cosa state parlando. Questa troia ha speronato una motovedetta della Guardia di Finanza, cioè pubblici ufficiali, onesti e fedeli alle istituzioni. E gli “ospiti” di questa povera stronza non fuggono da un cazzo di niente. Coglioni”.

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