mercoledì 15 agosto 2018

I “MIRACOLI” delle CATASTROFI del ponte Morandi e della tangenziale di Bologna (di Luigi Tosti)





“Miracoli” dell’estate 2018: a Genova crolla il ponte Morandi nella vigilia della festa della Beata Vergine Immacolata Maria, Assunta in Cielo, e a Bologna crolla il calcavia della tangenziale di Bologna dopo l’incendio e l’esplosione di un TIR carico di GPL.
Nonostante l’afoso clima di questa torrida estate del 2018, il Buon Dio e i suoi solerti aiutanti (Mamma Miryam e i circa 7.879.543.240 Santi già assunti in Paradiso) non hanno abbassato la guardia ed hanno seguitato a dispensare prodigiosi “miracoli” al Popolo della Repubblica Pontificia Italiana, uno dei più devoti del Pianeta Terra.
Dapprima c’è stato il “miracolo” del TIR che trasportava GPL il quale, dopo aver tamponato sulla tangenziale di Bologna un altro TIR che trasportava liquidi infiammabili, è esploso provocando il crollo di una porzione di cavalcavia, 1 morto, 145 feriti e decine di milioni di euro di danni.
Come “argutamente” evidenziato dall’illustre teologo, nonché Arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi [il cui stipendio gli viene elargito dal Popolo italiota col prelievo dell’8 per mille imposto dal 1984 sull’IRPEF dall’accoppiata Bettino Craxi-Giulio Tremonti: n.d.r.], il disastro di Bologna è stato un vero e proprio “miracolo”: infatti -a ben vedere-  solo una manciata di persone risultano in gravi condizioni (nessuna è in pericolo di vita) e, dato ancor più sorprendente, alla fine si è contato appena un morto”.
Il che dimostra -come autorevolmente affermato dal teologo Arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi- che “In tangenziale c’è stato l’intervento della Provvidenza di Dio: un dono, una protezione”. E di questo “dono” e di questa “protezione” i Bolognesi e l’intero Popolo degli Italioti debbono essere ben grati, fieri e riconoscenti. Di più: gli Italioti -Salvini e Di Maio in testa- dovrebbero rivolgere insistenti preghiere quotidiane affinché il Buon Dio dispensi altre catastrofi apocalittiche, magari soltanto con poche decine di morti e poche migliaia di feriti gravi e solo con qualche miliardo di euro di danni.
L’Alto Prelato Teologo felsineo Matteo Zuppi, interpellato sul “miracolo della tangenziale di Bologna” (https://www.quotidiano.net/cronaca/incidente-bologna-1.4080793), ha “illuminato il mistero di questa immane catastrofe con la lampada della fede”, facendoci sapere -a noi poveri atei ignoranti di cose divine- che “la casualità è soltanto il travestimento assunto da un Dio che vuole passeggiare in incognito per le strade del mondo”, rievocando le argute parole del Suo Collega Teologo Cardinale Giacomo Biffi, le quali integrano un vero capolavoro di logica serrata.
Detto in termini più prosaici, sulla tangenziale di Bologna si è realmente verificato un “miracolo”, perché è provato dalla "scienza" della "teologia" che il Buon Dio, con la sua imperscrutabile bontà, onnipotenza e onniscienza, “ha fatto sì che morisse soltanto una persona e che vi fossero soltanto 145 feriti e soltanto alcune decine di milioni di euro di danni”.
Certo, qualcuno potrebbe obiettare che era forse “meglio” che il Buon Dio avesse utilizzato la sua infinita bontà, onnipotenza ed onniscienza per evitare il tamponamento e, quindi, il morto, i 145 feriti e la catastrofe che ha provocato decine di milioni di euro di danni: ma si tratta di obiezione che può essere mossa solo da laidi e faziosi razionalisti atei perché, come il dotto ed ispirato Teologo Arcivescovo di Bologna ci ha fatto sapere nell’intervista, “in quella che chiamiamo, anche comunemente, fortuna, i credenti in Dio colgono la Provvidenza, un dono del Signore, la cui presenza dovremmo riuscire ad avvertire in ogni cosa, compreso il dolore. Ossia anche quando il dono purtroppo non c’è. Siamo davanti al mistero della croce di Dio che non manda, né vuole il male nel mondo, ma con la sofferenza ci aiuta a capire la nostra.
Affermazioni, queste, che risulteranno particolarmente gradite al morto, ai suoi congiunti, e ai 145 ustionati della catastrofe della tangenziale, di cui molti in stato gravissimo, i quali si riempiranno di gaudio nel leggere queste “perle di saggezza teologica”. Magari decideranno di “ringraziare” il buon Dio dell’Arcivescovo Zuppi per i “doni” della morte e delle ustioni loro dispensati, dispensando cospicue elargizioni di danaro alla Chiesa, rivolgendo preghiere quotidiane per essere colpiti da altre disgrazie e facendo pellegrinaggi nei circa 800.000.000.000 di sacri luoghi di culto disseminati sul Pianeta.
In fondo è giusto che i “credenti” considerino un vero e proprio “privilegio” quello di essere “destinatari” -da parte del loro Buon Dio- dei “doni” di essere arsi vivi o di subire gravissime ustioni. Anzi, sembra che anche l’Arcivescovo Matteo Zuppi -dando granitica dimostrazione di coerenza- si sia rammaricato di non aver ricevuto dal Buon Dio il dono di essere arso vivo o ustionato gravemente in occasione della catastrofe della tangenziale di Bologna. E' per questo che ha rivolto al suo Buon Dio la “preghiera” di ricevere almeno in futuro il “dono” di essere coinvolto in qualche catastrofe o, magari, di ammalarsi di una simpatica malattia che lo conduca lentamente, dopo atroci sofferenze, alla morte. In fondo per il Papa, la Chiesa e la folta schiera di Teologi (emeriti e non emeriti) ciò che DEVE contare per TUTTI gli uomini (credenti o non credenti) è “soffrire” il più possibile in questa vita terrena, perché la “sofferenza” è un “dono di Gesù L'Unto” di cui TUTTI -credenti e non- dobbiamo essergli “grati”. Questa sofferenza terrena ha già garantito a miliardi di credenti della specie homo sapiens di poter accedere al “dono” della “vita eterna”: un dono che è però rigorosamente riservato, secondo le sacre scritture, solo ai poveri di spirito, cioè ai creduloni e agli imbecilli.
Ma veniamo al secondo “miracolo” della torrida estate del 2018, e cioè al crollo del Ponte Morandi di Genova.
Anche qui un altro devoto -e cioè il Vice Premier Matteo Salvini- rispondendo ad un’intervistatrice della RAI in merito all’immane catastrofe del crollo del ponte Morandi, ha detto che questo è il momento della "preghiera". Ovviamente l’intervistatrice della RAI si è ben guardata dal chiedere al Ministro degli Interni “a CHI doveva essere rivolta la PREGHIERA” (Zeus, Odino, Dio Po, Madonna, Padre Pio etc.) e “QUALI DESIDERI dovevano essere espressi con questa PREGHIERA”. Nulla da rimproverare alla giornalista per queste omesse domande perché, anche a voler supporre che avesse le capacità logico-cognitive per farle, non si poteva certo pretendere un atto di eroismo: se le avesse fatte, sarebbe stata linciata e licenziata in tronco.
Resta dunque il dubbio che il nostro Augusto Ministro Matteo Salvini, da fervente buon cristiano qual è, intendesse rivolgere una "preghiera" al suo "buon" Dio Uno e Trino” (oppure a sua madre immacolata beata vergine assunta in cielo) per ringraziarli di aver limitando la carneficina genovese a soli 52 morti -di cui tre minorenni- consentendo, sempre con la sua infinita bontà e provvidenza, che alcune persone venissero salvate. Forse il Ministro degli interni e l’intera Stampa italiana (ma anche l’Arcivescovo felsineo Matteo Zuppi) grideranno nei prossimi giorni al “miracolo!!”, magari perché la “mano del buon Dio” ha bloccato un camion facendolo arrestare dieci metri prima della voragine, oppure perché il Buon Dio non ha fatto schiantare il ponte quando sotto transitavano dei treni, limitando così il numero delle vittime.

Gridiamo dunque sin da ora tutti in coro: “Miracolo!! Miracolo a Genova!!” E lo possiamo legittimamente fare perché supportati dalla teologia ufficiale della Chiesa e dei vari Papi, arcivescovi e cardinali, che ci hanno insegnato e seguitano ad insegnarci che “in quella che chiamiamo, anche comunemente, fortuna, i credenti in Dio colgono la Provvidenza, un dono del Signore, la cui presenza dovremmo riuscire ad avvertire in ogni cosa, compreso il dolore, ossia anche quando il dono purtroppo non c’è” e che  "siamo davanti al mistero della croce di Dio che non manda, né vuole il male nel mondo, ma con la sofferenza ci aiuta a capire la nostra".
E allora ben vengano, a iosa, questi “miracoli” che dimostrano l’esistenza del buon Dio e della Divina Provvidenza. E la smettano il Matteo Salvini, il Di Maio e il Presidente Mattarella a reclamare giustizia ed accertamenti sulle “responsabilità” di chi ha fatto sì che il ponte Morandi crollasse: per i veri credenti d.o.c. queste catastrofi sono da imputare alla volontà della “Divina Provvidenza” e si tratta anzi di “doni” del Signore, di cui i credenti italiani dovrebbero essere fieri e grati. Vogliamo dunque “processare” la Divina Provvidenza? Sarebbe pura blasfemia.
“Preghi” dunque il fervente cristiano Matteo Salvini il suo Buon Dio, acciocché riservi anche a lui il privilegio di ricevere il “dono” di rimaner schiacciato -a mo' di piadina- nel prossimo crollo di un altro ponte autostradale: magari in compagnia dell’omonimo correligionario Arcivescovo di Bologna.

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