martedì 17 maggio 2016

AVERE LA FACCIA COME IL CULO, OVVERO IL PAPA CHE ESORTA I VESCOVI AD "ESSERE SOBRI E RINUNCIARE ALLE PROPRIETÀ" (di Luigi Tosti)




AVERE LA FACCIA COME IL CULO, OVVERO IL PAPA CHE ESORTA I VESCOVI AD "ESSERE SOBRI E RINUNCIARE ALLE PROPRIETÀ".
Ieri, lunedì 16 maggio dell’anno 2016 d.i.C. (dopo l’invenzione di Cristo) il gesuita Papa Francesco ha lanciato la quotidiana “perla di saggezza e nobiltà” che è stata immediatamente ripresa, diffusa e contrabbandata per “svolta epocale della Chiesa” da tutti gli asserviti “media”  (RAI in testa, Mediaset etc.) della Colonia del Vaticano, alias Repubblica Pontificia italiana. Il gesuita Bergoglio, in arte Papa Francesco, ha ammonito l’emiciclo dei grassi e panciuti Vescovi, assisi di fronte a lui e vestiti con palandrane divine che costano decine di migliaia di euro l’una, con questo gigantesco quanto ipocrita invito: "SIATE SOBRI E RINUNCIATE ALLE PROPRIETÀ".
La notizia è stata diffusa dai media con il solito intento propagandistico di far credere ai gonzi italioti che la “Chiesa è povera, che è buona, che è altruista, che fa opere di bene a livello planetario e che non è affatto attaccata ai beni terreni e alle ricchezze” (e che quindi "merita un bel 8 per mille). Una menzogna, questa, che può essere propalata con siffatta impudenza solo da chi, come si dice a Roma, “ha la faccia come il culo”: e può esser "bevuta" solo da chi è affetto da gravi malattie mentali o cognitive.
Ovviamente nessun giornalista dell’asservita stampa italiota ha avuto il coraggio di muovere neppure un timida critica a cotanta sfrontata menzogna, facendo notare nei TIGGI' che la Chiesa, come al solito, predica bene e razzola male. Da un lato predica “povertà” e dall'altro seguita, al contrario, ad accumulare altre immense ricchezze e a vivere negli agi e negli ozi più sfrenati a sbaffo dei contribuenti italioti e alla faccia dei veri poveri.

Qui di seguito mi limito a riportare quanto scriveva Marzio Bartolini su “Il Sole 24 ore” [http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/notizie/2013-02-15/chiesa-2mila-miliardi-immobili-082813.shtml?uuid=Ab3cTeUH&refresh_ce=1].

Chiesa, 2mila miliardi di immobili nel mondo
Il suo patrimonio mondiale è fatto di quasi UN MILIONE di complessi immobiliari composto da edifici, fabbricati e terreni di ogni tipo con un valore che prudenzialmente supera i 2.000 Miliardi di euro. Può contare sullo stesso numero di ospedali, università e scuole di un gigante come gli Stati Uniti. Ha oltre 1,2 milioni di "dipendenti" e quasi un miliardo e duecento milioni di "cittadini".
Questo Paese immaginario dotato delle infrastrutture di un big dell'economia occidentale e della popolazione della Cina va sotto il nome di Chiesa. Un universo dietro al quale non c'è solo e unicamente il Vaticano, ma una galassia di satelliti fatta di congregazioni, ordini religiosi, confraternite sparse ovunque nel mondo che, direttamente o attraverso decine di migliaia di enti morali, fondazioni e società, possiedono e gestiscono imperi immobiliari immensi che nessuno forse è in grado di stimare con precisione e che sono sempre in costante metamorfosi.
Un patrimonio dove l'elenco dei beni, la maggior parte sicuramente no-profit ma una discreta fetta anche a fini commerciali, sembra non esaurirsi mai: chiese, sedi parrocchiali, case generalizie, istituti religiosi, missioni, monasteri, case di riposo, seminari, ospedali, conventi, ospizi, orfanotrofi, asili, scuole, università, fabbricati sedi di alberghi e strutture di ospitalità per turisti e pellegrini e tante, tantissime abitazioni civili in affitto. Un universo intorno al quale gravitano nel mondo 412mila sacerdoti e 721mila religiose – senza contare centinaia di migliaia di laici - che assistono 1 miliardo e 195 milioni di fedeli.
Secondo il gruppo Re, che da sempre fornisce consulenze a suore e frati nel mattone, circa il 20% del patrimonio immobiliare in Italia è in mano alla Chiesa. Un dato quasi in linea con una storica inchiesta che Paolo Ojetti pubblicò sull'Europeo nel lontano 1977 dove riuscì per la prima volta a calcolare che un quarto della città di Roma era di proprietà della Chiesa. Un patrimonio immenso che però non si ferma appunto alla sola capitale dove ci sono circa 10mila testamenti l'anno a favore del clero e dove i soli appartamenti gestiti da Propaganda Fide – finita nel ciclone di alcune indagini per la gestione disinvolta di alcuni appartamenti – valgono 9 miliardi. La Curia vanta possedimenti importanti un po' ovunque in Italia e concentrati, tra l'altro, in gran numero nelle roccaforti bianche del passato come Veneto e Lombardia.
Quindi se oggi il valore del patrimonio immobiliare italiano supera quota 6.400 miliardi di euro – come qualche giorno fa ha registrato il rapporto sugli immobili in Italia realizzato dall'Agenzia del territorio e dal dipartimento delle Finanze – si può stimare prudenzialmente che solo nel nostro Paese il valore in mano alla Chiesa si aggiri perlomeno intorno ai mille miliardi (circa il 15%). Se a questa ricchezza detenuta in Italia – dove pesa l'eredità di un potere temporale durato per quasi duemila anni – si aggiunge il patrimonio posseduto all'estero fatto di circa 700mila complessi immobiliari tra parrocchie, scuole e strutture di assistenza la stima, anche stavolta più che prudenziale, può raddoppiare almeno a 2mila miliardi. Numeri, questi, che nessuno conferma dall'interno della Chiesa perché per molti neanche esiste una stima ufficiosa. Ma da ambienti finanziari interpellati la cifra sembra apparire congrua. Cifra a cui si devono aggiungere, tra l'altro, investimenti e depositi bancari di ogni tipo. Questi sì ancora meno noti.
Ma quali sono i numeri più "sicuri" del patrimonio immobiliare e quindi della ricchezza economica della Chiesa cattolica nel mondo? I dati più dettagliati sono fotografati con precisione dalla Bibbia dei numeri del Vaticano: l'«Annuarium statisticum ecclesiae». Che fa risalire il suo aggiornamento a fine 2010. Secondo l'"Istat vaticano" nelle 4.851 diocesi e 105 nunziature apostoliche sparse in tutti e cinque i continenti del mondo ci sono la bellezza di 455.839 tra parrocchie, missioni, chiese e altri centri religiosi che possiedono terreni e fabbricati di ogni dimensione. A queste bisogna aggiungere 206.892 scuole cattoliche che dalla materna alle secondarie fanno studiare la bellezza di 55 milioni di ragazzi, a cui si aggiungono altri 6 milioni che si formano negli istituti superiori e negli atenei cattolici (circa 200 nel mondo) che si trovano spesso in edifici e sedi storici di grande valore.
Più precisamente si contano 70.544 scuole religiose materne – 23.963, la fetta più grande, in Europa – che sono frequentate da 6,4 milioni di bambini, 92.847 istituti primari (23.624 nel continente americano) dove studiano oltre 31 milioni di piccoli studenti e 43.591 scuole medie (11.665 sempre in America) con 17 milioni di ragazzi che vanno nelle aule gestite da preti o religiosi. Ci sono poi almeno 200 atenei religiosi – molti concentrati in Europa e in Italia dove operano istituti dalla storia secolare come l'università Gregoriana o quella Lateranese – e altri centinaia di istituti superiori dove si formano circa 6 milioni di persone, tra laici e religiosi. A tutto questo vanno aggiunti 6mila circa tra convitti e seminari.
Infine nel patrimonio immobiliare una voce davvero importante è quella del "welfare" dove i numeri sono enormi e dove anche qui l'elenco non sembra esaurirsi mai: si contano nel mondo 121.564 strutture sanitarie e di assistenza di vario genere. La punta di diamante è rappresentata dai 5.305 ospedali della Chiesa (basti pensare che la sanità statunitense ne ha 5.700) dove dentro c'è un po' di tutto: dalla struttura all'avanguardia – in Italia basta citare il polo pediatrico di Roma Bambino Gesù o la Casa del Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo – al piccolo centro di frontiera in Africa che fornisce l'assistenza di base. I numeri della sanità vaticana si dividono abbastanza equamente tra i principali continenti: in America sono 1.694 gli ospedali, in Africa 1.150, in Asia 1126, in Europa 1.145 dove l'Italia fa la parte del leone con 129 strutture sanitarie.

Ma la realtà delle cure cattoliche è anche molto più ricca: con 18.179 strutture cosiddette ambulatoriali (oltre 10mila divise tra Africa e Americhe) che danno assistenza ai più svantaggiati e ben 17.223 strutture residenziali e assistenziali destinate alla terza età o ai disabili. Di quest'ultime ben 8mila sono concentrate in Europa e quasi 1.600 solo nel nostro Paese. Completano l'elenco del welfare vaticano quasi 10mila orfanotrofi, oltre 11mila asili per i più piccoli, 15mila consultori familiari e quasi altre 60mila strutture che forniscono assistenza sociale e prestazioni di vario tipo.

8 commenti:

Fisico1 ha detto...

Buonasera,
so bene che non è il luogo adatto per ciò che sto scrivendo, ma è l'unico modo che ho trovato per scriverle. Ho recentemente letto la seguente trattazione dal titolo "Perchè mi riesce impossibile credere" pubblicata sul sito dell'UAAR (https://www.uaar.it/uaar/documenti/138.html) e mi sono sentito in dovere di farle notare delle imprecisioni che vanno ad invalidare la sua idea. La mia critica è basata sui miei studi, e tra poco conferirò la laurea in Fisica.
1) Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma... in un sistema chiuso. E' una precisazione necessaria! Sa cos'è un sistema chiuso? E' un sistema che non ha scambi di materia con l'ambiente esterno, ma può avere scambi di energia. Siamo sicuri che l'universo sia un sistema chiuso? Ci rifletta.
2) Parlare di "movimento della materia" immagino sappia che sia azzardato. Le ragioni sono molteplici. Se lei intende, con la parola movimento, il moto di un corpo, allora non ci siamo. Il moto, in fisica, è qualcosa di molto relativo. Un corpo è in moto solo se si fissa un sistema di riferimento. Le faccio un esempio. E' la terra che gira intorno al sole, o viceversa? La risposta è: dipende dal sistema di riferimento! Se consideriamo come riferimento le stelle fisse, lontane, ci apparirà che la terra giri intorno al sole, ma è falso! La terra e il sole girano intorno al centro di forza del sistema. Un corpo che a lei appare in moto, potrebbe apparire fermo per me che sono in un diverso riferimento. Non parliamo poi della relatività, in cui si perde il concetto di simultaneità.
Se per "movimento" intende solo la trasformazione della materia, non ci siamo comunque. Lei fa una confusione immane tra misurazione del tempo, e tempo fisico. La misurazione del tempo può avvenire prendendo come unità di misura fenomeni fisici, ma i fenomeni avvengono NEL TEMPO, indipendentemente dalla nostra misura o idea di esso. E noti, anche i fenomeni statici e di equilibrio si svolgono nel tempo, eppure non c'è trasformazione! Se fosse tutto statico, il tempo esisterebbe comunque. Noi non potremmo misurarlo, ma il tempo fisico c'è. Come faccio ad esserne sicuro? Lo chieda ad Einstein e al suo spazio-tempo. Spazio e tempo sono entità legate. Così come l'esistenza dello spazio non è confutabile, allo stesso modo accade per l'esistenza del tempo fisico. Se rilegge il suo testo, anche lei conta "gli attimi" se tutto fosse immobile...
3) Annichilamento non significa distruzione! Annichilamento è la trasformazione totale di materia in energia, e accade continuamente nell'universo tra materia e antimateria.

Ci sono altre cose da farle notare, e tenga conto che io sono ateo. Sperando che ci rifletta su o che si informi, le auguro una buona giornata.

Franco Maria Rossi ha detto...

Sig. Tosti, anch'io le scrivo qui non avendo modo di contattarla altrove. Ben saprà che in questi giorni (Agosto 2016) si sta discutendo, anche sul blog dell'UAAR, del divieto del cosiddetto burkini, il velo islamico impermeabile che permette il nuoto, sulle spiagge francesi. Non so se sia esperto di diritto francese, ma sicuramente è esperto di diritto in generale, in qualità di magistrato.

Mi chiedevo se, considerando le seguenti tre debolezze potenziali del provvedimento:

1) incoerente, quello di materiale non idrorepellente è ammesso nei luoghi pubblici non istituzionali;
2) non egalitario, non riguarda suore e affini;
3) inefficace, se una donna musulmana comprasse una muta da surf (semmai un po' larga) e una cuffia e la indossasse otterrebbe lo stesso risultato (ce ne sono di integrali addirittura più coprenti), a meno di non iniziare a far distinzione sulle origini dell'utilizzazione;

il provvedimento possa essere dichiarato illegittimo in sede giudiziaria. Mi farebbe piacere conoscere la sua opinione, o tramite la mia email personale collegata al mio account o tramite il blog dell'UAAR se avesse voglia di renderla pubblica.

Le faccio i miei auguri di buone vacanze estive e la ringrazio anticipatamente della risposta.

Francesco S.

luigitosti ha detto...

Per Francesco S.
Carissimo Francesco, ti rispondo così come mi riprometto di rispondere allo stimolante commento di Fisico1.
Suddivido la risposta in due, per rispettare il numero massimo di caratteri ammessi (4.096)
Premetto di non essere un esperto di diritto francese (credo che sia peraltro impossibile trovare un essere umano che conosca tutti gli ordinamenti giuridici di tutti gli Stati del mondo), ma so per certo che la Francia ha sottoscritto la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'Uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4.11.1950, ed è dunque obbligata (al pari dell’Italia e di tutti gli altri Stati contraenti) a rispettarla. Ebbene, nel caso di specie ritengo (convenendo con te) che il divieto che è stato recentemente imposto da alcuni sindaci di città di francesi -cioè quello di indossare un costume da bagno integrale che è stato disegnato svariati anni fa da una stilista per consentire alle donne musulmane di fare il bagno “rispettando” i precetti (più o meno strampalati) della loro religione- sia illegittimo e che, in particolare, violi gli art. 9 e 14 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo.
L’art. 9 della CEDU sancisce infatti, al primo comma, che “ ogni persona ha diritto alla libertà di …… religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, così come la libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l'insegnamento, le pratiche e l'osservanza dei riti.” Nel secondo comma la norma stabilisce quali sono i limiti che gli Stati possono legittimamente imporre al “diritto di libertà religiosa”. Più precisamente, “la libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo non può essere oggetto di restrizioni diverse da quelle che sono stabilite dalla legge e costituiscono misure necessarie, in una società democratica, per la pubblica sicurezza, la protezione dell'ordine, della salute o della morale pubblica, o per la protezione dei diritti e della libertà altrui.”
L’art. 14 della Convenzione (titolata: “Divieto di discriminazione”) sancisce poi che “Il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella presente Convenzione deve essere assicurato senza nessuna discriminazione, in particolare quelle fondate sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione, le opinioni politiche o di altro genere, l'origine nazionale o sociale, l'appartenenza a una minoranza nazionale, la ricchezza, la nascita o ogni altra condizione.”
Orbene, nel caso di specie (almeno per quello che riporta la stampa) il divieto di indossare il burkini sarebbe stato disposto da alcuni sindaci per finalità di “pubblica sicurezza”, e cioè per evitare che qualche terrorista celi al di sotto del costume delle armi per fare degli attentati. Questa motivazione si manifesta però palesemente pretestuosa e discriminatoria, perché se lo scopo del divieto fosse realmente quello di proteggere la pubblica sicurezza (e cioè l’incolumità dei bagnanti dal rischio di attentati) il divieto dovrebbe essere generalizzato e non potrebbe essere, invece, limitato e circoscritto ad una sola categoria di credenti -cioè i musulmani- bensì a tutti coloro che indossano abiti lunghi anche per motivi non religiosi.

luigitosti ha detto...

In ogni caso, poi, questo divieto dovrebbe essere necessariamente esteso a tutti coloro che indossano analoghi abiti o costumi per seguire i precetti di religioni “diverse” da quella musulmana: in primis, dunque, alle “divise” dei preti e delle suore cattoliche.
Orbene, dal momento che le disposizioni emanate da questi sindaci francesi sembra che impongano il divieto solo a carico delle donne musulmane, esonerando invece quelle cattoliche e quelle che praticano altre religioni, sussiste a mio avviso anche una palese discriminazione religiosa e, dunque, la violazione dell’art. 14 della Convenzione sui diritti dell’Uomo che, peraltro, è stata sostanzialmente recepita dall’Europa nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea firmata a Nizza nel 2000.
Riepilogano, gli Stati che hanno firmato la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’Uomo (come la Francia) possono sì vietare di indossare simboli religiosi per motivi di sicurezza pubblica (si pensi a chi voglia entrare in una Banca indossando un velo islamico, ma anche il casco da motociclista o un passamontagna), oppure per salvaguardare il principio di laicità e neutralità delle Istituzioni Pubbliche (si pensi al divieto di indossare simboli religiosi che è stato imposto dalla Francia alle insegnanti e dalla Danimarca ai giudici), ma questi divieti debbono essere generali e generalizzati e non discriminatori nei confronti di una particolare religione (o degli atei).
C’è anche da soggiungere una circostanza che non è stata evidenziata dalla stampa, e cioè che esistono delle persone che hanno l’inderogabile esigenza di indossare sulle spiagge dei costumi integrali per motivi legati alla salute o alla riservatezza: si pensi, ad esempio, a chi non può esporsi ai raggi solari per motivi di salute o a chi, per motivi di pudore e di riservatezza, voglia coprire delle deformità, delle ustioni, delle mutilazioni o delle cicatrici. In tutti questi casi l’imposizione dell’obbligo di indossare costumi da bagni succinti -cioè di adeguarsi al vestiario praticato dalla “maggioranza”- implica la palese violazione del diritto umano alla salute e del diritto umano al rispetto della vita privata (art. 8 CEDU).
Riepilogando ritengo -e in ciò mi permetto di mutuare il mitico giudizio estetico espresso da Paolo Villaggio a proposito del film “La corazzata Potëmkin”- che i provvedimenti presi dai sindaci francesi siano “una cagata pazzesca” e che gli stessi siano ispirati da sostanziale razzismo.
Con ciò non voglio difendere l’islam perché, anzi, sono arrivato oramai al fermo convincimento che TUTTE le religioni siano -anche se in misura diversa- un vero e proprio cancro dell’umanità, tenuto conto dei crimini di cui si sono macchiate e seguitano a macchiarsi e degli effetti perniciosi che hanno avuto e seguitano ad avere nei confronti del progresso della civiltà e della scienza. Ritengo, tuttavia, che gli effetti perversi delle religioni debbano essere corretti e limitati con la diffusione del principio di laicità delle istituzioni pubbliche e con la diffusione, sin dalla primissima infanzia, delle capacità logiche e critiche, e non con provvedimenti che osteggiano la religione degli “invasori” ed incensano quella degli autoctoni, cioè facendo credere che solo la religione praticata dalla maggioranza sia "buona" perché fondata sui principi morali del "vero" Dio.

Franco Maria Rossi ha detto...

Personalmente ritengo che le donne debbano essere libere da imposizioni religiose, desidererei che non andassero in giro con veli e palandrane. Ma non credo che questo posta essere imposto per legge, a parte i limiti di effettiva sicurezza e tutela istituzionale, limitatamente ai casi da lei descritti. In definitiva ritengo il provvedimento dettato essenzialmente una ritorsione identitarista locale, spiegabile dalla paura generata dal terrorismo internazionale.

La ringrazio della gentile risposta.

luigitosti ha detto...

La pensiamo allo stesso modo. Personalmente ritengo che non solo le donne, ma anche gli uomini, dovrebbero essere liberi da imposizioni religiose e che non andassero in giro con vestiti ispirati da strampalate credenze religiose (vedi preti, vescovi, cardinali, papi etc.): ma ritengo che sia estremamente più grave che vi siano bambini costretti a subire mutilazioni religiose come l'infibulazione e la circoncisione, che vi siano bambini strappati alle famiglie e rinchiusi nei lager cattolici eufemisticamente chiamati "seminari", allo scopo di essere indottrinati ed avviati alla carriera ecclesiastica per "vocazione divina" (!!!!) E credo anche che sia anche contrario alle legge "battezzare" i neonati, cioè bambini incapaci di intendere e volere, di fatto "associandoli" coattivamente ad una setta religiosa (quella cattolica) senza il loro consenso. E' singolare che ci si indigni per le donne islamiche che decidono liberamente di vestirsi col burkini -in ciò condizionate dal credo che è stato loro inculcato in tenera età- e non ci si indigni per questi altri comportamenti prevaricatori ben più gravi commessi in nome di immaginari UFO chiamati dei.

Franco Maria Rossi ha detto...

Ha ragione, dimenticavo gli uomini.

Mi fa specie di dover condividere la stessa posizione di Alfano sebbene per motivazioni diverse.

Un divieto di quel tipo in Italia si convertirebbe automaticamente in una riaffermazione del cristianesimo nei luoghi istituzionali, in chiave antilaica. Non è un caso che i sostenitori di simili divieti in Italia siano i leghisti, che hanno proposto una legge per obbligare ad esporre il crocifisso in tutti i luoghi istituzionali.

luigitosti ha detto...

Le tue considerazioni sul cattolico Alfano, favorevole ai burkini, e sui leghisti, invece contrari, sono perfette. Peccato che molti commentatori del blog dell'UAAR non abbiano percepito che vietare alle donne islamiche di indossare un vestito che vogliono indossare -e questo per il "loro bene", cioè per liberarle dalla prevaricazione maschilista della religione islamica- è esattamente identico al comportamento della Chiesa cattolica, che imponeva agli ebrei di assistere alle messe e alle prediche dei preti cattolici "per il oro bene", cioè per redimerli e salvarli da una religione che consideravano A differenza della loro) immonda e perniciosa.