Pubblico con piacere il testo della lettera inoltrata dall'Avv. Carla Corsetti al prete Francesco Michele Stabile che col consueto sproloquiare dei cattolici ha incautamente accomunato la "mafia" all'ateismo.
ROMA – Carla Corsetti, Segretario Nazionale del partito Democrazia Atea risponde ai recenti attacchi contro gli atei con una lettera al prete che ha associato la mafia all'ateismo.
"Egregio signor Francesco Michele Stabile,leggo dalla stampa l’accostamento che lei fa tra ateismo e mafia e, al fastidio per il basso profilo dei contenuti che lei diffonde, aggiungo una autentica indignazione che le esprimo anche a nome degli atei che mi onoro di rappresentare.
Mi corre l’obbligo di puntualizzare alcune cose e gli esempi che mi accingo a citare potranno essere di aiuto alla comprensione delle mie riflessioni.
Michele Sindona era il detentore dei proventi delle attività mafiose palermitane e anche per la sua vicinanza alla vostra organizzazione religiosa, nonché agli affari della banca vaticana, gli era stato attribuito l’appellativo di ‘banchiere di Dio’.
Bernardo Provenzano si è sempre espresso con riferimenti al vostro testo sacro, la Bibbia; in uno dei suoi pizzini più noti si legge: “Dio ci protegga … ci circonda la grazia di poter vivere sotto la sua luce”.Pietro Aglieri si è iscritto ad un corso di teologia e durante la latitanza ebbe numerosi contatti con preti.
Mi consta che gli assassini di Puglisi siano tutti battezzati e facenti parte della organizzazione religiosa della quale fa parte anche lei.
L'elenco potrebbe continuare ma gli esempi citati mi paiono sufficientemente rappresentativi.
Da atea osservo alcune analogie piuttosto preoccupanti ovvero che sia la Chiesa cattolica che la mafia sono accumunate nello stesso disvalore: entrambe non riconoscono la supremazia dello Stato.
Lei sicuramente ignora che i valori degli atei sono quelli riconducibili ai diritti universali e inviolabili, sanciti nelle Convenzioni internazionali, proprio quelle Convenzioni che la Monarchia vaticana si rifiuta di sottoscrivere.
Il vero problema è che nella vostra organizzazione religiosa confondete il peccato con il reato mentre gli atei ritengono che il piano del reato e quello del peccato, più che essere inconciliabili, siano in conflitto.
Aggiungo che nella conflittualità tra Stato e mafia mentre gli atei avvalorano l’applicazione del diritto, nella vostra organizzazione religiosa vi predisponete a recitare le preghiere con i mafiosi.
Attendo un elenco di mafiosi dichiaratamente atei nella certezza che lei non sia in grado di redigerlo per assoluta mancanza di riferimenti.
Distinti saluti.Carla CorsettiSegretario nazionale di Democrazia Atea"DEMOCRAZIA ATEAhttp://www.democrazia-atea.it/info@democrazia-atea.it
3 commenti:
Risposta stupenda. riporto la lettera sul mio blog spero non dispiaccia.
saluti
La diffusione della lettera del Segretario di Democrazia Atea è gradita, anche perché non abbiamo altri spazi per esprimere il nostro pensiero (fino a nche ce lo consentiranno).
Sono sostanzialmente d'accordo su quanto afferma Crosetti giacchè non esterna opinioni ma fatti. Tuttavia, mi permetto una provocazione, eviterei di ricondurre la questione ad una mera sfida tra liste di "compari di merende" perchè non può essere questo genere di casistica a definire e implicare i rapporti tra le scelte filosofiche di un individuo e i suoi eventuali concorsi in associazioni mafiose. Usando questo meccanismo si potrebbero infatti trovare altri generi di attività criminali (o ritenute immorali) a cui associare altre categorie di individui con relazioni del tipo atei->comunisti-stalin->tiranno => "I tiranni sono atei!". Si tratta di una fallacia detta di "Colpa per associazione" (o anche "Errore della cattiva compagnia").
Eppure, liste a parte, una correlazione c'è: a mio avviso più specificamente con l'ente Chiesa cattolica che con la religiosità cattolico/cristiana dei più. Per informarmi a riguardo proprio ieri ho acquistato un libro: "I preti e i mafiosi, Storia dei rapporti tra mafie e Chiesa cattolica" di I. Sales (Dalai Editore, 2010). Il libro affronta il tema delle responsabilità della Chiesa cattolica e dei suoi esponenti nell'affermazione delle organizzazioni mafiose, esaminando l'apporto culturale che direttamente o indirettamente la dottrina della Chiesa ha fornito al loro apparato ideologico.
Lo consiglio.
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