mercoledì 29 settembre 2010

LA COERENZA DI NAPOLITANO



Il Presidente della Repubblica Napolitano è intervenuto sul caso dei simboli della Lega ostentati nella scuola elementare di Adro, “tuonando” contro l’iniziativa leghista perché, a suo giudizio, "nessun simbolo identificabile con una parte politica può sostituire, in sede pubblica, quelli della nazione e dello Stato, nè questi possono essere oggetto di provocazione e sfide". Questo giudizio, Egregio Presidente, mi trova d'accordo: ma altrettanto non sono per la sua “coerenza”. Ella ci ricorda, giustamente, che in Italia vige il principio “supremo” del “pluralismo politico”, in virtù del quale (art. 49) “tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti”, ma nessuno si può arrogare il diritto di “marcare” le istituzioni pubbliche con simboli politici di parte, visto e considerato che le Istituzioni appartengono a tutti gli italiani. Ma dell’altrettanto supremo principio costituzionale del “pluralismo religioso”, in virtù del quale “tutte le confessioni religiose sono eguali di fronte alla legge”, sicché i cattolici non possono arrogarsi il diritto di “marcare” con i crocifissi le scuole, i tribunali, gli ospedali, le caserme e gli uffici pubblici, che appartengono anch’essi a tutti gli italiani, e non ai cattolici, Ella ha forse perso memoria, Signor Presidente? Come mai, Signor Presidente, Ella non ha altrettanto “tuonato” contro questo sopruso della Chiesa, del Vaticano e dei Cattolici e, anzi, è intervenuto nella causa intentata dalla cittadina Lautsi Soile contro l’Italia dinanzi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sostanzialmente per auspicare che la Grande Camera “ribalti” la sentenza che ha condannato l’Italia accogliendo le tesi del Governo ("La laicità dell'Europa non può essere concepita e vissuta in termini tali da ferire sentimenti popolari elementari e profondi... la questione, particolarmente sensibile, dell'atteggiamento da tenere nei confronti delle simbologie religiose può essere più opportunamente affrontata - secondo il generale principio di sussidiarietà, che ha finora costantemente ispirato la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo - dai singoli Stati, che sono in grado di meglio percepirne la valenza in rapporto ai sentimenti diffusi nelle rispettive popolazioni")? E come mai, Signor Presidente, quando ebbi a chiederle di inviarmi (a mie spese) sue fotografie da appendere a fianco dei crocifissi esposti nel Tribunale di Camerino, Ella non mi ha degnato di una risposta? Forse si vergogna, Signor Presidente, che nelle aule dei Tribunali siano esposti simboli “neutrali” che identificano tutti gli italiani, piuttosto che simboli partigiani? Oppure, Signor Presidente, Ella ritiene, come altri ritengono, che sia più prudente e più saggio in politica (e non solo) seguire il vecchio adagio secondo cui è meglio essere forti coi deboli e deboli coi forti? Risponda, Signor Presidente, a questi interrogativi: ci dia la dimostrazione, a noi italiani di “religione inferiore”, che Ella ritiene che "anche" uno "sporco" ebreo, uno "sporco" islamico, uno "sporco" buddista e uno "sporco" ateo sono, in questa Repubblica (che non dovrebbe essere) delle banane, esseri umani “uguali” agli adepti della Superiore Religione cattolica, e quindi aventi la stessa dignità e gli stessi diritti, ivi incluso quello di esporre i nostri simboli a fianco di quelli dei cattolici.
Luigi Tosti, 29 settembre 2010.

9 commenti:

Unknown ha detto...

Mi pare che secondo la logica, il principio di democrazia e laicità, il presidente dovrebbe capire la contraddizione in cui si è cacciato e chiedere la rimozione anche di tutti i simboli religiosi.
Se non lo fa è perché è rpesidente dello stato teocratico del vaticano e non della repubblica italiana.

Anonimo ha detto...

Nessun commento perché è condivisibile dalla logica e dal buonsenso, oltre che al principio di laicità. Unica osservazione riguarda l'ultimo pensiero. Il Pluralismo non si difende con l'esposizione di tutti i simboli rappresentativi delle varie collettività facenti parte di una società. Negli uffici e luoghi pubblici nessun simbolo dev'essere esposto. Questa è laicità!

Gabriele Longo

http://www.facebook.com/profile.php?id=100001066355391&src=fftb

Felipe ha detto...

L'ho già scritto altrove: il Presidente è entrato in un loop tristissimo, non vuole urtare nessuno, ha paura di prendere qualsiasi posizione. Il sindachetto del paesino leghista è un bersaglio facile, giammai si metterebbe nientemeno che contro il papa e le sue truppe. Non questo Presidente, ce ne vorrebbe un altro.
Tra l'altro, spero che dopo questo, secondo le logiche di spartizione delle poltrone, non tocchi davvero a Gianni Letta, perché sennò davvero ci sarà da espatriare..

Unknown ha detto...

Non posso fare a meno di domandarmi come si sarebbe comportato un Presidente della tempra di Pertini...

luigitosti ha detto...

Son ovviamente d'accordo con Gabriele sul fatto che nessun simbolo deve essere esposto. Ma per far capire agli arroganti che debbono togliere il crocifisso il modo migliore è quello che tutti chiedano di esporre i propri simboli.Non so come si sarebbe comportato Pertini. So, però, che chi fa politica o è privo di coerenza e di coraggio o vi rinuncia per non rischiare di perdere il consenso elettorale.

lector in fabula ha detto...

Egregio Dott. Tosti,
Le segnalo questo video:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/03/a-palermo-ce-il-papa-via-lo-striscione/67476/

il cui contenuto non può non indignare chiunque abbia della democrazia e della libertà la concezione laica che credo ci appartenga ad entrambi.
Nella sua qualità di giurista, le chiedo se s'intravveda una fattispecie delittuosa nel comportamento dei funzionari di PS e se, in tal caso, la medesima possa essere segnalata al PM affinché ne accerti la natura e l'entità, con le eventuali conseguenze del caso.
Detta segnalazione, a mio avviso, potrebbe essere oggetto d'una sottoscrizione tramite il canale dell'UAAR, se l'associazione accettasse di farsene carico.
Grato d'un suo cenno di risposta, la saluto cordialmente.
- Lector -

Paolo Cimarelli ha detto...

Stimato giudice Tosti,

sono Paolo Cimarelli dell'"Associazione nazionale del libero pensiero Giordano Bruno" e ricordo con piacere il Suo intervento alla nostra manifestazione del 17 febbraio di qualche anno fa a piazza Campo de' Fiori. Temo che la lista(puramente indicativa,certo,purtroppo...) delle istituzioni e luoghi pubblici che i cattolici si arrogano il diritto di "marcare", vada ulteriormente specificata con: "monti,cime e valli". Non pensi a una fattispecie minore e di scarso rilievo. Tutt'altro.
In montagna si assiste da qualche tempo a un fenomeno così pervasivo,sistematico che non si può non pensare a un disegno pianificato e perseguito dall'alto. In appennino non ci sono cime,anticime,valli,sentieri che non siano imbrattati dai clericali con croci,cristi,madonne,padre pio e papa Woityla. Ci sono vette ormai dove è problematico trovare un piccolo spazio per sdraiarsi al sole. Hai voglia tu a spiegare che le montagne sono un bene pubblico destinato alla fruizione,al godimento e al piacere di tutti,che i clericali non hanno il diritto di occupare con la loro paccotiglia uno spazio(peraltro ristrettissimo) che è dei cittadini. Un mese dopo troverai un'altra statua. Mi creda,stanno veramente esagerando. Non mi interessa la soluzione spiccia,bensì quella di principio. Cosa si può fare?
Un saluto cordiale

Paolo Cimarelli

Anonimo ha detto...

E' stato dimenticato di sottolineare che anche sotto i mari le statue di santi invadono la privacy. Sono dell'avviso che per far cambiare le cose TUTTI, atei, agnisti e laici veri dovremmo dare il nostro appoggio politico ad un solo PARTITO e non disperderci in rivoli di partito che nulla hanno a che spartire con la laicità PD in primis.

luigitosti ha detto...

Concordo con Paolo e con Gabriele. Il problema dei simboli religiosi (o, meglio, degli idoli religiosi) non è limitato agli uffici pubblici ma riguarda mare, monti, valli e strade. In questi ultimi casi i cattolici violano anche norme paesaggistiche ed urbanistiche e, guarda caso, le autorità "preposte" alla repressione degli illleciti rimangono inerti.