Oggi, 23 febbraio 2010, il Teologo Mancuso ha partecipato alla trasmissione "Le Storie" di RAI 3 e il conduttore dott. Augias lo ha invitato a commentare il mio caso che, per le coscienze dei cattolici, comincia a diventare un po' imbarazzante. Ne ho tratto motivo per indirizzare al dr. Augias l'e.mail che, qui di seguito, pubblico.
Egregio Dott. Augias,
ho visto oggi la puntata dedicata al teologo Mancuso, nel corso della quale lei ha prospettato al suo ospite il mio "caso", cioè il caso del magistrato di Camerino Luigi Tosti che è stato recentemente rimosso dalla magistratura per essersi rifiutato di tenere le udienze sotto l'incombenza dei crocifissi (il che mi è valso l'appellativo di "giudice anticrocifisso"). Il teologo Mancuso ha giustificato la presenza dei crocifissi negli uffici pubblici come una "scelta" della "maggioranza" politica e, dunque, perfettamente in linea con l'assetto "democratico" della nostra Repubblica. In realtà questo "argomento" del teologo non ha alcun pregio giuridico, tant'è che è stato completamente abbandonato nelle sedi giudiziarie dove si disquisisce di questa questione. Come oramai sancito costantemente dalla Corte Costituzionale italiana (e dalla Corte Europea dei diritti dell'Uomo), in materia di diritti individuali inviolabili (tra i quali rientrano a pieno titolo il diritto di libertà di coscienza, il diritto di libertà religiosa e il diritto di eguaglianza e non discriminazione) il criterio della "maggioranza" non ha alcun rilievo: le cito le sentenze n. 925/1988, n. 203 del 1989, n. 259 del 1990, n. 195 del 1993, n. 440/1995, n. 329 del 1997, n. 508 del 2000, n. 327 del 2002 e n. 168 del 2005) della Corte Costituzionale. E il motivo per il quale nessuna maggioranza può "dettare legge" in materia di diritti individuali è facilmente intuibile. Se fosse infatti vero quello che il teologo Mancuso ha pubblicamente sostenuto nel corso della sua trasmissione, la "maggioranza" degli italiani -che hanno indubbiamente la pelle "bianca"- potrebbe ad esempio approvare leggi discriminatorie nei confronti dei "neri", dal momento che i neri sono una minoranza.
Questo principio giuridico, tra l'altro, è stato scritto dallo stesso CSM nell'ordinanza del 31 gennaio 2006 con la quale fu disposta la mia sospensione cautelare dalle funzioni e dallo stipendio.
Come giustamente ha osservato lei, il problema che Mancuso e, in genere, i cattolici dovrebbero porsi è quello del rispetto dei diritti di libertà religiosa e di eguaglianza altrui, perché non è giustificabile -né a livello costituzionale né a livello di convenzioni internazionali sui diritti umani- che possano esservi "maggioranze" (e quindi leggi votate dalle maggioranze) che violino questi diritti, com'è appunto avvenuto nel mio caso.
Le ricordo, a tal proposito (e lo faccio anche per correggere l'appellativo diffamatorio di "anticrocifisso" che mi è stato affibbiato) che io ho in realtà manifestato la piena disponibilità a tenere le udienze sotto l'incombenza del crocifisso, purché il Ministro di Giustizia mi autorizzasse ad esporre al suo fianco la menorah ebraica, rivendicando in tal modo il rispetto del diritto di libertà religiosa e di eguaglianza. Ebbene, il Ministro di Giustizia ha opposto un rifiuto in quanto i simboli degli ebrei non sono degni di entrare nelle aule e, per contro, gli unici simboli che possono entrare sono quelli dei cattolici. E' per questo che io ho opposto un rifiuto. Ma si tratta di un rifiuto che è scaturito sia dall'esigenza di non violare il principio supremo di laicità (i pubblici funzionari debbono essere ed apparire imparziali, neutrali ed equidistanti e non si possono dunque identificare in simboli partigiani ma, semmai, nei simboli dell'identità nazionale) sia dall'esigenza di sottrarmi ad atti di discriminazione religiosa. Anch'io, infatti, rivendico la mia dignità di essere umano e pretendo, dunque, di non essere discriminato, per motivi religiosi, dal mio "datore di lavoro" (il Ministro di Giustizia) nell'ambiente di lavoro nel quale sono costretto ad operare in base ad un rapporto di impiego pubblico. D'altro canto, a casa mia non espongo e non venero alcun idolo o simbolo: dunque non vedo perché dovrei subire l'imposizione di crocifissi o di altri idoli, che oltretutto non mi appartengono. Io non mi sognerei mai di imporre agli altri i miei simboli: dunque pretendo che gli altri si comportino nei miei confronti allo stesso modo. Tolleranza significa RECIPROCO RISPETTO, e non rispetto "a senso unico", come purtroppo sono adusi fare i cattolici.
Francamente non so che cosa scriveranno i giudici della Sezione Disciplinare del CSM per giustificare la mia rimozione dalla magistratura: la sentenza a tutt'oggi non è stata depositata. Certo è, però, che trovo a dir poco grottesco che il CSM abbia rimosso dall'Amministrazione giudiziaria me, cioè la "vittima" della discriminazione, allo scopo di ristabilire...... la "tranquillità" dell'autore degli atti discriminatori, cioè del Ministro di Giustizia!
Cordiali saluti
Luigi Tosti
Rimini, Via Bastioni Orientali 38
tel. 0541-789323
ho visto oggi la puntata dedicata al teologo Mancuso, nel corso della quale lei ha prospettato al suo ospite il mio "caso", cioè il caso del magistrato di Camerino Luigi Tosti che è stato recentemente rimosso dalla magistratura per essersi rifiutato di tenere le udienze sotto l'incombenza dei crocifissi (il che mi è valso l'appellativo di "giudice anticrocifisso"). Il teologo Mancuso ha giustificato la presenza dei crocifissi negli uffici pubblici come una "scelta" della "maggioranza" politica e, dunque, perfettamente in linea con l'assetto "democratico" della nostra Repubblica. In realtà questo "argomento" del teologo non ha alcun pregio giuridico, tant'è che è stato completamente abbandonato nelle sedi giudiziarie dove si disquisisce di questa questione. Come oramai sancito costantemente dalla Corte Costituzionale italiana (e dalla Corte Europea dei diritti dell'Uomo), in materia di diritti individuali inviolabili (tra i quali rientrano a pieno titolo il diritto di libertà di coscienza, il diritto di libertà religiosa e il diritto di eguaglianza e non discriminazione) il criterio della "maggioranza" non ha alcun rilievo: le cito le sentenze n. 925/1988, n. 203 del 1989, n. 259 del 1990, n. 195 del 1993, n. 440/1995, n. 329 del 1997, n. 508 del 2000, n. 327 del 2002 e n. 168 del 2005) della Corte Costituzionale. E il motivo per il quale nessuna maggioranza può "dettare legge" in materia di diritti individuali è facilmente intuibile. Se fosse infatti vero quello che il teologo Mancuso ha pubblicamente sostenuto nel corso della sua trasmissione, la "maggioranza" degli italiani -che hanno indubbiamente la pelle "bianca"- potrebbe ad esempio approvare leggi discriminatorie nei confronti dei "neri", dal momento che i neri sono una minoranza.
Questo principio giuridico, tra l'altro, è stato scritto dallo stesso CSM nell'ordinanza del 31 gennaio 2006 con la quale fu disposta la mia sospensione cautelare dalle funzioni e dallo stipendio.
Come giustamente ha osservato lei, il problema che Mancuso e, in genere, i cattolici dovrebbero porsi è quello del rispetto dei diritti di libertà religiosa e di eguaglianza altrui, perché non è giustificabile -né a livello costituzionale né a livello di convenzioni internazionali sui diritti umani- che possano esservi "maggioranze" (e quindi leggi votate dalle maggioranze) che violino questi diritti, com'è appunto avvenuto nel mio caso.
Le ricordo, a tal proposito (e lo faccio anche per correggere l'appellativo diffamatorio di "anticrocifisso" che mi è stato affibbiato) che io ho in realtà manifestato la piena disponibilità a tenere le udienze sotto l'incombenza del crocifisso, purché il Ministro di Giustizia mi autorizzasse ad esporre al suo fianco la menorah ebraica, rivendicando in tal modo il rispetto del diritto di libertà religiosa e di eguaglianza. Ebbene, il Ministro di Giustizia ha opposto un rifiuto in quanto i simboli degli ebrei non sono degni di entrare nelle aule e, per contro, gli unici simboli che possono entrare sono quelli dei cattolici. E' per questo che io ho opposto un rifiuto. Ma si tratta di un rifiuto che è scaturito sia dall'esigenza di non violare il principio supremo di laicità (i pubblici funzionari debbono essere ed apparire imparziali, neutrali ed equidistanti e non si possono dunque identificare in simboli partigiani ma, semmai, nei simboli dell'identità nazionale) sia dall'esigenza di sottrarmi ad atti di discriminazione religiosa. Anch'io, infatti, rivendico la mia dignità di essere umano e pretendo, dunque, di non essere discriminato, per motivi religiosi, dal mio "datore di lavoro" (il Ministro di Giustizia) nell'ambiente di lavoro nel quale sono costretto ad operare in base ad un rapporto di impiego pubblico. D'altro canto, a casa mia non espongo e non venero alcun idolo o simbolo: dunque non vedo perché dovrei subire l'imposizione di crocifissi o di altri idoli, che oltretutto non mi appartengono. Io non mi sognerei mai di imporre agli altri i miei simboli: dunque pretendo che gli altri si comportino nei miei confronti allo stesso modo. Tolleranza significa RECIPROCO RISPETTO, e non rispetto "a senso unico", come purtroppo sono adusi fare i cattolici.
Francamente non so che cosa scriveranno i giudici della Sezione Disciplinare del CSM per giustificare la mia rimozione dalla magistratura: la sentenza a tutt'oggi non è stata depositata. Certo è, però, che trovo a dir poco grottesco che il CSM abbia rimosso dall'Amministrazione giudiziaria me, cioè la "vittima" della discriminazione, allo scopo di ristabilire...... la "tranquillità" dell'autore degli atti discriminatori, cioè del Ministro di Giustizia!
Cordiali saluti
Luigi Tosti
Rimini, Via Bastioni Orientali 38
tel. 0541-789323
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