Bergoglio festeggia il primo anno come Capo di Stato durante il quale ha
recitato la parte di semplice parroco.
Un
successo, senza dubbio.
Dodici
mesi di marketing religioso decisamente vincente.
Democrazia
Atea rivolge a Bergoglio quattro domande, una per ogni stagione del suo primo
anno di governo.
1.Ha
mai espresso parole di condanna inequivocabili contro il dittatore Videla e
contro il cardinale Pio Laghi?
2.Proporrà
modifiche legislative abrogando la direttiva “Crimen sollicitationis” al fine
di obbligare i vescovi alla collaborazione giudiziaria con le autorità civili
nei casi di pedofilia clericale?
3.Rinuncerà
a esenzioni e privilegi e consentirà che il clero non disponga più dell’8x1000,
che paghi la TASI, l’IVA, il canone TV, il canone idrico, i ticket per gli
accessi nelle zone ZTL, i ticket per i parcheggi comunali, i contributi INPS,
gli stipendi degli insegnanti di religione e dei cappellani militari, le tasse
per le affissioni comunali, le tasse per le occupazioni di suolo pubblico, e
tutti gli altri tributi che normalmente gravano sui contribuenti italiani?
4.Rinuncerà
a diffondere la sua religione attraverso la TV pubblica italiana che ha
istituito un apposito canale televisivo, RAI Vaticano, a spese dei cittadini
italiani?
Sono
domande retoriche perché le risposte sono già note:
1.No;
2. No; 3. No; 4. No.
Le
stagioni del governo di Bergoglio si ripeteranno uguali a se stesse, adagio,
celando abilmente il potere con una prossemica audace e spiazzante, con
maestria d’inganno e d’oscurantismo.
Rivendichiamo
il diritto a non lasciarci incantare dalla retorica della finta povertà fino a
quando non saranno abrogati i Patti Lateranensi.
Fino
ad allora a Jorge Mario Bergoglio non auguriamo alcunché.
Carla
Corsetti, Segretaria del Partito Democrazia Atea
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