Pubblico con piacere, qui di seguito, un documentatissimo articolo di Fernando Liggio sulla Chiesa Cattolica e sul valore simbolico che assume il suo "vessillo", cioè il "crocifisso".
LXXXVI. IL “CROCIFISSO” NON È ALTRO CHE IL DISTINTIVO DELLA PIÙ NEFANDA ORGANIZZAZIONE CRIMINALE ABILMENTE
MIMETIZZATA
(www.fernandoliggio.org)
È storicamente ben documentato che dal V secolo in poi ― allorché il “Cristianesimo” riuscì a conquistare l’egemonia assoluta su tutti gli aspetti socio-culturali del vasto Impero Romano e ad istituzionalizzarsi come incontrastata religione ufficiale dello Stato [in ottemperanza all’“EDITTO DI TESSALONICA” promulgato il 27 febbraio del 380 ed, in pratica, reso esecutivo nel 391 per decreto dell’imperatore Teodosio I (378-392)] ― numerosi “Papi”, non solo si sono resi direttamente responsabili di orrende atrocità, ma hanno anche favorito ingenti azioni delittuose ed illegalità di ogni genere, tanto che Lord Acton (1960-1967) non ha esitato ad affermare che “I papi non furono soltanto assassini in grande stile, ma fecero dell’assassinio un fondamento legale della Chiesa cristiana ed una condizione per ottenere la salvezza” (cfr. Acton J.E. «Lectures on Modern History», London, 1960 e «Essays in the Liberal Interpretation of History», Chigago-London, 1967). A riguardo, è anche doveroso ricordare che non meno di 18 papi sono stati assassinati, la maggior parte dei quali per inequivocabile vantaggio dei rispettivi successori!
Il “Cristianesimo” (“Untianesimo” o “Messianesimo”) si origina con tutte le caratteristiche di un movimento settario (1) che si distacca bruscamente dall’affermata organizzazione religiosa giudaica. Infatti, il “Cristianesimo”, come si rileva dagli «Atti degli Apostoli», inizia con la tipica metodologia di reclutamento illegale e criminosa usando a scopo coercitivo tecniche suggestivo intimidatorie ― spesso con la coadiuvanza dell’uso di pericolose droghe ― abilmente usate dai capi organizzatori per raggirare gli ingenui nuovi adepti. A riguardo è significativo l’episodio, dettagliatamente descritto negli «Atti degli Apostoli» (IV 34-35 e V 1-11), in cui l’Apostolo Capo Simon Pietro ― a scopo intimidatorio verso tutta la primitiva comunità cristiana appena già denominata “Chiesa”― provoca la morte dei due anziani coniugi Anania e Saffia come esemplare punizione per essersi resi colpevoli di non aver versato alla costituenda comunità cristiana cosiddetta “Chiesa” l’intero ricavato dalla vendita di un loro podere, proprio allo stesso modo di come attualmente «si uccide uno spacciatore quando ha tenuto per sé una parte del guadagno» (Saviano, 2006) non consegnandolo tutto all’organizzazione criminale. Il relativo episodio è il seguente: «…o[soi gaVr kthv/tore" cwrivwn h[ oijkiw`n uJph`rcon, pwlou`nte" e[feron taV" timaV" tw`n pipraskomeVnwn kaiV ejtivqoun parav touV" povda" tw`n ajpostovlwn. […] !AnhVr dev ti" !AnaniVa" ojnoVmati suVn Sapfivrh/ th/` gunaikiV aujtou ejpwvlhsen kth`ma, kaiV ejnosfivsato ajpoV th`" timh`", suneiduivh" kaiV th`" gunaikov", kaiV ejnevgka" mevro" ti parav touv" povda" tw`n ajpostovlwn e[qhken. ei\pen deV oj Pevtro": Ajnaniva, diav tiv ejplhvrwsen oJ satana`" thvn kardivan sou, yeuvsasqaiv se toV pneu`ma toV a[gion kaiV nosofivsasqai ajpoV th`" timh`" tou` cwrivou; […] oujk ejyeuvsw ajntrwvpoi" ajllaV tw/` Qew/`. Ajkouvnon deV jAnaniva" touV" loVgou" touvtou" peswVn ejxevyuxen. kaiV ejgevneto fovbo" mevga" ejpiV pavnta" touv" ajouvonta". […]. jEgevneto deV wJ" wJrw`n triw`n diavsthma kaiV hJ gunhV aujtou` mhV eijdui`a tov gegonoV" eijsh`lqen. Ajpekriqh deV prov" aujthVn Pevro": eijpev moi, eij tosouvtou toV cwrivon ajpevdosqe; hJ deV ei\pen: naiv, tusouvtou. oJ deV proV" Pevtro" aujthvn: tiv o[ti sunefwnhvqh uJmi`n peiravsai toV pneu`ma Kurijou; ijdou oiJ povde" tw`n qayavntwn toVn a[ndra sou ejpiV th/` quvra/ xaiV ejxoivsousivn se. e[pesen deV paracrh` prov" touv" povda" aujtou` kaiVejxevyuxen: […]. kaiV ejgeVneto foVbo" meVga" ejf jo[lhn thVn ejkklhsivan kaiV e[piV pavnta" touV" ajkouovta" tau`ta...» («…infatti i possessori di campi o di case, dovevano venderli portando il denaro ricavato e deporlo ai piedi degli apostoli. […]. Ma un tale uomo chiamato Anania, d’accordo con Saffira sua moglie, vendette un terreno e trattenne nascostamente parte del prezzo del terreno, consapevole sua moglie, e presane la rimanenza la depose ai piedi degli apostoli. Ma Pietro gli disse: Anania, perché Satana si è impossessato del tuo cuore, da farti mentire al soffio [spirito] santo e trattenere per te parte del prezzo del terreno? […] non hai mentito agli uomini, ma a Dio. Anania udendo queste parole cadde e spirò. E grande paura si suscitò in tutti quelli che udirono ciò. […]. Quindi trascorse quasi tre ore dall’accaduto e la moglie sua che sconosceva quanto era accaduto, entrò. Ma, giunta presso di lui, Pietro le chiese: dimmi, avete venduto il terreno per quel prezzo? Ma lei rispose: infatti a tanto. Il Pietro così [rispose] a lei: perché vi siete accordati per ingannare l’animo del Padrone [il “Temuto (Elohên), Onnipotente (Sahddaj) Padrone (Adonaj) IL QUALE È (YHAWEH) in cielo (djvô = qeoV" = deus = dio)”]? Ecco presso la porta i passi di quelli che hanno sepolto tuo marito e porteranno via anche te. Istantaneamente lei cadde ai suoi piedi e spirò! […] ed una grande paura prese tutta la chiesa [la comunità] e tutti quelli che udirono ciò…») (2). Pertanto, non è da meravigliarsi se i gestori della “Chiesa cristiana-cattolica” siano stati, e permangono, fondamentalmente fautori di comportamenti illegali e, spesso, anche criminosi, poiché il loro vero “fine” è condizionare psicologicamente i propri fedeli con promesse di premi e minacce di castighi, continuando imperterriti a convincerli dell’esistenza di una originaria colpa collettiva e di colpe individuali da scontare. I Papi tuttora, coadiuvati da un efferato sistema gerarchico, continuano ad organizzare frequentemente immensi raduni di giovani, seguendo le tecniche proprie delle “ideologie totalitarie” (al pari del nazismo, del fascismo, ecc.). per accattivarsi le loro ingenue menti immature, pertanto facilmente condizionabili, allo scopo di garantirsi la continua sussistenza nel futuro. Con i Papi, l’ideologia del movimento cristiano ― divulgata fin dall’origine come fondata sulla bontà, umiltà, rassegnazione e perdono ― in pratica non ha tardato rivelarsi sempre più «…intollerante, implacabile e minacciosa contro tutti coloro che, in un modo o nell’altro, le si oppongono o che, più semplicemente, si rifiutano di accettarla…» (cfr. Ricca U.: «Processo alle religioni», Milano, 1979), tanto che la relativa adesione richiede ai fedeli una completa accettazione incondizionata di pratiche fino a poter implicare difficoltà nelle relazioni socio-ambientali laiche. D’altra parte, secondo Matteo (XII, 30) e Luca (XI, 23) Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe), spacciato per ispiratore del cristianesimo, avrebbe detto, con tipica mentalità paranoiacale, che “chi non è con lui è contro di lui”, per cui gli adepti al cristianesimo dovevano considerare come nemico chiunque non era cristiano. Ancora peggio, secondo Giovanni (XV, 6), Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) avrebbe affermato: “Se alcuno non rimane con me, sia gettato fuori come il sarmento e secchi, e si raccolga e si metta nel fuoco, e si bruci”! Si pensi alle conseguenze che questa affermazione ha avuto soprattutto nell’ambito della “Santa Inquisizione”! Questa posizione di forza che il cristianesimo assume contro tutto ciò che si oppone alla sua espansione appare particolarmente evidente nella lunga invettiva contro i farisei che Matteo (XXIII, da 1 a 38) pone in bocca a Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe). Poiché i farisei, costituendo la corrente politica di rivendicazione della nazione ebraica, come sottolinea Ricca (1979), «…vedevano, e a ragione, nel nascente cristianesimo un pericoloso movimento antinazionale che, dopo essersi appropriato del loro Messia, lo aveva svuotato di quel significato politico che era associato alla sua attesa. Al rifiuto dei farisei di accettare questa deformazione della loro religione, i compilatori dei Vangeli rispondono aggiungendo, all’appropriazione indebita, la diffamazione. […]. Se, nel[la] Genesi [del Vecchio Testamento], la ferocia è palese, nei documenti del Nuovo Testamento essa è mascherata da una patina di amorosa sollecitudine che consentirà alla Chiesa di spacciare le più nefande atrocità per opere di bene; i suoi sacerdoti poterono spingere il loro pietoso zelo fino a bruciare sul rogo (previa confisca dei beni) decine di migliaia di esseri umani, nel pio intento di salvare le loro anime…». L’ideologia del “Cristianesimo” (“Untianesimo” = “Messianesimo”) che, secondo i redattori dei Vangeli, sarebbe stata suscitata da Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe), indipendentemente dal fatto che egli, se fosse realmente esistito (3), dalla descrizione evangelica può essere considerato o come un astuto rivoluzionario o come un esaltato teomegalomane oppure come un semplice entusiasta carismatico desideroso di giustizia. Tale ideologia è stata subito carpita e sfruttata dalle classi dominanti, le quali avevano interesse a condizionare il popolo nello spirito di sottomissione servile, onde poter mantenere la loro impostazione feudale con la propria gerarchia imperniata su rigide normative per l’efficace controllo delle masse popolari. Infatti, le virtù e l’onestà, ostentate dal cristianesimo, consentivano ai ricchi detentori del potere di godere impunemente in apparente rettitudine il diritto dei relativi privilegi, in quanto esse, nel contempo, risultavano efficaci a persuadere i poveri a vivere con gioiosa rassegnazione nella propria miseria. Inoltre, è comprensibile che il “cristianesimo” abbia raccolto ampio consenso dall’apparato burocratico del potere in quanto si è dimostrato in grado di funzionare come valido strumento per controllare le masse popolari mediante l’irresistibile effetto psicologico derivante dalla pretesa investitura divina del potere, oltre che con l’offerta agli sfruttati della speranza di felicità eterna ultraterrena. L’organizzazione governativa continua a ritenere la religione come strumento fondamentale per il mantenimento del potere statale sul popolo. In ultima analisi, non vi è alcun dubbio che la “religione” non ha altro scopo che quello di consolidare gli interessi comuni tra i gestori dell’“organizzazione governativa” ed i gestori dell’“organizzazione religiosa” che continuano impunemente a rendersi responsabili di ogni genere di illegalità. I veri e propri comportamenti riprovevoli dei Papi si svilupparono nel IV secolo, allorché essi pretesero la prosternazione ed il baciamano dei fedeli, per inasprirsi progressivamente nei secoli successivi tanto che, come precisa Deschner (1962), «…Dal VII secolo […] entrarono nell’uso le incensazioni al Papa invece che all’imperatore. Nel Medioevo l’ambizione dei gerarchi cattolici divenne abnorme e, rimanendo tale, persino i Patti Lateranensi, stipulati nel 1929 fra l’Italia e Vaticano, contengono nell’art. 21 la frase seguente: “Tutti i Cardinali godono in Italia degli onori spettanti ai Principi di sangue”. La totale corruzione della Chiesa ebbe inizio col suo riconoscimento ufficiale sotto Costantino I [(306-337)] ed i suoi successori [in specie Teodosio I (378-392) e Teodosio II (401-450)]. Oggi ormai nessuno contesta il fatto che in quel tempo nella conversione al Cristianesimo era spesso decisivo l’opportunismo e che un’autentica esperienza interiore non era più la regola. […]. Alla completa mondializzazione della Chiesa contribuì l’afflusso della nobiltà, che dopo l’innalzamento del Cristianesimo a Religione di Stato ed il suo adeguamento totale ai rapporti sociali dominanti cominciò a diventare non solo cristiana, ma persino “clericale”, giacché il clero venne gratificato con privilegi di status sociale sempre più allettanti. La maggior parte dei Vescovi venne così a trovarsi in una situazione invidiabile e i rappresentanti più eminenti della Chiesa non furono per nulla inferiori ai gradi più elevati della burocrazia statale. Con Siricio (384-399), il “primo Papa”, le cui Decretali dell’anno 385 vennero composte direttamente secondo lo stile dei decreti imperiali, ascese forse per la prima volta al “soglio di Pietro” un rappresentante della nobiltà romana, o in ogni caso un suo candidato. Questo posto tanto ambito, che per altro Pietro non occupò mai, in seguito non fu mai più abbandonato […]! Nel V secolo le condizioni imposte alla provenienza del Clero crebbero ulteriormente: in una circolare ai Vescovi d’Italia, Leone I [440-461] criticò nel 443 la nomina di chierici non raccomandati da “una discendenza adeguata […]”. Le lettere di Papa Simmaco (498-514), dal quale nel 502 fu formulata la fatidica frase che il Papa non poteva essere giudicato da nessun uomo, esprimono un disprezzo quasi incredibile per il popolo, il quale, invece, guardava con venerazione alle sue guide spirituali, come gli Ebrei facevano nei confronti dell’aristocrazia religiosa dei Farisei, i quali, a loro volta, disprezzavano le masse, definendo i proletari “plebaglia” (“Amme-ha-arez”). […]. La Chiesa apprese presto dai Romani, facendo proprie parecchie delle loro istituzioni e dei loro principi giuridici. Già nel corso del II secolo sul modello delle assemblee provinciali romane si svilupparono Sinodi Provinciali e le Metropoli delle Province, nelle quali risiedeva il Metropolita in qualità di Arcivescovo della Provincia. Nel III secolo i Sinodi Provinciali si ampliarono diventando Concili, cioè Assemblee di Vescovi di più Province, e ben presto divenne l’organizzazione centrale e periferica e, sul costume romano, diede il titolo di Pontifex Maximus per il Papa, e l’abito dei Sacerdoti Pagani, la Stola. Quindi, costruì il Diritto Canonico secondo il modello romano e ricalcò l’assoluzione nella Confessione sul linguaggio delle formule tribunizie. Tutta la costituzione statuale romana, ormai in decadimento, si trasferì nella Chiesa. Ma la Chiesa legittimò al proprio interno soprattutto un’illimitata bramosia di potere: tutte le lotte della Curia con gli Imperatori non vertevano su questioni di fede, bensì di potere. Soltanto così poté soggiogare nel Medioevo l’intero Occidente, ottenendo talvolta anche quei poteri mondani tanto a lungo perseguiti. Sono più di dieci i casi in cui i Papi comminarono l’interdetto a Imperatori e Re, e non meno di sei Monarchi furono deposti o minacciati di deposizione. […]. Il Papato divenne un potentato mondiale. Gregorio VII [1073-1085], del quale l’Arcivescovo Liemar di Brema scrisse “Quest’uomo pericoloso si arroga il diritto di comandare ai Vescovi come fossero i suoi fattori”, verso la fine del XI secolo proclamò che “unicamente il papa è in grado di confermare o di contestare imperi, regni, ducati, contee e in genere i possedimenti di tutti gli uomini, di darli e di toglierli, e il tutto sulla base dei meriti di ciascuno”. […]. Insieme al re di Francia Filippo Augusto, Papa Innocenzo III [1198-1216] preparò l’invasione dell’Inghilterra, promettendo a tutti i partecipanti un’indulgenza plenaria [!!]; […]. Durante il suo Pontificato di diciotto anni spedì in tutto il mondo oltre cinquemila documenti ufficiali; i re di Francia e d’Inghilterra nonché l’imperatore tedesco Ottone IV furono scomunicati, e non si limitò ad aizzare la gente contro il Conte Raimondo di Tolosa, ma lasciò mano libera al popolo in modo che si appropriasse della sua terra, in quanto contaminata dall’eresia [!!]. […]. La tendenza universalistica e totalitaria guida ancora oggi i capi della Chiesa: il fine, ora come allora, è il dominio del mondo. Soltanto con questa finalità la Chiesa poteva, fin dalla fine dell’età antica, continuare l’Impero Romano: infatti, essa fu dapprima una sorta di Stato nello Stato, poi si fece Stato essa stessa, come mostra chiaramente il trapasso al Papa della denominazione di Vicarium Christi, cioè “Rappresentante” di Cristo in terra, attribuito in un primo tempo solo all’imperatore, mentre il Papa aveva quello di Vicarius Petri; ma quando l’impero crollò, la Chiesa subentrò al suo posto, Il Papa divenne, come già l’Imperatore, Vicarius Christi. […]. Com’è strano Gesù [se fosse realmente esistito] con la sua buona novella di fronte alla realtà di questi gerarchi con le loro pretese d’essere Vicari Christi! Come stridono le loro lussuose dimore e le loro corti quasi orientali con le parole che avrebbe pronunziato Gesù: “Le volpi hanno le tane e gli uccelli del cielo il loro nido; e il Figlio dell’uomo non ha nemmeno dove posare il suo capo” Mt. VIII, 20). Com’è singolare la loro secolare cupidigia di ricchezze sempre maggiori alla luce dell’esortazione “Va’, vendi ciò che possiedi e dallo ai poveri” (Mc. X, 21). Com’è strana la loro ferma esaltazione di ogni elezione episcopale, di ogni onorificenza, di ogni dispensa o di ogni decisione promulgata, alla luce dell’ordine che avrebbe impartito Gesù ai Discepoli “Lo avete ricevuto gratuitamente, e gratuitamente dovete dispensarlo” (Mt. X, 8). Com’è strana questa loro usanza di farsi chiamare Padri Santi e Santissimi, a fronte dell’ammonimento “Sulla terra nessuno chiamerete Padre, perché uno solo è il vostro Padre, quello che è nei cieli” (Mt. XXIII, 10). Com’è singolare la continua riaffermazione della loro superiorità sugli altri Vescovi, anzi, su tutti i potenti del mondo, accanto al motto “Se uno vorrà essere il primo, allora sia l’ultimo di tutti e di tutti il servitore” (Mc. IX, 35). Come sono strane le loro millenarie scomuniche, che hanno colpito anche i cristiani più sinceri, di fronte al comandamento “Non giudicate e non sarete giudicati” (Mt. VII, 1). Come sono strane le loro esecuzioni di eretici, i loro roghi di streghe, le persecuzioni antisemite, le guerre di religione a fronte dell’insegnamento di Gesù “Amate i vostri nemici, beneficate chi vi odia, benificate chi vi maledice, pregate per chi vi schernisce” (Lc. VI, 27). […]. A prescindere poi dal fatto che Pietro sia stato a Roma o no, è certo che non ha mai occupato la cathedra Petri. Si tratta di uno dei falsi più vistosi della Chiesa cattolica, la quale spaccia Pietro come primo Papa insediato da Gesù e, di conseguenza, il dominio ereditario assoluto sulla Chiesa dei suoi successori. Sul fondamento di questa sua invenzione i Vescovi di Roma s’arrogano il potere e il diritto assoluti di decidere a piacimento di qualsivoglia questione di fede. In verità, il dogma dell’episcopato universale del Vescovo di Roma e dell’infallibilità in materia di fede venne proclamato solo nel Concilio Vaticano del 1870 […]. Pietro non fu né il primo Vescovo di una presunta successione apostolica né, tanto meno, il primo Papa. Proprio a Roma la carica episcopale monarchica si impose piuttosto tardi, nella quarta o quinta generazione cristiana, e in ogni caso allora, verso la metà del II secolo, nessun membro della Comunità era al corrente della sua istituzione da parte di Pietro, se è vero com’è vero che ancora alla fine del secolo a Roma egli non veniva posto nel novero dei Vescovi. Ma verso la metà del IV secolo si affermò che era stato Vescovo di Roma per venticinque anni. E oggi un bestseller cristiano, diffuso in tutto il mondo, sostiene che saremmo in possesso di tavole votive e di monete con l’iscrizione di “San Pietro, prega per noi”, risalenti al I secolo: è una pura e semplice invenzione. […]. L’evoluzione linguistica del titolo segue di pari passo quella della Chiesa e mostra altresì come il Vescovo romano divenne una specie di sovrano assoluto da primus inter pares quale era. Il termine Papa (papa = padre), titolo onorifico di tutti i Vescovi a partire dal III secolo, restò in uso sino alla fine del primo millennio. Per distinguere il “Papa” dagli altri “Papi” fin dal V secolo si usò solitamente l’espressione “Papa della città di Roma” oppure “Papa della Città eterna” o ancora “Papa romano”. Poi però si cominciò ad attribuire al “luogotenente di Pietro” ― locuzione coniata soltanto nel V secolo ― il predicato di Papa senz’altri attributi, che le stesse autorità ecclesiastiche romane, per altro, usarono piuttosto raramente fino al VII secolo. Cominciarono ad autodefinirsi regolarmente così solo alla fine dell’VIII secolo, e con l’inizio del secondo millennio il termine “Papa” diventò prerogativa esclusiva del Vescovo di Roma: Gregorio VII [1073-1085] nel suo Dictatus Papae sostenne con parole altisonanti che il titolo di Papa era unico e che perciò doveva essere esclusivo del Pontefice romano. In realtà esso fu caratteristico dei Vescovi per parecchi secoli e il Patriarca di Alessandria ancora oggi si fregia del titolo ufficiale di “Papa”. La Chiesa Cattolica utilizza la finzione della tradizione apostolica e del primato petrino per poter legittimare la politica imperialista dei Papi, ignorando però che la parola d’ordine di Gesù [secondo gli interessati redattori dei Vangeli] non fu “dominare”, bensì “servire”, e che tale concetto caratterizzò tutta la predicazione, la quale, d’altra parte, è in contrasto stridente con l’intera prassi del papato. Ma i Papi non si limitarono a giustificare le pretese di primato servendosi del passo spurio di Mt. (XVI, 18), ma agitarono anche […] tutta una messe sterminata di documenti falsi, come le Decretali pseudocirilliche e pseudoisidoriane, di centinaia di epistole papali fasulle, di decreti conciliari e del Constitutum Silvestri: solo questo libercolo fu per il Papa più utile di dieci diplomi imperiali. Costituisce una delle pagine più oscure della Chiesa cattolica romana il fatto che i Papi non rinunciarono all’accrescimento del loro potere nemmeno quando era diventato chiaro a tutto il mondo ― compreso quello cattolico ― che esso era dovuto in misura non secondaria anche a queste falsificazioni. […]. Il soddisfacimento della loro ambizione fu pagata a caro prezzo dai “luogotenenti di Cristo”: dopo una prima scissione temporanea (486-519), nel 1054 tutta la Chiesa cristiana d’Oriente si separò definitivamente da Roma. E dopo il Concilio Vaticano I (1869-70), che aveva proclamato la sua infallibilità, non appena il Papa si mise a parlare ex cathedra, com’è noto, si allontanò dalla Curia anche il grosso dei Cattolici tradizionalisti, dopo che già nel 1702 la Chiesa di Utrecht si era rifiutata di seguire i Papi, non riconoscendo la loro “infallibilità”. Non è molto conosciuto il fatto che il dogma dell’infallibilità proclamato nel Concilio Vaticano I (1869-70) originariamente non doveva essere oggetto delle discussioni conciliari; le rimostranze dei rappresentanti dell’opposizione episcopale furono vane: inutilmente fecero presenti gli errori dogmatici dei Papi precedenti, inutilmente evocarono la reazione negativa della Chiesa d’Oriente e soprattutto del Protestantesimo all’annuncio di un siffatto dogma, inutilmente il Vescovo Ketteler si gettò ai piedi del Papa, scongiurandolo fra le lacrime: “Buon padre, salvateci e salvate la Chiesa di Dio!”. Il Pontefice [Pio IX (1846-1878)] favorì apertamente i sostenitori della dottrina papalistica […] e alla fine l’opposizione […] venne sconfitta. Nel gennaio del 1870 i Vescovi contrari alla discussione del problema dell’infallibilità erano ancora 136, ma a poco a poco l’opposizione svanì: nella votazione segreta 451 partecipanti furono favorevoli, 88 contrari e 62 proposero emendamenti. Gli oppositori lasciarono Roma ancora prima della votazione pubblica nella Basilica di S. Pietro, per evitare di porsi in aperto contrasto col Papa, ma dopo l’approvazione accettarono il nuovo dogma…» (cfr. Deschner K.: «Abermals krähte der Hahn. Eine kritiske Kirchengeschichte», Hamburg, 1962), evidentemente, perché faceva loro comodo, per continuare ad ingannare e sfruttare le masse dei fedeli sprovveduti e continuare ad alimentare la loro potente organizzazione politico-capitalistica internazionale! Infatti, se si considerano le enormi somme di capitali movimentate dalle banche di proprietà del “Vaticano” (lo Stato della “Chiesa Cattolica”, chiesa di una religione che pretende di costituire uno stato!) (4) ― la cui polimorfa attività verte in notevoli operazioni finanziarie internazionali, nel controllo e nella diretta gestione delle organizzazioni devolute alla raccolta dei fondi per le popolazioni sottosviluppate, in ingenti investimenti patrimoniali nell’acquisto di beni immobili, nelle recenti vistose campagne pubblicitarie promosse dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ecc. ― si deduce che esso è, in realtà, una potente azienda multinazionale tesa ad accumulare ricchezza e capace di condizionare il mercato in ogni paese del mondo! Ciò fa riflettere sulla concretezza della “carità” cristiana sciorinata dalla Chiesa Cattolica poiché tale “carità”, come hanno ben evidenziato Manacorda e Franzoni (1999), «…è quella “carità solidale” che non serve a mutare, ma a conservare i ricchi e i poveri nelle strutture sociali esistenti e a far guadagnare ai ricchi la riconoscenza dei poveri […]. Che, peraltro, lo ha fatto sempre grazie agli aiuti pubblici e privati, dello Stato e degli individui; mai, che si sappia, spogliando le sue ricchissime chiese. È dunque questa la solidarietà della Chiesa? Le parole suonano belle, ma dove sono i fatti? In realtà, questa solidarietà tra diversi ― ricchi e poveri ― destinati a restare tali per sempre in una società mondiale naturaliter divisa tra zone di opulenza e zone di miseria, ad altro non serve che a conservare questa divisione, di cui non si prospetta in alcun modo la fine. Come la divisione, per mantenersi ha bisogno di solidarietà tra i diversi, così la solidarietà, per giustificarsi, ha bisogno della divisione. Alla conservazione di questa diversità “solidale” tra ricchi e poveri serve anche la divisione tra clero e laici, […] tra una parte, il clero, opulenta di ricchezze […] e l’altra parte, la grande maggioranza degli uomini, incapace di distinguere il bene dal male. L’enciclica sullo Spirito e quella sulla società si danno così la mano, ribadendo la divisione tra chi possiede la ricchezza, materiale e spirituale, e chi non possiede né l’una né l’altra…» (cfr. Manacorda M.A., Franzoni G.: «Le ombre di Wojtyla», Roma, 1999). È esemplare il fatto che il Papa Eugenio Pacelli (Pio XII) sia morto (1958) «…con un patrimonio di 80 milioni di marchi [equivalenti a circa 500 milioni di euro attuali (anno 2006)] in oro ed i suoi tre nipoti ne hanno accumulati 120 [equivalenti a circa 750 milioni di euro attuali (anno 2006)] nei diciannove anni (1939-1958) di papato dello zio…» (cfr. Deschner K.: «Ein Jahrhundert Heilsgeschichte. Die Politik der Päpste im Zeitalter der Weltkriege: von Pius XII», Band II, Reimbek bei Hamburg, 1983). Inoltre, la Chiesa Cattolica, pur di ricavare denaro, non si fa scrupolo nell’organizzare truffe come quella della “benedizione per posta”, avvallata dal pontefice Paolo VI (1963-1978), consistente nel fare la relativa richiesta, tramite posta, all’elemosiniere del Vaticano per ricevere a domicilio la benedizione apostolica, al prezzo di 2.000 lire degli anni settanta [equivalenti a 20 euro attuali (2006)] se desiderata su carta semplice, e di ben 30.000 lire degli anni settanta [equivalenti a 300 euro attuali (2006)] se desiderata su pergamena (cfr. Rendina C.: «I Papi, storia e segreti», Roma, 2001)! Si è sempre ostacolato far conoscere l’immensa ricchezza che possiede la “Santa Sede” poiché, come attesta Nichols (1968), «…o il patrimonio del Vaticano è così vasto che è meglio non farlo conoscere per non rendere i fedeli meno disposti a soccorrere la Chiesa, o è investito in settori dell’attività economica (particolarmente in Italia) che sanno troppo di speculazione pura e, forse, anche di equivoco sfruttamento. […] l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica […] è il primo dei principali enti finanziario-amministrativi che siano stati istituiti […]. Il papato sa […] che cosa significhi possedere grandi patrimoni. […]. Un’abile gestione di questo capitale di base ha fatto del Vaticano una delle massime potenze finanziarie mondiali. Non si pubblicano mai bilanci; non si danno mai indicazioni dirette circa gli investimenti…» (cfr. Nichols P.: «The Politics of the Vatican», London, 1968). Pertanto, il “Vaticano” si configura come sede centrale di un’organizzazione criminale legalizzata e ben protetta dall’efficacissima copertura mimetica, costituita dall’ostentamento di azioni benefiche, abilmente intessuta e continuamente rinforzata dal “potere politico governativo” (5).
Da quanto premesso, si deve dare atto all’eminente magistrato LUIGI TOSTI il quale, con il coraggio che lo accomuna ai veri benefattori dell’umanità, ha messo efficacemente in evidenza come il “crocifisso” ― che continua ad essere spudoratamente appeso, senza alcun ritegno, nelle pareti delle aule scolastiche, dei tribunali, ecc. ― non è altro che «…il “vessillo” della più grande associazione per delinquere e della più grande banda di falsari della storia del Pianeta, la Chiesa Cattolica, che si è resa autrice, nell’arco di circa 1.800 anni, dei più efferati crimini contro l’umanità, condividendoli di papa in papa, senza manifestare alcun moto di resipiscenza e/o di pentimento. La storia del “crocifisso” gronda di sangue, di genocidi, di assassini, di torture, di criminale inquisizione, di criminali crociate, di criminale razzismo, di criminali roghi contro eretici e streghe, di criminale schiavismo, di superstizione, di criminale discriminazione e persecuzione razziale, di criminale shoà, di criminali rapimenti di bambini ebrei, di criminali genocidi dei nativi americani, di criminali confische, di disprezzo e di discriminazione delle donne e degli omosessuali, di omofobia, di sessuofobia patologica, di intolleranza, di oscurantismo, di violazione e prevaricazione dei più elementari diritti politici ed umani di eguaglianza, di libertà di opinione, di libertà di pensiero, di libertà di religione e di libertà di scienza e ricerca, di omertosa e criminale copertura dei preti pedofili [cfr. Liggio F.: «Papi Scellerati. Pedofilia, omosessualità e crimini del Clero Cattolico», Editrice Clinamen, Firenze, 2009], di false natività di Gesù Cristo, di falsificazioni di donazioni costantiniane, di falsificazioni e taroccamenti di scritture sacre, di false creazioni, di false reliquie, di falsi Cristi, di falsi “figli” di Dio, di false resurrezioni, di falsi prepuzi di Gesù Cristo (ben 13!) [in verità Nicole Hermann-Mascard, famosa esperta di reliquie, ne ha rintracciati nella sola Francia in “una settantina di santuari”!], [di falsi ombelichi di Gesù due sono venerati in Francia, a Chalons ed a Lucques , ed uno in Italia, a Roma, nella Chiesa di S. Maria del Popolo dove vi sarebbe pervenuto cadendo dal cielo!], di “sangue di San Gennaro”, di falsi veli della Madonna, [di false mutande della Madonna], di false apparizioni della Madonna, di false Madonne che lacrimano sangue, di false ostie che si tramutano in fiorentine al sangue, di false case della Madonna di Loreto, di falsi chiodi della croce di Gesù [esibiti con ingenti introiti: nella sola Italia attualmente se ne contano numerosi distribuiti in varie città (Ancona, Catania, Milano, Napoli, Milano, Roma, Venezia, ecc.)!], di falsi legni della croce di Gesù [se ne contano numerosissimi distribuite in tantissime località!], di false lance di Loncino (Heilige Lanze) venerate dal cattolico Hitler, di false sindoni [oltre quella di Torino ne sono note una quarantina (cfr. Stornaiolo U.: «Storia laica del Cristianesimo», Calvizano, 1995)!], di false Veroniche, di falsi miracoli, di falsi esorcismi, di false stigmate, di false transustanziazioni, di impostori Padri Pii santificati, di falsi paradisi, di falsi purgatori, di falsi limbi, di falsi demoni, di falsi angeli, di falsi arcangeli, di falsi cherubini, di falsi serafini, di falsi troni, di falsi indemoniati, di truffe, di costante abuso della credulità popolare a fini speculativi, di truffaldine messe gregoriane, di mercimonio di indulgenze, di truffaldine vendite di medaglie “miracolose”, di bolle di componenda, di illeciti finanziari, di accumulazione parassitaria di ricchezze ingenti e scandalose e di altre assurdità. Esporre nelle aule giudiziarie il “crocifisso”, dunque, significa condividere tutti questi crimini ed identificarsi con la storia criminale della Chiesa Cattolica, offendendo la dignità di chi crede REALMENTE nei valori della tolleranza, dell’eguaglianza e del rispetto dei diritti umani ma, soprattutto offendendo ed oltraggiando la memoria delle centinaia di milioni di esseri mani che “in nome di quel simbolo” sono stati assassinati, torturati, sbudellati, incarcerati, discriminati, inquisiti, ghettizzati, prevaricati, abbindolati, truffati, vilipesi ed emarginati dalla Chiesa Cattolica…» (Tosti L.: «Richiesta di rinvio dell’udienza di discussione del ricorso R.G. N. 03482400-07», il 18/11/2008).
In definitiva, da quanto esposto, si deduce che è dovere morale esigere l’immediata rimozione da qualsiasi locale pubblico dell’orribile simbolo altamente diseducativo ― costituito dal “crocifisso” ― distintivo della più nefanda religione che ha come oggetto fondamentale di culto l’accoppiata “Dio-Padre sadico” (crudele torturatore dei trasgressori delle sue proibizioni con il fuoco eterno!) (6) e “Dio-Figlio masochista” (il quale si sottopone con voluttà alle atroci sofferenze impostogli dal sadico “Dio-Padre” per riscattare le trasgressioni degli esseri umani che, comunque, saranno eternamente torturati dopo la morte e la successiva resurrezione!), religione che insegna a lodare e venerare un tal complesso sado-masochistico assimilabile a quello che costituisce la più grave perversità nell’ambito della psicopatologia sessuale! Non si può assolutamente continuare ad essere talmente ingenui da lasciarsi condizionare dai gestori di un’illogica religione, i quali inducono a credere ad una serie di evidenti assurdità onde conservare i loro privilegi di potere sulle masse!
NOTE
(1) L’aggettivo “settario”, derivato dal verbo passivo latino “sequor, secutus sum, sequi” (“seguire”, “andare dietro”, “essere trascinato”, ecc.), è usato per qualificare un’associazione minoritaria di adepti che si distacca da una confessione religiosa predominante già affermata e che inizialmente tende ad assumere caratteristiche criminali a seconda della disponibilità al proselitismo in cui degli organizzatori carismatici attuano nei confronti degli adepti una graduale manipolazione al fine di farsi attribuire capacità soprannaturali e farsi venerare come portatori di “salvezza”. I membri si convincono di divenire essi stessi apportatori di “salvezza” per l’intera umanità nonostante siano sottoposti ad assurdi rituali ed a disciplina estenuante. Essi finiscono per ridurre i contatti sociali con amici, conoscenti e parenti, tuttavia fanno pressione verso di loro per cercare di convertirli con la distribuzione di opuscoli, di manifestazioni missionarie, ecc. Ma ben presto gli adepti vengono costretti a versare dei contributi poiché il raggiungimento della salvezza viene fatto dipendere da costi sempre crescenti, tanto che i membri sono esortati a mendicare ed a chiedere continuamente dei contributi, dopo essere stati obbligati a consegnare ai gestori tutto il loro patrimonio, proprio come veniva fatto con le prime reclute del “cristianesimo” esordiente. Chi tenta di sciogliersi dal movimento settario è minacciato di severe punizioni divine ed anche sottoposto a violenze corporali di ogni genere fino anche all’uccisione.
(2) Tale episodio, con molta probabilità, è stato inventato dal redattore degli “Atti” a scopo intimidatorio per scoraggiare i successivi adepti a trattenere per se parte dei loro beni e non consegnarli tutti agli organizzatori della comunità settaria. Tuttavia, non si può escludere, se l’episodio si fosse realmente verificato, che i poveri coniugi Anania e Zaffira siano stati costretti ad assumere una pozione velenosa prima di essere pubblicamente interrogati, poiché si credeva che se l’individuo era innocente sopravviveva e doveva essere assolto (cfr., ad esempio. “Protovangelo di Giacomo” XVI, 1-3; “Pseudo Matteo” XII, 1-5; ecc.)!
(3) La mancanza di riferimenti concernenti il personaggio Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) nei testi non contraffatti degli storici dell’epoca e le sorprendenti notevoli contraddizioni riscontrabili nelle narrazioni evangeliche hanno da tempo convinto gli studiosi più esperti a dover negare la reale sua esistenza storica. Il primo di questi fu, senz’altro, Etienne Dolet (1509-1546) il quale, per avere sostenuto che “Gesù-Cristo” è “un’entità inventata come testimoniano numerose contraddizioni ed omissioni”, è stato fatto bruciare vivo a Lione dal Papa Paolo III (1534-1549), con sentenza del tribunale della “Santa Inquisizione”, insieme con i suoi libri, e la sua famiglia è stata lasciata priva di mezzi. Lucilio Vanini (1585-1619), precursore in assoluto di Charles Darwin (1809-1882) essendo stato il primo ad ipotizzare che gli uomini e le scimmie siano potute discendere da un unico progenitore comune, per aver sostenuto che la figura di Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) è un invenzione dei fondatori del “cristianesimo” (“untianesimo” = “messianesimo”) (cfr. Vanini G.C. [Giulio Cesare usato come peseudonimo di Lucillo]: «Amphitheatrum aeterne Providentiae Divino-Magicum», Lione 1615; «De amirandis naturae reginae deaeque mortalium arcanis», Paris, 1616; ecc.), è stato fatto arrestare a Tolosa sotto il papato del Pontefice Paolo V (1605-1621) e condannare dal tribunale della “Santa Inquisizione” al “taglio della lingua, seguito da uccisione per strangolamento e bruciamento del corpo al rogo”! La conferma che l’auspicato atteso “Messia” (il “Cristo” = l’“Unto”) ebraico è stato storicizzato ― personificandolo in Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) dai notabili del “movimento cristiano”, abili falsari, per necessità socio-politica di coesione delle masse indigenti ― si deduce anche dal fatto che tutti gli eminenti prelati i quali, fin dall’origine sono riusciti ad essere membri dell’alta gerarchia ecclesiastica, sono stati sempre a conoscenza dell’utilitaristica creazione politica della “favola di Gesù Cristo” tanto che persino il pontefice Leone X (1513-1521) «…In una lettera indirizzata al cardinale Bembo […] aveva lasciato intravedere con chiarezza il pensiero più intimo della Chiesa cattolica quando scrisse “Si sa da tempi remoti quanto ci sia stata utile la favola di Gesù Cristo”…» (cfr. Rodríguez P.: «Mentiras fundamentales de la Iglesia católica», Barcellona, 1997). Ormai è definitivamente dimostrata l’inesistenza storica di Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) come inequivocabilmente documentato nell’Art. LXXVII. LA STORIA DELLA “NON STORICITÀ” DI YESCHUAH BAR-YOSEF (GESÙ [IL “CRISTO”] FIGLIO DI GIUSEPPE) del sito www.fernandoliggio.org.
(4) A riguardo, si deve menzionare lo IOR, ossia “Istituto per le Opere di Religione” (!!), denominazione della principale Banca Vaticana, attraverso cui è avvenuta l’esportazione illecita di valuta dall’Italia all’estero, e che, tra l’altro, ha investito capitali nel Casinò di Monte Carlo, nell’industria di armi da fuoco Beretta, in un’industria canadese di contraccettivi orali, ecc. (cfr. Morgan-Witts M., Gordon.T.: «Dentro il Vaticano», Ed. it., Napoli, 1989). Inoltre, la Banca Vaticana, già trent’anni fa, gestiva un capitale lordo superiore a 1 miliardo di dollari tanto che «... I suoi profitti annuali, nel 1978, erano superiori a 120 milioni di dollari; per l’85 per cento erano appannaggio del papa che li adoperava come meglio credeva. I suoi conti correnti erano più di 11.000 […], solo 1.047 appartenevano agli ordini e agli istituti religiosi, 312 alle parrocchie e 290 alle diocesi. I rimanenti 9.351 erano di proprietà di diplomatici, prelati, e “cittadini privilegiati”; un cospicuo numero di appartenenti a quest’ultima categoria non erano neanche cittadini italiani. Quattro fra costoro erano Sindona [«…Paolo VI avrebbe definito Sindona, con il suo piano per moltiplicare i capitali vaticani così come Cristo aveva moltiplicato i pani e i pesci, “un uomo mandato da Dio”…» (cfr. Willey D. : «God’s Politician», London, 1992)], Calvi, Gelli ed Ortolani. Altri conti erano posseduti da importanti uomini politici di qualsiasi partito e da grandi industriali. Molti dei proprietari usavano le facilitazioni come un canale occulto attraverso cui esportare illegalmente valuta fuori dall’Italia. Qualsiasi deposito fatto non era soggetto a nessuna tassazione [si pensi come una nefanda religione possa contribuire a determinare il crollo economico di una nazione!]…» (cfr. Yallop D.: «In God’s name», London, 1984).
(5) Il “potere politico governativo” è, come il mitico “Cerbero”, un mostro con tre teste. Tali teste sono costituite da tre attive organizzazioni tra loro compiacenti: 1) l’“organizzazione criminale”, 2) l’“organizzazione governativa”, 3) l’“organizzazione religiosa”. L’organizzazione centrale, quella governativa, si sostiene necessariamente sull’appoggio delle altre due organizzazioni collaterali. Pertanto, l’“organizzazione governativa”, pur potenzialmente potendo con facilità sopprimere definitivamente le altre due, si limita ad ostentare un continuo esasperante controllo sulla prima (l’“organizzazione criminale”), mantenendone limitato il livello d’azione al grado della propria convenienza ed, a sua volta, accetta di subire un larvato controllo da parte della terza (l’“organizzazione religiosa”) al fine di garantirsi la protezione ed il tornaconto di altri notevoli vantaggi che, non a caso, finiscono sempre per risultare a discapito degli ignari governati!
(6) Come ben documentato da Deschner (1986-2000) «…Questo è il Dio che agisce sullo sfondo di tutta la storia del Cristianesimo, un Dio tirannico come nessun altro di quelli creati dalle religioni precedenti e caratterizzato da una crudeltà rimasta, anche in seguito, insuperata. E tuttavia, ancora oggi, gli uomini pretendono di credere in lui, di pregarlo, di morire per lui. È un Dio così assetato di sangue da spazzare via tutti gli altri […]. È un Dio schiumante di gelosia e di vendetta, che non ammette alcuna tolleranza, alcuna fede religiosa diversa…» (cfr. Deschner K.: «Kriminalgeschichte des Christentums», Reinbek bei Hamburg, 1986-2000). Tale “Dio-Padre”, nella Sacra Bibbia, si rivela così delinquente da ordinare l’esecuzione di molti assassini di massa con il seguente grido che farebbe impallidire il pù efferato dei dittatori umani: «…e\kasto" ei\cen taV skeuvn mhV th`" ejxoleqreuvsew" ejn ceiriV aujtou`. ajpokteivnate eij" ejxavleiyin presbuvteron kaiV vneanivskon kaiV parqevnon kaiV nhvpia kaiv gunai`ka" …» («…ciascuno abbia lo strumento distruttivo [= l’arma] nella propria mano. […] uccidete fino allo sterminio il vecchio ed il giovane e la giovane e il bambino e la donna…») (Ezechiele IX, 1-6)!
MIMETIZZATA
(www.fernandoliggio.org)
È storicamente ben documentato che dal V secolo in poi ― allorché il “Cristianesimo” riuscì a conquistare l’egemonia assoluta su tutti gli aspetti socio-culturali del vasto Impero Romano e ad istituzionalizzarsi come incontrastata religione ufficiale dello Stato [in ottemperanza all’“EDITTO DI TESSALONICA” promulgato il 27 febbraio del 380 ed, in pratica, reso esecutivo nel 391 per decreto dell’imperatore Teodosio I (378-392)] ― numerosi “Papi”, non solo si sono resi direttamente responsabili di orrende atrocità, ma hanno anche favorito ingenti azioni delittuose ed illegalità di ogni genere, tanto che Lord Acton (1960-1967) non ha esitato ad affermare che “I papi non furono soltanto assassini in grande stile, ma fecero dell’assassinio un fondamento legale della Chiesa cristiana ed una condizione per ottenere la salvezza” (cfr. Acton J.E. «Lectures on Modern History», London, 1960 e «Essays in the Liberal Interpretation of History», Chigago-London, 1967). A riguardo, è anche doveroso ricordare che non meno di 18 papi sono stati assassinati, la maggior parte dei quali per inequivocabile vantaggio dei rispettivi successori!
Il “Cristianesimo” (“Untianesimo” o “Messianesimo”) si origina con tutte le caratteristiche di un movimento settario (1) che si distacca bruscamente dall’affermata organizzazione religiosa giudaica. Infatti, il “Cristianesimo”, come si rileva dagli «Atti degli Apostoli», inizia con la tipica metodologia di reclutamento illegale e criminosa usando a scopo coercitivo tecniche suggestivo intimidatorie ― spesso con la coadiuvanza dell’uso di pericolose droghe ― abilmente usate dai capi organizzatori per raggirare gli ingenui nuovi adepti. A riguardo è significativo l’episodio, dettagliatamente descritto negli «Atti degli Apostoli» (IV 34-35 e V 1-11), in cui l’Apostolo Capo Simon Pietro ― a scopo intimidatorio verso tutta la primitiva comunità cristiana appena già denominata “Chiesa”― provoca la morte dei due anziani coniugi Anania e Saffia come esemplare punizione per essersi resi colpevoli di non aver versato alla costituenda comunità cristiana cosiddetta “Chiesa” l’intero ricavato dalla vendita di un loro podere, proprio allo stesso modo di come attualmente «si uccide uno spacciatore quando ha tenuto per sé una parte del guadagno» (Saviano, 2006) non consegnandolo tutto all’organizzazione criminale. Il relativo episodio è il seguente: «…o[soi gaVr kthv/tore" cwrivwn h[ oijkiw`n uJph`rcon, pwlou`nte" e[feron taV" timaV" tw`n pipraskomeVnwn kaiV ejtivqoun parav touV" povda" tw`n ajpostovlwn. […] !AnhVr dev ti" !AnaniVa" ojnoVmati suVn Sapfivrh/ th/` gunaikiV aujtou ejpwvlhsen kth`ma, kaiV ejnosfivsato ajpoV th`" timh`", suneiduivh" kaiV th`" gunaikov", kaiV ejnevgka" mevro" ti parav touv" povda" tw`n ajpostovlwn e[qhken. ei\pen deV oj Pevtro": Ajnaniva, diav tiv ejplhvrwsen oJ satana`" thvn kardivan sou, yeuvsasqaiv se toV pneu`ma toV a[gion kaiV nosofivsasqai ajpoV th`" timh`" tou` cwrivou; […] oujk ejyeuvsw ajntrwvpoi" ajllaV tw/` Qew/`. Ajkouvnon deV jAnaniva" touV" loVgou" touvtou" peswVn ejxevyuxen. kaiV ejgevneto fovbo" mevga" ejpiV pavnta" touv" ajouvonta". […]. jEgevneto deV wJ" wJrw`n triw`n diavsthma kaiV hJ gunhV aujtou` mhV eijdui`a tov gegonoV" eijsh`lqen. Ajpekriqh deV prov" aujthVn Pevro": eijpev moi, eij tosouvtou toV cwrivon ajpevdosqe; hJ deV ei\pen: naiv, tusouvtou. oJ deV proV" Pevtro" aujthvn: tiv o[ti sunefwnhvqh uJmi`n peiravsai toV pneu`ma Kurijou; ijdou oiJ povde" tw`n qayavntwn toVn a[ndra sou ejpiV th/` quvra/ xaiV ejxoivsousivn se. e[pesen deV paracrh` prov" touv" povda" aujtou` kaiVejxevyuxen: […]. kaiV ejgeVneto foVbo" meVga" ejf jo[lhn thVn ejkklhsivan kaiV e[piV pavnta" touV" ajkouovta" tau`ta...» («…infatti i possessori di campi o di case, dovevano venderli portando il denaro ricavato e deporlo ai piedi degli apostoli. […]. Ma un tale uomo chiamato Anania, d’accordo con Saffira sua moglie, vendette un terreno e trattenne nascostamente parte del prezzo del terreno, consapevole sua moglie, e presane la rimanenza la depose ai piedi degli apostoli. Ma Pietro gli disse: Anania, perché Satana si è impossessato del tuo cuore, da farti mentire al soffio [spirito] santo e trattenere per te parte del prezzo del terreno? […] non hai mentito agli uomini, ma a Dio. Anania udendo queste parole cadde e spirò. E grande paura si suscitò in tutti quelli che udirono ciò. […]. Quindi trascorse quasi tre ore dall’accaduto e la moglie sua che sconosceva quanto era accaduto, entrò. Ma, giunta presso di lui, Pietro le chiese: dimmi, avete venduto il terreno per quel prezzo? Ma lei rispose: infatti a tanto. Il Pietro così [rispose] a lei: perché vi siete accordati per ingannare l’animo del Padrone [il “Temuto (Elohên), Onnipotente (Sahddaj) Padrone (Adonaj) IL QUALE È (YHAWEH) in cielo (djvô = qeoV" = deus = dio)”]? Ecco presso la porta i passi di quelli che hanno sepolto tuo marito e porteranno via anche te. Istantaneamente lei cadde ai suoi piedi e spirò! […] ed una grande paura prese tutta la chiesa [la comunità] e tutti quelli che udirono ciò…») (2). Pertanto, non è da meravigliarsi se i gestori della “Chiesa cristiana-cattolica” siano stati, e permangono, fondamentalmente fautori di comportamenti illegali e, spesso, anche criminosi, poiché il loro vero “fine” è condizionare psicologicamente i propri fedeli con promesse di premi e minacce di castighi, continuando imperterriti a convincerli dell’esistenza di una originaria colpa collettiva e di colpe individuali da scontare. I Papi tuttora, coadiuvati da un efferato sistema gerarchico, continuano ad organizzare frequentemente immensi raduni di giovani, seguendo le tecniche proprie delle “ideologie totalitarie” (al pari del nazismo, del fascismo, ecc.). per accattivarsi le loro ingenue menti immature, pertanto facilmente condizionabili, allo scopo di garantirsi la continua sussistenza nel futuro. Con i Papi, l’ideologia del movimento cristiano ― divulgata fin dall’origine come fondata sulla bontà, umiltà, rassegnazione e perdono ― in pratica non ha tardato rivelarsi sempre più «…intollerante, implacabile e minacciosa contro tutti coloro che, in un modo o nell’altro, le si oppongono o che, più semplicemente, si rifiutano di accettarla…» (cfr. Ricca U.: «Processo alle religioni», Milano, 1979), tanto che la relativa adesione richiede ai fedeli una completa accettazione incondizionata di pratiche fino a poter implicare difficoltà nelle relazioni socio-ambientali laiche. D’altra parte, secondo Matteo (XII, 30) e Luca (XI, 23) Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe), spacciato per ispiratore del cristianesimo, avrebbe detto, con tipica mentalità paranoiacale, che “chi non è con lui è contro di lui”, per cui gli adepti al cristianesimo dovevano considerare come nemico chiunque non era cristiano. Ancora peggio, secondo Giovanni (XV, 6), Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) avrebbe affermato: “Se alcuno non rimane con me, sia gettato fuori come il sarmento e secchi, e si raccolga e si metta nel fuoco, e si bruci”! Si pensi alle conseguenze che questa affermazione ha avuto soprattutto nell’ambito della “Santa Inquisizione”! Questa posizione di forza che il cristianesimo assume contro tutto ciò che si oppone alla sua espansione appare particolarmente evidente nella lunga invettiva contro i farisei che Matteo (XXIII, da 1 a 38) pone in bocca a Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe). Poiché i farisei, costituendo la corrente politica di rivendicazione della nazione ebraica, come sottolinea Ricca (1979), «…vedevano, e a ragione, nel nascente cristianesimo un pericoloso movimento antinazionale che, dopo essersi appropriato del loro Messia, lo aveva svuotato di quel significato politico che era associato alla sua attesa. Al rifiuto dei farisei di accettare questa deformazione della loro religione, i compilatori dei Vangeli rispondono aggiungendo, all’appropriazione indebita, la diffamazione. […]. Se, nel[la] Genesi [del Vecchio Testamento], la ferocia è palese, nei documenti del Nuovo Testamento essa è mascherata da una patina di amorosa sollecitudine che consentirà alla Chiesa di spacciare le più nefande atrocità per opere di bene; i suoi sacerdoti poterono spingere il loro pietoso zelo fino a bruciare sul rogo (previa confisca dei beni) decine di migliaia di esseri umani, nel pio intento di salvare le loro anime…». L’ideologia del “Cristianesimo” (“Untianesimo” = “Messianesimo”) che, secondo i redattori dei Vangeli, sarebbe stata suscitata da Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe), indipendentemente dal fatto che egli, se fosse realmente esistito (3), dalla descrizione evangelica può essere considerato o come un astuto rivoluzionario o come un esaltato teomegalomane oppure come un semplice entusiasta carismatico desideroso di giustizia. Tale ideologia è stata subito carpita e sfruttata dalle classi dominanti, le quali avevano interesse a condizionare il popolo nello spirito di sottomissione servile, onde poter mantenere la loro impostazione feudale con la propria gerarchia imperniata su rigide normative per l’efficace controllo delle masse popolari. Infatti, le virtù e l’onestà, ostentate dal cristianesimo, consentivano ai ricchi detentori del potere di godere impunemente in apparente rettitudine il diritto dei relativi privilegi, in quanto esse, nel contempo, risultavano efficaci a persuadere i poveri a vivere con gioiosa rassegnazione nella propria miseria. Inoltre, è comprensibile che il “cristianesimo” abbia raccolto ampio consenso dall’apparato burocratico del potere in quanto si è dimostrato in grado di funzionare come valido strumento per controllare le masse popolari mediante l’irresistibile effetto psicologico derivante dalla pretesa investitura divina del potere, oltre che con l’offerta agli sfruttati della speranza di felicità eterna ultraterrena. L’organizzazione governativa continua a ritenere la religione come strumento fondamentale per il mantenimento del potere statale sul popolo. In ultima analisi, non vi è alcun dubbio che la “religione” non ha altro scopo che quello di consolidare gli interessi comuni tra i gestori dell’“organizzazione governativa” ed i gestori dell’“organizzazione religiosa” che continuano impunemente a rendersi responsabili di ogni genere di illegalità. I veri e propri comportamenti riprovevoli dei Papi si svilupparono nel IV secolo, allorché essi pretesero la prosternazione ed il baciamano dei fedeli, per inasprirsi progressivamente nei secoli successivi tanto che, come precisa Deschner (1962), «…Dal VII secolo […] entrarono nell’uso le incensazioni al Papa invece che all’imperatore. Nel Medioevo l’ambizione dei gerarchi cattolici divenne abnorme e, rimanendo tale, persino i Patti Lateranensi, stipulati nel 1929 fra l’Italia e Vaticano, contengono nell’art. 21 la frase seguente: “Tutti i Cardinali godono in Italia degli onori spettanti ai Principi di sangue”. La totale corruzione della Chiesa ebbe inizio col suo riconoscimento ufficiale sotto Costantino I [(306-337)] ed i suoi successori [in specie Teodosio I (378-392) e Teodosio II (401-450)]. Oggi ormai nessuno contesta il fatto che in quel tempo nella conversione al Cristianesimo era spesso decisivo l’opportunismo e che un’autentica esperienza interiore non era più la regola. […]. Alla completa mondializzazione della Chiesa contribuì l’afflusso della nobiltà, che dopo l’innalzamento del Cristianesimo a Religione di Stato ed il suo adeguamento totale ai rapporti sociali dominanti cominciò a diventare non solo cristiana, ma persino “clericale”, giacché il clero venne gratificato con privilegi di status sociale sempre più allettanti. La maggior parte dei Vescovi venne così a trovarsi in una situazione invidiabile e i rappresentanti più eminenti della Chiesa non furono per nulla inferiori ai gradi più elevati della burocrazia statale. Con Siricio (384-399), il “primo Papa”, le cui Decretali dell’anno 385 vennero composte direttamente secondo lo stile dei decreti imperiali, ascese forse per la prima volta al “soglio di Pietro” un rappresentante della nobiltà romana, o in ogni caso un suo candidato. Questo posto tanto ambito, che per altro Pietro non occupò mai, in seguito non fu mai più abbandonato […]! Nel V secolo le condizioni imposte alla provenienza del Clero crebbero ulteriormente: in una circolare ai Vescovi d’Italia, Leone I [440-461] criticò nel 443 la nomina di chierici non raccomandati da “una discendenza adeguata […]”. Le lettere di Papa Simmaco (498-514), dal quale nel 502 fu formulata la fatidica frase che il Papa non poteva essere giudicato da nessun uomo, esprimono un disprezzo quasi incredibile per il popolo, il quale, invece, guardava con venerazione alle sue guide spirituali, come gli Ebrei facevano nei confronti dell’aristocrazia religiosa dei Farisei, i quali, a loro volta, disprezzavano le masse, definendo i proletari “plebaglia” (“Amme-ha-arez”). […]. La Chiesa apprese presto dai Romani, facendo proprie parecchie delle loro istituzioni e dei loro principi giuridici. Già nel corso del II secolo sul modello delle assemblee provinciali romane si svilupparono Sinodi Provinciali e le Metropoli delle Province, nelle quali risiedeva il Metropolita in qualità di Arcivescovo della Provincia. Nel III secolo i Sinodi Provinciali si ampliarono diventando Concili, cioè Assemblee di Vescovi di più Province, e ben presto divenne l’organizzazione centrale e periferica e, sul costume romano, diede il titolo di Pontifex Maximus per il Papa, e l’abito dei Sacerdoti Pagani, la Stola. Quindi, costruì il Diritto Canonico secondo il modello romano e ricalcò l’assoluzione nella Confessione sul linguaggio delle formule tribunizie. Tutta la costituzione statuale romana, ormai in decadimento, si trasferì nella Chiesa. Ma la Chiesa legittimò al proprio interno soprattutto un’illimitata bramosia di potere: tutte le lotte della Curia con gli Imperatori non vertevano su questioni di fede, bensì di potere. Soltanto così poté soggiogare nel Medioevo l’intero Occidente, ottenendo talvolta anche quei poteri mondani tanto a lungo perseguiti. Sono più di dieci i casi in cui i Papi comminarono l’interdetto a Imperatori e Re, e non meno di sei Monarchi furono deposti o minacciati di deposizione. […]. Il Papato divenne un potentato mondiale. Gregorio VII [1073-1085], del quale l’Arcivescovo Liemar di Brema scrisse “Quest’uomo pericoloso si arroga il diritto di comandare ai Vescovi come fossero i suoi fattori”, verso la fine del XI secolo proclamò che “unicamente il papa è in grado di confermare o di contestare imperi, regni, ducati, contee e in genere i possedimenti di tutti gli uomini, di darli e di toglierli, e il tutto sulla base dei meriti di ciascuno”. […]. Insieme al re di Francia Filippo Augusto, Papa Innocenzo III [1198-1216] preparò l’invasione dell’Inghilterra, promettendo a tutti i partecipanti un’indulgenza plenaria [!!]; […]. Durante il suo Pontificato di diciotto anni spedì in tutto il mondo oltre cinquemila documenti ufficiali; i re di Francia e d’Inghilterra nonché l’imperatore tedesco Ottone IV furono scomunicati, e non si limitò ad aizzare la gente contro il Conte Raimondo di Tolosa, ma lasciò mano libera al popolo in modo che si appropriasse della sua terra, in quanto contaminata dall’eresia [!!]. […]. La tendenza universalistica e totalitaria guida ancora oggi i capi della Chiesa: il fine, ora come allora, è il dominio del mondo. Soltanto con questa finalità la Chiesa poteva, fin dalla fine dell’età antica, continuare l’Impero Romano: infatti, essa fu dapprima una sorta di Stato nello Stato, poi si fece Stato essa stessa, come mostra chiaramente il trapasso al Papa della denominazione di Vicarium Christi, cioè “Rappresentante” di Cristo in terra, attribuito in un primo tempo solo all’imperatore, mentre il Papa aveva quello di Vicarius Petri; ma quando l’impero crollò, la Chiesa subentrò al suo posto, Il Papa divenne, come già l’Imperatore, Vicarius Christi. […]. Com’è strano Gesù [se fosse realmente esistito] con la sua buona novella di fronte alla realtà di questi gerarchi con le loro pretese d’essere Vicari Christi! Come stridono le loro lussuose dimore e le loro corti quasi orientali con le parole che avrebbe pronunziato Gesù: “Le volpi hanno le tane e gli uccelli del cielo il loro nido; e il Figlio dell’uomo non ha nemmeno dove posare il suo capo” Mt. VIII, 20). Com’è singolare la loro secolare cupidigia di ricchezze sempre maggiori alla luce dell’esortazione “Va’, vendi ciò che possiedi e dallo ai poveri” (Mc. X, 21). Com’è strana la loro ferma esaltazione di ogni elezione episcopale, di ogni onorificenza, di ogni dispensa o di ogni decisione promulgata, alla luce dell’ordine che avrebbe impartito Gesù ai Discepoli “Lo avete ricevuto gratuitamente, e gratuitamente dovete dispensarlo” (Mt. X, 8). Com’è strana questa loro usanza di farsi chiamare Padri Santi e Santissimi, a fronte dell’ammonimento “Sulla terra nessuno chiamerete Padre, perché uno solo è il vostro Padre, quello che è nei cieli” (Mt. XXIII, 10). Com’è singolare la continua riaffermazione della loro superiorità sugli altri Vescovi, anzi, su tutti i potenti del mondo, accanto al motto “Se uno vorrà essere il primo, allora sia l’ultimo di tutti e di tutti il servitore” (Mc. IX, 35). Come sono strane le loro millenarie scomuniche, che hanno colpito anche i cristiani più sinceri, di fronte al comandamento “Non giudicate e non sarete giudicati” (Mt. VII, 1). Come sono strane le loro esecuzioni di eretici, i loro roghi di streghe, le persecuzioni antisemite, le guerre di religione a fronte dell’insegnamento di Gesù “Amate i vostri nemici, beneficate chi vi odia, benificate chi vi maledice, pregate per chi vi schernisce” (Lc. VI, 27). […]. A prescindere poi dal fatto che Pietro sia stato a Roma o no, è certo che non ha mai occupato la cathedra Petri. Si tratta di uno dei falsi più vistosi della Chiesa cattolica, la quale spaccia Pietro come primo Papa insediato da Gesù e, di conseguenza, il dominio ereditario assoluto sulla Chiesa dei suoi successori. Sul fondamento di questa sua invenzione i Vescovi di Roma s’arrogano il potere e il diritto assoluti di decidere a piacimento di qualsivoglia questione di fede. In verità, il dogma dell’episcopato universale del Vescovo di Roma e dell’infallibilità in materia di fede venne proclamato solo nel Concilio Vaticano del 1870 […]. Pietro non fu né il primo Vescovo di una presunta successione apostolica né, tanto meno, il primo Papa. Proprio a Roma la carica episcopale monarchica si impose piuttosto tardi, nella quarta o quinta generazione cristiana, e in ogni caso allora, verso la metà del II secolo, nessun membro della Comunità era al corrente della sua istituzione da parte di Pietro, se è vero com’è vero che ancora alla fine del secolo a Roma egli non veniva posto nel novero dei Vescovi. Ma verso la metà del IV secolo si affermò che era stato Vescovo di Roma per venticinque anni. E oggi un bestseller cristiano, diffuso in tutto il mondo, sostiene che saremmo in possesso di tavole votive e di monete con l’iscrizione di “San Pietro, prega per noi”, risalenti al I secolo: è una pura e semplice invenzione. […]. L’evoluzione linguistica del titolo segue di pari passo quella della Chiesa e mostra altresì come il Vescovo romano divenne una specie di sovrano assoluto da primus inter pares quale era. Il termine Papa (papa = padre), titolo onorifico di tutti i Vescovi a partire dal III secolo, restò in uso sino alla fine del primo millennio. Per distinguere il “Papa” dagli altri “Papi” fin dal V secolo si usò solitamente l’espressione “Papa della città di Roma” oppure “Papa della Città eterna” o ancora “Papa romano”. Poi però si cominciò ad attribuire al “luogotenente di Pietro” ― locuzione coniata soltanto nel V secolo ― il predicato di Papa senz’altri attributi, che le stesse autorità ecclesiastiche romane, per altro, usarono piuttosto raramente fino al VII secolo. Cominciarono ad autodefinirsi regolarmente così solo alla fine dell’VIII secolo, e con l’inizio del secondo millennio il termine “Papa” diventò prerogativa esclusiva del Vescovo di Roma: Gregorio VII [1073-1085] nel suo Dictatus Papae sostenne con parole altisonanti che il titolo di Papa era unico e che perciò doveva essere esclusivo del Pontefice romano. In realtà esso fu caratteristico dei Vescovi per parecchi secoli e il Patriarca di Alessandria ancora oggi si fregia del titolo ufficiale di “Papa”. La Chiesa Cattolica utilizza la finzione della tradizione apostolica e del primato petrino per poter legittimare la politica imperialista dei Papi, ignorando però che la parola d’ordine di Gesù [secondo gli interessati redattori dei Vangeli] non fu “dominare”, bensì “servire”, e che tale concetto caratterizzò tutta la predicazione, la quale, d’altra parte, è in contrasto stridente con l’intera prassi del papato. Ma i Papi non si limitarono a giustificare le pretese di primato servendosi del passo spurio di Mt. (XVI, 18), ma agitarono anche […] tutta una messe sterminata di documenti falsi, come le Decretali pseudocirilliche e pseudoisidoriane, di centinaia di epistole papali fasulle, di decreti conciliari e del Constitutum Silvestri: solo questo libercolo fu per il Papa più utile di dieci diplomi imperiali. Costituisce una delle pagine più oscure della Chiesa cattolica romana il fatto che i Papi non rinunciarono all’accrescimento del loro potere nemmeno quando era diventato chiaro a tutto il mondo ― compreso quello cattolico ― che esso era dovuto in misura non secondaria anche a queste falsificazioni. […]. Il soddisfacimento della loro ambizione fu pagata a caro prezzo dai “luogotenenti di Cristo”: dopo una prima scissione temporanea (486-519), nel 1054 tutta la Chiesa cristiana d’Oriente si separò definitivamente da Roma. E dopo il Concilio Vaticano I (1869-70), che aveva proclamato la sua infallibilità, non appena il Papa si mise a parlare ex cathedra, com’è noto, si allontanò dalla Curia anche il grosso dei Cattolici tradizionalisti, dopo che già nel 1702 la Chiesa di Utrecht si era rifiutata di seguire i Papi, non riconoscendo la loro “infallibilità”. Non è molto conosciuto il fatto che il dogma dell’infallibilità proclamato nel Concilio Vaticano I (1869-70) originariamente non doveva essere oggetto delle discussioni conciliari; le rimostranze dei rappresentanti dell’opposizione episcopale furono vane: inutilmente fecero presenti gli errori dogmatici dei Papi precedenti, inutilmente evocarono la reazione negativa della Chiesa d’Oriente e soprattutto del Protestantesimo all’annuncio di un siffatto dogma, inutilmente il Vescovo Ketteler si gettò ai piedi del Papa, scongiurandolo fra le lacrime: “Buon padre, salvateci e salvate la Chiesa di Dio!”. Il Pontefice [Pio IX (1846-1878)] favorì apertamente i sostenitori della dottrina papalistica […] e alla fine l’opposizione […] venne sconfitta. Nel gennaio del 1870 i Vescovi contrari alla discussione del problema dell’infallibilità erano ancora 136, ma a poco a poco l’opposizione svanì: nella votazione segreta 451 partecipanti furono favorevoli, 88 contrari e 62 proposero emendamenti. Gli oppositori lasciarono Roma ancora prima della votazione pubblica nella Basilica di S. Pietro, per evitare di porsi in aperto contrasto col Papa, ma dopo l’approvazione accettarono il nuovo dogma…» (cfr. Deschner K.: «Abermals krähte der Hahn. Eine kritiske Kirchengeschichte», Hamburg, 1962), evidentemente, perché faceva loro comodo, per continuare ad ingannare e sfruttare le masse dei fedeli sprovveduti e continuare ad alimentare la loro potente organizzazione politico-capitalistica internazionale! Infatti, se si considerano le enormi somme di capitali movimentate dalle banche di proprietà del “Vaticano” (lo Stato della “Chiesa Cattolica”, chiesa di una religione che pretende di costituire uno stato!) (4) ― la cui polimorfa attività verte in notevoli operazioni finanziarie internazionali, nel controllo e nella diretta gestione delle organizzazioni devolute alla raccolta dei fondi per le popolazioni sottosviluppate, in ingenti investimenti patrimoniali nell’acquisto di beni immobili, nelle recenti vistose campagne pubblicitarie promosse dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ecc. ― si deduce che esso è, in realtà, una potente azienda multinazionale tesa ad accumulare ricchezza e capace di condizionare il mercato in ogni paese del mondo! Ciò fa riflettere sulla concretezza della “carità” cristiana sciorinata dalla Chiesa Cattolica poiché tale “carità”, come hanno ben evidenziato Manacorda e Franzoni (1999), «…è quella “carità solidale” che non serve a mutare, ma a conservare i ricchi e i poveri nelle strutture sociali esistenti e a far guadagnare ai ricchi la riconoscenza dei poveri […]. Che, peraltro, lo ha fatto sempre grazie agli aiuti pubblici e privati, dello Stato e degli individui; mai, che si sappia, spogliando le sue ricchissime chiese. È dunque questa la solidarietà della Chiesa? Le parole suonano belle, ma dove sono i fatti? In realtà, questa solidarietà tra diversi ― ricchi e poveri ― destinati a restare tali per sempre in una società mondiale naturaliter divisa tra zone di opulenza e zone di miseria, ad altro non serve che a conservare questa divisione, di cui non si prospetta in alcun modo la fine. Come la divisione, per mantenersi ha bisogno di solidarietà tra i diversi, così la solidarietà, per giustificarsi, ha bisogno della divisione. Alla conservazione di questa diversità “solidale” tra ricchi e poveri serve anche la divisione tra clero e laici, […] tra una parte, il clero, opulenta di ricchezze […] e l’altra parte, la grande maggioranza degli uomini, incapace di distinguere il bene dal male. L’enciclica sullo Spirito e quella sulla società si danno così la mano, ribadendo la divisione tra chi possiede la ricchezza, materiale e spirituale, e chi non possiede né l’una né l’altra…» (cfr. Manacorda M.A., Franzoni G.: «Le ombre di Wojtyla», Roma, 1999). È esemplare il fatto che il Papa Eugenio Pacelli (Pio XII) sia morto (1958) «…con un patrimonio di 80 milioni di marchi [equivalenti a circa 500 milioni di euro attuali (anno 2006)] in oro ed i suoi tre nipoti ne hanno accumulati 120 [equivalenti a circa 750 milioni di euro attuali (anno 2006)] nei diciannove anni (1939-1958) di papato dello zio…» (cfr. Deschner K.: «Ein Jahrhundert Heilsgeschichte. Die Politik der Päpste im Zeitalter der Weltkriege: von Pius XII», Band II, Reimbek bei Hamburg, 1983). Inoltre, la Chiesa Cattolica, pur di ricavare denaro, non si fa scrupolo nell’organizzare truffe come quella della “benedizione per posta”, avvallata dal pontefice Paolo VI (1963-1978), consistente nel fare la relativa richiesta, tramite posta, all’elemosiniere del Vaticano per ricevere a domicilio la benedizione apostolica, al prezzo di 2.000 lire degli anni settanta [equivalenti a 20 euro attuali (2006)] se desiderata su carta semplice, e di ben 30.000 lire degli anni settanta [equivalenti a 300 euro attuali (2006)] se desiderata su pergamena (cfr. Rendina C.: «I Papi, storia e segreti», Roma, 2001)! Si è sempre ostacolato far conoscere l’immensa ricchezza che possiede la “Santa Sede” poiché, come attesta Nichols (1968), «…o il patrimonio del Vaticano è così vasto che è meglio non farlo conoscere per non rendere i fedeli meno disposti a soccorrere la Chiesa, o è investito in settori dell’attività economica (particolarmente in Italia) che sanno troppo di speculazione pura e, forse, anche di equivoco sfruttamento. […] l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica […] è il primo dei principali enti finanziario-amministrativi che siano stati istituiti […]. Il papato sa […] che cosa significhi possedere grandi patrimoni. […]. Un’abile gestione di questo capitale di base ha fatto del Vaticano una delle massime potenze finanziarie mondiali. Non si pubblicano mai bilanci; non si danno mai indicazioni dirette circa gli investimenti…» (cfr. Nichols P.: «The Politics of the Vatican», London, 1968). Pertanto, il “Vaticano” si configura come sede centrale di un’organizzazione criminale legalizzata e ben protetta dall’efficacissima copertura mimetica, costituita dall’ostentamento di azioni benefiche, abilmente intessuta e continuamente rinforzata dal “potere politico governativo” (5).
Da quanto premesso, si deve dare atto all’eminente magistrato LUIGI TOSTI il quale, con il coraggio che lo accomuna ai veri benefattori dell’umanità, ha messo efficacemente in evidenza come il “crocifisso” ― che continua ad essere spudoratamente appeso, senza alcun ritegno, nelle pareti delle aule scolastiche, dei tribunali, ecc. ― non è altro che «…il “vessillo” della più grande associazione per delinquere e della più grande banda di falsari della storia del Pianeta, la Chiesa Cattolica, che si è resa autrice, nell’arco di circa 1.800 anni, dei più efferati crimini contro l’umanità, condividendoli di papa in papa, senza manifestare alcun moto di resipiscenza e/o di pentimento. La storia del “crocifisso” gronda di sangue, di genocidi, di assassini, di torture, di criminale inquisizione, di criminali crociate, di criminale razzismo, di criminali roghi contro eretici e streghe, di criminale schiavismo, di superstizione, di criminale discriminazione e persecuzione razziale, di criminale shoà, di criminali rapimenti di bambini ebrei, di criminali genocidi dei nativi americani, di criminali confische, di disprezzo e di discriminazione delle donne e degli omosessuali, di omofobia, di sessuofobia patologica, di intolleranza, di oscurantismo, di violazione e prevaricazione dei più elementari diritti politici ed umani di eguaglianza, di libertà di opinione, di libertà di pensiero, di libertà di religione e di libertà di scienza e ricerca, di omertosa e criminale copertura dei preti pedofili [cfr. Liggio F.: «Papi Scellerati. Pedofilia, omosessualità e crimini del Clero Cattolico», Editrice Clinamen, Firenze, 2009], di false natività di Gesù Cristo, di falsificazioni di donazioni costantiniane, di falsificazioni e taroccamenti di scritture sacre, di false creazioni, di false reliquie, di falsi Cristi, di falsi “figli” di Dio, di false resurrezioni, di falsi prepuzi di Gesù Cristo (ben 13!) [in verità Nicole Hermann-Mascard, famosa esperta di reliquie, ne ha rintracciati nella sola Francia in “una settantina di santuari”!], [di falsi ombelichi di Gesù due sono venerati in Francia, a Chalons ed a Lucques , ed uno in Italia, a Roma, nella Chiesa di S. Maria del Popolo dove vi sarebbe pervenuto cadendo dal cielo!], di “sangue di San Gennaro”, di falsi veli della Madonna, [di false mutande della Madonna], di false apparizioni della Madonna, di false Madonne che lacrimano sangue, di false ostie che si tramutano in fiorentine al sangue, di false case della Madonna di Loreto, di falsi chiodi della croce di Gesù [esibiti con ingenti introiti: nella sola Italia attualmente se ne contano numerosi distribuiti in varie città (Ancona, Catania, Milano, Napoli, Milano, Roma, Venezia, ecc.)!], di falsi legni della croce di Gesù [se ne contano numerosissimi distribuite in tantissime località!], di false lance di Loncino (Heilige Lanze) venerate dal cattolico Hitler, di false sindoni [oltre quella di Torino ne sono note una quarantina (cfr. Stornaiolo U.: «Storia laica del Cristianesimo», Calvizano, 1995)!], di false Veroniche, di falsi miracoli, di falsi esorcismi, di false stigmate, di false transustanziazioni, di impostori Padri Pii santificati, di falsi paradisi, di falsi purgatori, di falsi limbi, di falsi demoni, di falsi angeli, di falsi arcangeli, di falsi cherubini, di falsi serafini, di falsi troni, di falsi indemoniati, di truffe, di costante abuso della credulità popolare a fini speculativi, di truffaldine messe gregoriane, di mercimonio di indulgenze, di truffaldine vendite di medaglie “miracolose”, di bolle di componenda, di illeciti finanziari, di accumulazione parassitaria di ricchezze ingenti e scandalose e di altre assurdità. Esporre nelle aule giudiziarie il “crocifisso”, dunque, significa condividere tutti questi crimini ed identificarsi con la storia criminale della Chiesa Cattolica, offendendo la dignità di chi crede REALMENTE nei valori della tolleranza, dell’eguaglianza e del rispetto dei diritti umani ma, soprattutto offendendo ed oltraggiando la memoria delle centinaia di milioni di esseri mani che “in nome di quel simbolo” sono stati assassinati, torturati, sbudellati, incarcerati, discriminati, inquisiti, ghettizzati, prevaricati, abbindolati, truffati, vilipesi ed emarginati dalla Chiesa Cattolica…» (Tosti L.: «Richiesta di rinvio dell’udienza di discussione del ricorso R.G. N. 03482400-07», il 18/11/2008).
In definitiva, da quanto esposto, si deduce che è dovere morale esigere l’immediata rimozione da qualsiasi locale pubblico dell’orribile simbolo altamente diseducativo ― costituito dal “crocifisso” ― distintivo della più nefanda religione che ha come oggetto fondamentale di culto l’accoppiata “Dio-Padre sadico” (crudele torturatore dei trasgressori delle sue proibizioni con il fuoco eterno!) (6) e “Dio-Figlio masochista” (il quale si sottopone con voluttà alle atroci sofferenze impostogli dal sadico “Dio-Padre” per riscattare le trasgressioni degli esseri umani che, comunque, saranno eternamente torturati dopo la morte e la successiva resurrezione!), religione che insegna a lodare e venerare un tal complesso sado-masochistico assimilabile a quello che costituisce la più grave perversità nell’ambito della psicopatologia sessuale! Non si può assolutamente continuare ad essere talmente ingenui da lasciarsi condizionare dai gestori di un’illogica religione, i quali inducono a credere ad una serie di evidenti assurdità onde conservare i loro privilegi di potere sulle masse!
NOTE
(1) L’aggettivo “settario”, derivato dal verbo passivo latino “sequor, secutus sum, sequi” (“seguire”, “andare dietro”, “essere trascinato”, ecc.), è usato per qualificare un’associazione minoritaria di adepti che si distacca da una confessione religiosa predominante già affermata e che inizialmente tende ad assumere caratteristiche criminali a seconda della disponibilità al proselitismo in cui degli organizzatori carismatici attuano nei confronti degli adepti una graduale manipolazione al fine di farsi attribuire capacità soprannaturali e farsi venerare come portatori di “salvezza”. I membri si convincono di divenire essi stessi apportatori di “salvezza” per l’intera umanità nonostante siano sottoposti ad assurdi rituali ed a disciplina estenuante. Essi finiscono per ridurre i contatti sociali con amici, conoscenti e parenti, tuttavia fanno pressione verso di loro per cercare di convertirli con la distribuzione di opuscoli, di manifestazioni missionarie, ecc. Ma ben presto gli adepti vengono costretti a versare dei contributi poiché il raggiungimento della salvezza viene fatto dipendere da costi sempre crescenti, tanto che i membri sono esortati a mendicare ed a chiedere continuamente dei contributi, dopo essere stati obbligati a consegnare ai gestori tutto il loro patrimonio, proprio come veniva fatto con le prime reclute del “cristianesimo” esordiente. Chi tenta di sciogliersi dal movimento settario è minacciato di severe punizioni divine ed anche sottoposto a violenze corporali di ogni genere fino anche all’uccisione.
(2) Tale episodio, con molta probabilità, è stato inventato dal redattore degli “Atti” a scopo intimidatorio per scoraggiare i successivi adepti a trattenere per se parte dei loro beni e non consegnarli tutti agli organizzatori della comunità settaria. Tuttavia, non si può escludere, se l’episodio si fosse realmente verificato, che i poveri coniugi Anania e Zaffira siano stati costretti ad assumere una pozione velenosa prima di essere pubblicamente interrogati, poiché si credeva che se l’individuo era innocente sopravviveva e doveva essere assolto (cfr., ad esempio. “Protovangelo di Giacomo” XVI, 1-3; “Pseudo Matteo” XII, 1-5; ecc.)!
(3) La mancanza di riferimenti concernenti il personaggio Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) nei testi non contraffatti degli storici dell’epoca e le sorprendenti notevoli contraddizioni riscontrabili nelle narrazioni evangeliche hanno da tempo convinto gli studiosi più esperti a dover negare la reale sua esistenza storica. Il primo di questi fu, senz’altro, Etienne Dolet (1509-1546) il quale, per avere sostenuto che “Gesù-Cristo” è “un’entità inventata come testimoniano numerose contraddizioni ed omissioni”, è stato fatto bruciare vivo a Lione dal Papa Paolo III (1534-1549), con sentenza del tribunale della “Santa Inquisizione”, insieme con i suoi libri, e la sua famiglia è stata lasciata priva di mezzi. Lucilio Vanini (1585-1619), precursore in assoluto di Charles Darwin (1809-1882) essendo stato il primo ad ipotizzare che gli uomini e le scimmie siano potute discendere da un unico progenitore comune, per aver sostenuto che la figura di Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) è un invenzione dei fondatori del “cristianesimo” (“untianesimo” = “messianesimo”) (cfr. Vanini G.C. [Giulio Cesare usato come peseudonimo di Lucillo]: «Amphitheatrum aeterne Providentiae Divino-Magicum», Lione 1615; «De amirandis naturae reginae deaeque mortalium arcanis», Paris, 1616; ecc.), è stato fatto arrestare a Tolosa sotto il papato del Pontefice Paolo V (1605-1621) e condannare dal tribunale della “Santa Inquisizione” al “taglio della lingua, seguito da uccisione per strangolamento e bruciamento del corpo al rogo”! La conferma che l’auspicato atteso “Messia” (il “Cristo” = l’“Unto”) ebraico è stato storicizzato ― personificandolo in Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) dai notabili del “movimento cristiano”, abili falsari, per necessità socio-politica di coesione delle masse indigenti ― si deduce anche dal fatto che tutti gli eminenti prelati i quali, fin dall’origine sono riusciti ad essere membri dell’alta gerarchia ecclesiastica, sono stati sempre a conoscenza dell’utilitaristica creazione politica della “favola di Gesù Cristo” tanto che persino il pontefice Leone X (1513-1521) «…In una lettera indirizzata al cardinale Bembo […] aveva lasciato intravedere con chiarezza il pensiero più intimo della Chiesa cattolica quando scrisse “Si sa da tempi remoti quanto ci sia stata utile la favola di Gesù Cristo”…» (cfr. Rodríguez P.: «Mentiras fundamentales de la Iglesia católica», Barcellona, 1997). Ormai è definitivamente dimostrata l’inesistenza storica di Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) come inequivocabilmente documentato nell’Art. LXXVII. LA STORIA DELLA “NON STORICITÀ” DI YESCHUAH BAR-YOSEF (GESÙ [IL “CRISTO”] FIGLIO DI GIUSEPPE) del sito www.fernandoliggio.org.
(4) A riguardo, si deve menzionare lo IOR, ossia “Istituto per le Opere di Religione” (!!), denominazione della principale Banca Vaticana, attraverso cui è avvenuta l’esportazione illecita di valuta dall’Italia all’estero, e che, tra l’altro, ha investito capitali nel Casinò di Monte Carlo, nell’industria di armi da fuoco Beretta, in un’industria canadese di contraccettivi orali, ecc. (cfr. Morgan-Witts M., Gordon.T.: «Dentro il Vaticano», Ed. it., Napoli, 1989). Inoltre, la Banca Vaticana, già trent’anni fa, gestiva un capitale lordo superiore a 1 miliardo di dollari tanto che «... I suoi profitti annuali, nel 1978, erano superiori a 120 milioni di dollari; per l’85 per cento erano appannaggio del papa che li adoperava come meglio credeva. I suoi conti correnti erano più di 11.000 […], solo 1.047 appartenevano agli ordini e agli istituti religiosi, 312 alle parrocchie e 290 alle diocesi. I rimanenti 9.351 erano di proprietà di diplomatici, prelati, e “cittadini privilegiati”; un cospicuo numero di appartenenti a quest’ultima categoria non erano neanche cittadini italiani. Quattro fra costoro erano Sindona [«…Paolo VI avrebbe definito Sindona, con il suo piano per moltiplicare i capitali vaticani così come Cristo aveva moltiplicato i pani e i pesci, “un uomo mandato da Dio”…» (cfr. Willey D. : «God’s Politician», London, 1992)], Calvi, Gelli ed Ortolani. Altri conti erano posseduti da importanti uomini politici di qualsiasi partito e da grandi industriali. Molti dei proprietari usavano le facilitazioni come un canale occulto attraverso cui esportare illegalmente valuta fuori dall’Italia. Qualsiasi deposito fatto non era soggetto a nessuna tassazione [si pensi come una nefanda religione possa contribuire a determinare il crollo economico di una nazione!]…» (cfr. Yallop D.: «In God’s name», London, 1984).
(5) Il “potere politico governativo” è, come il mitico “Cerbero”, un mostro con tre teste. Tali teste sono costituite da tre attive organizzazioni tra loro compiacenti: 1) l’“organizzazione criminale”, 2) l’“organizzazione governativa”, 3) l’“organizzazione religiosa”. L’organizzazione centrale, quella governativa, si sostiene necessariamente sull’appoggio delle altre due organizzazioni collaterali. Pertanto, l’“organizzazione governativa”, pur potenzialmente potendo con facilità sopprimere definitivamente le altre due, si limita ad ostentare un continuo esasperante controllo sulla prima (l’“organizzazione criminale”), mantenendone limitato il livello d’azione al grado della propria convenienza ed, a sua volta, accetta di subire un larvato controllo da parte della terza (l’“organizzazione religiosa”) al fine di garantirsi la protezione ed il tornaconto di altri notevoli vantaggi che, non a caso, finiscono sempre per risultare a discapito degli ignari governati!
(6) Come ben documentato da Deschner (1986-2000) «…Questo è il Dio che agisce sullo sfondo di tutta la storia del Cristianesimo, un Dio tirannico come nessun altro di quelli creati dalle religioni precedenti e caratterizzato da una crudeltà rimasta, anche in seguito, insuperata. E tuttavia, ancora oggi, gli uomini pretendono di credere in lui, di pregarlo, di morire per lui. È un Dio così assetato di sangue da spazzare via tutti gli altri […]. È un Dio schiumante di gelosia e di vendetta, che non ammette alcuna tolleranza, alcuna fede religiosa diversa…» (cfr. Deschner K.: «Kriminalgeschichte des Christentums», Reinbek bei Hamburg, 1986-2000). Tale “Dio-Padre”, nella Sacra Bibbia, si rivela così delinquente da ordinare l’esecuzione di molti assassini di massa con il seguente grido che farebbe impallidire il pù efferato dei dittatori umani: «…e\kasto" ei\cen taV skeuvn mhV th`" ejxoleqreuvsew" ejn ceiriV aujtou`. ajpokteivnate eij" ejxavleiyin presbuvteron kaiV vneanivskon kaiV parqevnon kaiV nhvpia kaiv gunai`ka" …» («…ciascuno abbia lo strumento distruttivo [= l’arma] nella propria mano. […] uccidete fino allo sterminio il vecchio ed il giovane e la giovane e il bambino e la donna…») (Ezechiele IX, 1-6)!
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